In questa campagna elettorale c’è un’impostura. Si descrive, anche molto autorevolmente, il candidato eterno premier Paolo Gentiloni
come profeta del governo serio e responsabile.
Giorgio Meletti
Sarà lui a preservare la stabilità del Paese dalle insidiose promesse “spendi e spandi” dei candidati? Bisogna essere un po’ storditi per credere che l’erede e continuatore di una storia che ha i suoi pilastri in Berlusconi a Renzi ci tutelerà dalle promesse irresponsabili di Renzi e Berlusconi. Per non mettersi a ridere e capire la serietà del problema basta andare sul sito del governo a leggersi un recente documento sul Tav Torino-Lione. Lì si capisce quale tradizione di buongoverno Gentiloni incarni. È quella secondo cui dare il reddito di cittadinanza, abolire il canone Rai o dimezzare le tasse sono chiacchiere irrealizzabili ma imperdonabili per i mitici mercati; mentre continuare a buttare miliardi su un’opera inutile come la Torino-Lione è molto saggio e indice di grande senso di responsabilità.
La Tav in Val di Susa anticipa e rappresenta le larghe intese nell’accezione più scandalosa. Al nuovo tunnel sotto le Alpi hanno consacrato riti propiziatori tutti i governi e ministri degli ultimi quindici anni, dallo scavatore di gallerie berlusconiano Pietro Lunardi all’Antonio Di Pietro in versione prodiana che disattivava la modalità “angelo vendicatore” e si inginocchiava ad autostrade o ferrovie.
Per anni ogni esperto con un po’ di sale in zucca (non solo l’opposizione locale) ha spiegato che non serviva una ferrovia nuova per un traffico merci che poteva essere tranquillamente smaltito dalla vecchia.
Ma il succulento affare è stato difeso trasformando la discussione in un tema di ordine pubblico e addirittura di dignità dello Stato. Ed ecco che l’Osservatorio per l’asse ferroviario Torino-Lione, cioè il governo, ammette che, per poter aprire i cantieri, hanno spacciato per anni cifre sballate.
Per i più giovani e gli smemorati: dieci anni fa raccontavano che in pochi anni il traffico merci sulla ferrovia Torino-Lione sarebbe cresciuto dell’80 per cento e nel 2015 la linea si sarebbe saturata. Peccato che nel frattempo il traffico merci su rotaia si sia dimezzato sia in Italia che in Val di Susa. Le Fs dichiarano di aver trasportato nel 2016 40 milioni di tonnellate, contro le 87 del 2000. Nel 2004 nel vecchio traforo ferroviario sono passate merci per 7 milioni di tonnellate, l’anno scorso ce ne sono passate meno di 4 quando la capacità è di almeno 15 milioni. Nel frattempo il fassiniano (sic) capo dell’Osservatorio Mario Virano è stato promosso alla società costruttrice del Tav, dopo aver fatto l’osservatore neutrale con tale dedizione da finire a processo per omissione di atti di ufficio – riferisce l’agenzia Ansa – per non aver consegnato per anni certi documenti su questioni ambientali a un sindaco della valle che li chiedeva.
Il successore di Virano, Paolo Foietta, scrive oggi a nome del governo italiano: “Non c’è dubbio che molte previsioni fatte quasi 10 anni fa, in assoluta buona fede, anche appoggiandosi a previsioni ufficiali dell’Unione Europea, siano state smentite dai fatti”.
Ma bravi, e complimenti per la buona fede. Però grazie a Dio abbiamo al governo il saggio Gentiloni e il tunnel si fa lo stesso, in nome del più cristallino metodo Sticazzi. E i contribuenti? Si fottano: “Occorre lasciare agli studiosi di storia economica la valutazione se le decisioni a suo tempo assunte potevano essere diverse”. Ma bravi. E perché non far giudicare agli elettori? Niente da fare, quando scende in campo il partito del cemento a lorsignori piace l’occultismo. Il popolo discuta se mantenere la Rai con il canone o con le tasse, ma lasci trafficare il saggio Gentiloni.
