Un libro di Roberto Ciccarelli ('Derive Approdi') indaga su questo 'fantasma' dell'era moderna digitalizzata...
Il concetto del 'lavoro' oggi è totalizzante.
Eppure la 'forza lavoro' è invisibile. Inghiottita dalla precarietà,
asfaltata dal vuoto di rappresentanza, rimossa dalle frustrazioni
politiche, 'Forza lavoro', questa sconosciuta, è il tema e titolo del
libro di Roberto Ciccarelli (Derive Approdi).
Una
riflessione sul 'lato oscuro della rivoluzione digitale' che
naturalmente rispolvera Marx per ripassare nozioni che nel dibattito
pubblico vengono di solito relegate al passato, ma che possono essere
utili a
far riemergere ciò che comunque, nonostante la digitalizzazione,
muove il mondo: l'uomo e la sua 'forza lavoro'.
"Sembra
che il lavoro si produca da solo - scrive l'autore presentando il testo
- le merci appaiano misteriosamente nelle nostre case, il denaro sia
l'incarnazione della volontà matematica di un algoritmo di un algoritmo.
Al lavoratore, che pure lavora, si dice che la sua attività non ha un
significato oltre la mera esecuzione". E invece?
E
invece, malgrado sia sempre meno garantito, il lavoratore c'è.
Nonostante la galoppante automazione, il motore del mondo continua a
essere lui: a meno che non vogliamo arrenderci ai robot. Proprio per
escludere questa ipotesi, l'analisi di Ciccarelli va a rinfrescare
concetti che la modernità confina nella filosofia separata dalla realtà,
li riporta nell'attualità per provare ad riscoprire il "rapporto
politico" insito nel concetto di forza lavoro. Solo intendendosi così,
infatti, la 'forza lavoro' può scoprire la propria potenza e metterla in
azione. Potenza, "Arbeitsvermogen", ovvero "'capacità di lavoro',
potere di fare qualcosa. In 'Vermogen' - scrive l'autore - Marx
individua una potenzialità, o dynamis, il principio del movimento o di
qualsiasi cambiamento in un altro essere".
Dal
rapporto di lavoro subordinato, il testo viviseziona le nuove forme del
lavoro moderno: quello autonomo, il freelance, le start up, la sharing
economy e le sue ambivalenze. E in generale scava dentro la rivoluzione
digitale che "potenzia oltre modo la sensazione di sovranità", alimenta
"l'impressione che il mondo si muova in base alle scelte di un
individuo", spinge a cercare il "contatto permanente con un supporto che
non permette di vedere il lavoro degli altri e lo trasforma in un
servizio personalizzato".
Il
lavoro e la sua forza così scompaiono. Soluzioni? "La vita resta aperta
a ogni determinazione, anche quando sembra non averne più nessuna in
una rivoluzione digitale che ambisce a ridurre l'imprevisto a
un'automazione - conclude Ciccarelli - Non sappiamo mai quale sia la
potenza, come si acquisisce, dove cercarla. E tuttavia questa potenza è
all'opera, altrimenti noi stessi non saremmo in vita. Se non ci
sforziamo di diventare attivi, non lo sapremo mai".
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