Mauro Armanino Missionario, dottore in antropologia culturale ed etnologia
Lo spettro che ossessiona il mondo, diverso da quello di Marx e Engels del Manifesto, è oggi quello rappresentato dai migranti. Non si spiegherebbe che, persino il compassato Osservatore Romano, scriva sulle non-persone s-comparse nel Mediterraneo. Si, comparse con una S davanti alla tomba fatta d’acqua e di sale. La frontiera più mortale del mondo è alle porte del Sahel e del Mare Nostro, una sponda che ne unisce un’altra, dalla sabbia del deserto a quella del mare.
Tra il 2016 e il 2017 i morti, hanno superato il numero di dodicimila. Proviamo ad aggiungere gli altri s-comparsi nel deserto o nei campi di detenzione ed eliminazione e avremo la cifra di una guerra che di silenzioso ha solo la viltà della codardia.
Quest’ultima imprime le medesime politiche negli Emirati Uniti e nel Sudafrica dello scomparso e tradito Mandela. Gli eritrei sono venduti da Israele e forse esportati nel Rwanda del dittatore Kagame, attuale presidente dell’Unione Africana dove alcuni rifugiati del Congo sono stati uccisi dalla polizia di questo Paese. La lista delle non-persone si allunga senza fine. Non contano ma sono scontate. Le non-persone non hanno un volto ma biometrie digitalizzate. Non hanno età ma entrano nelle statistiche di ripopolamento nei Paesi senza futuro. Non hanno frontiere ma disegnano i nuovi confini del mondo. Le non-persone non sono rappresentati alle Nazioni Unite eppure formano lo stato di Utopia che il buon Thomas More immaginava.
Non inventano nulla di nuovo ma sono portatori sani, come scrive l’amico Massimo Angelini, di un’altra maniera di vivere. Le non-persone sono messi da parte ma rendono importanti chi si occupa di loro. Ad Agadez e a Niamey ci sono loro. Gruppi di giovani assunti dall’Oim, che delle Migrazioni Vincenti (per chi li paga), fanno il loro cavallo di battaglia. Hanno magliette rosse e la carta di riconoscimento tipica delle Ong. Passano nei quartieri poveri dove le non-persone, espulse, deportate e sconfitte, si trovano e vivere. Con l’album delle foto di migranti torturati e svenduti in Libia e pestati altrove, fanno campagne di convincimento ai migranti per tornare ai paesi di origine, anche nelle stazioni dei bus. Si chiamano mobilizzatori di comunità e distribuiscono gratuitamente depliants. Le non-persone sono povere ma arricchiscono molti.
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