L’istantanea di Antonello Caporale
Scusate, ci eravamo sbagliati. La Tav Torino-Lione non è più l’anello strategico mancante all’Europa,
non trasporterà più i quindici milioni di tonnellate di merci su ferro
previsti per il 2035. Le previsioni erano un tantino gonfiate vero, ma
immaginate “in assoluta buona fede”. C’è stata la crisi economica
– e chi mai la poteva prevedere? – e insomma, dovremmo ripensare,
rivalutare, ridefinire il progetto.
Leggere il documento
dell’Osservatorio della Presidenza del Consiglio sulla montagna di balle
che ha permesso lo spreco della montagna di soldi destinati a bucare le
montagne piemontesi è assai istruttivo. Definisce in modo inconfutabile
l’estremismo dei cosiddetti moderati e la ragionevolezza, il buon senso
di chi si opponeva, con le armi della verità, a un’opera inutile,
costosa e, come si vede, del tutto fuori tempo e fuori luogo.
“Ce lo chiede l’Europa”. Ricordate il leit motiv col quale vari ministri facinorosi, di centrodestra e di centrosinistra, hanno confermato oltre ogni ragionevole dubbio la necessità di fare e basta, in nome della modernità.
E adesso? Adesso si va avanti, nella certezza che l’opera è sì inutile e
costosa ma va portata a termine. Faremo dopo – tra qualche anno – il
conto dello spreco. Di quel che si è tolto dalle tasche
di coloro che forse avrebbero avuto diritto a qualche soldo e di ciò
che si è messo nelle tasche di coloro che non lo meritavano. Del resto è
questo l’abc del buongoverno.
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