Giorgio Meletti
Sarà lui a preservare la stabilità del Paese dalle insidiose promesse “spendi e spandi” dei candidati? Bisogna essere un po’ storditi per credere che l’erede e continuatore di una storia che ha i suoi pilastri in Berlusconi a Renzi ci tutelerà dalle promesse irresponsabili di Renzi e Berlusconi. Per non mettersi a ridere e capire la serietà del problema basta andare sul sito del governo a leggersi un recente documento sul Tav Torino-Lione. Lì si capisce quale tradizione di buongoverno Gentiloni incarni. È quella secondo cui dare il reddito di cittadinanza, abolire il canone Rai o dimezzare le tasse sono chiacchiere irrealizzabili ma imperdonabili per i mitici mercati; mentre continuare a buttare miliardi su un’opera inutile come la Torino-Lione è molto saggio e indice di grande senso di responsabilità.
La Tav in Val di Susa anticipa e rappresenta le larghe intese nell’accezione più scandalosa. Al nuovo tunnel sotto le Alpi hanno consacrato riti propiziatori tutti i governi e ministri degli ultimi quindici anni, dallo scavatore di gallerie berlusconiano Pietro Lunardi all’Antonio Di Pietro in versione prodiana che disattivava la modalità “angelo vendicatore” e si inginocchiava ad autostrade o ferrovie.
Per anni ogni esperto con un po’ di sale in zucca (non solo l’opposizione locale) ha spiegato che non serviva una ferrovia nuova per un traffico merci che poteva essere tranquillamente smaltito dalla vecchia.
Ma il succulento affare è stato difeso trasformando la discussione in un tema di ordine pubblico e addirittura di dignità dello Stato. Ed ecco che l’Osservatorio per l’asse ferroviario Torino-Lione, cioè il governo, ammette che, per poter aprire i cantieri, hanno spacciato per anni cifre sballate.
Per i più giovani e gli smemorati: dieci anni fa raccontavano che in pochi anni il traffico merci sulla ferrovia Torino-Lione sarebbe cresciuto dell’80 per cento e nel 2015 la linea si sarebbe saturata. Peccato che nel frattempo il traffico merci su rotaia si sia dimezzato sia in Italia che in Val di Susa. Le Fs dichiarano di aver trasportato nel 2016 40 milioni di tonnellate, contro le 87 del 2000. Nel 2004 nel vecchio traforo ferroviario sono passate merci per 7 milioni di tonnellate, l’anno scorso ce ne sono passate meno di 4 quando la capacità è di almeno 15 milioni. Nel frattempo il fassiniano (sic) capo dell’Osservatorio Mario Virano è stato promosso alla società costruttrice del Tav, dopo aver fatto l’osservatore neutrale con tale dedizione da finire a processo per omissione di atti di ufficio – riferisce l’agenzia Ansa – per non aver consegnato per anni certi documenti su questioni ambientali a un sindaco della valle che li chiedeva.
Il successore di Virano, Paolo Foietta, scrive oggi a nome del governo italiano: “Non c’è dubbio che molte previsioni fatte quasi 10 anni fa, in assoluta buona fede, anche appoggiandosi a previsioni ufficiali dell’Unione Europea, siano state smentite dai fatti”.
Ma bravi, e complimenti per la buona fede. Però grazie a Dio abbiamo al governo il saggio Gentiloni e il tunnel si fa lo stesso, in nome del più cristallino metodo Sticazzi. E i contribuenti? Si fottano: “Occorre lasciare agli studiosi di storia economica la valutazione se le decisioni a suo tempo assunte potevano essere diverse”. Ma bravi. E perché non far giudicare agli elettori? Niente da fare, quando scende in campo il partito del cemento a lorsignori piace l’occultismo. Il popolo discuta se mantenere la Rai con il canone o con le tasse, ma lasci trafficare il saggio Gentiloni.
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