martedì 27 febbraio 2018

Appello ai "moderati di sinistra" per il voto a Potere al popolo. Il percorso del Pd è al capolinea. Prima ne prendete coscienza e prima ci salviamo dalla destra

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Il panorama politico italiano, a pochi giorni dal voto, è ancora più sconfortante di quando è partita la corsa al voto.
Una propaganda elettorale basata sul reciproco logoramento, l’assenza totale di idee su come uscire dalla crisi in un momento in cui i flebili segnali di ripresa dovrebbero pur suggerire un “viottolo” se non risolutivo almeno “evocativo” della giustizia sociale, di cui c’è un disperato bisogno; la crisi, infine, dell’ultimo brandello di “maggioritario” con la fine di Pd e Fi preannunciano un “dopo-voto” tra i più drammatici e complicati della storia della Repubblica italiana.

Nessuno è in grado di assicurare la tanto decantata governabilità. Ed è dovuto scendere in campo un vero e proprio “governo-ombra”, santificato dall’anima nera del disastro italiano, Giorgio Napolitano, e da Prodi, guidato da Paolo Gentiloni al solo scopo di frenare le mire degli speculatori internazionali che guardano al debito pubblico made in Italy come a uno degli affari più importanti al mondo, tentando di rimediare i voti di quei settori della borghesia che non ne possono più di un clima così logorato. Verrebbe da chiedere a Walter Veltroni cosa c'entra davvero tutto questo con la democrazia. Lui, autore di tutte le sconfitte possibili ed immaginabili della sinsitra, compresa la porcata di mafia-capitale in capo al suo prescelto, uomo- chiave della sua giunta, Luca Odevaine, ora non sta facendo altro che far pagare all'opinione pubblica il risultato delle sue follie. Ma davvero non si vergogna? Davvero pensa che basta salire su un palco la domenica mattina al fianco di personaggi "illustri" per cancellare anni e anni di errori? Dove sta se non nella sua fantasia malata questa Italia che agognava assolutamente al maggioritario in salsa americana?


Renzi, intanto, cerca di riportare a casa almeno la testa. Ma è chiaro che l’esplosione nucleare a cui assisterà il 5 marzo in via del Nazareno è in gran parte colpa sua e di quella mania del potere assoluto a cui ha sempre aspirato e mai effettivamente esercitato con qualche risultato convincente dentro e fuori il Pd. Del resto, gli esecutori non hanno visioni, solo mandati a fare piazza pulita. 

Come sarà possibile coniugare tutto questo con un governo che abbia un qualche tipo di credibilità sfugge anche ai migliori tra i politologi e costituzionalisti. A parte il ragionamento sul 40%, tecnicamente ineccepibile, ma chi sarà davvero politicamente in grado di governare il Bel Paese con un voto del tutto inconsistente da qualsiasi parte lo si guardi?
Insomma, l’unica prospettiva credibile è quella dell’ennesimo governo confezionato dal Quirinale, in collaborazione con Berlino, per salvare la faccia al cospetto dell’Europa, e in spregio ai più elementari principi della democrazia rappresentativa. Possibile che a chi era in piazza sabato scorso di tutto questo non gliene freghi niente? Ma qualche antifascismo sono andati a urlare? Di meno peggio in meno peggio siamo finiti nel baratro. 

Gli appelli al voto utile, ovviamente, si sprecheranno, ma per fare cosa? E, soprattutto, chi avrà più titolo dell’altro a dichiararsi il referente del cosiddetto “polo dell’utilità”. Spettacolo indecente che farà montare ancora di più la rabbia senza nome dei cittadini italiani. 

Renzi voleva rottamare, è stato in realtà rottamato dalla sua incapacità a tenere unito il Pd lasciando il terreno sgombro per soluzioni di tutti i tipi. Nemmeno una, in nome della sovranità popolare, o del suo blocco sociale di riferimento. Anche i vari avvoltoi del cadavere, da D’Alema a Grasso passando per gli ex di Sinistra italiana, sono rimasti impigliati in questo pericolosissimo gioco di spartizione delle spoglie. Qual è, infatti, la “parte di niente”? Niente. Quei pochi punti percentuali che raggranelleranno il 4 marzo verranno successivamente bruciati dall’inconsistenza della loro stessa proposta politica che rimane sempre e comunque “di risulta”. La fine del Pd è la fine di quel progetto. E non un semplice incidente di percorso. 

Non si stanno rendendo conto che la cosiddetta responsabilità di governo, parola che piace tanto alla sinistra benpensante ed ex-riformista, si sta trasformando in un disastro senza precedenti? Ennesima dimostrazione che non c’è alcuna alternativa alla politica dei valori o, per dirla in un altro modo alla politica di classe. Con il tempo il “bonus” della credibilità si è consumato nella più completa assenza di una visione di un qualche spessore. La governabilità senza progettualità e valori è una parola vuota. E come tutte le parole vuote si rivolta contro chi la usa senza badare al senso di quello che dice. 

Del centro-destra sarebbe meglio tacere, per carità di patria. L’essenza dell’operazione berlusconiana rimane quella di aver scambiato il controllo della marea salviniana in un salvacondotto per se e un manipolo di suoi adepti. La vera competizione è con il leader della Lega. Tanto di cappello a Giorgia Meloni che, avendo capito il gioco, è pronta a subentrare al Kaimano, almeno agli occhi dell’opinione pubblica forzista, quando i tempi saranno maturi. E ciò potrebbe accadere prestissimo. Anche qui, gli spiriti animali evocati dal liberismo stile Trump da parte di Berlusconi stanno facendo piazza pulita di qualsiasi governo della situazione. 

Tra l’altro, anche coloro che dovevano essere l’unica alternativa credibile agli occhi di vasti settori del ceto medio, il Movimento 5 Stelle, non solo non sono in grado di mettere sul piatto alcun risultato positivo, ma mostrano chiari segni di stanchezza e di divisione tali da produrre, nel momento in cui ci sarebbe bisogno del contrario, un effetto immediato di fuga a destra. Anche gli adepti di Grillo si sono piegati al "politicamente opportuno" smarrendo il senso del progetto di trasformazione della società italiana. 

A Potere al popolo va il plauso di aver interpretato al meglio il carattere “di transizione” di queste elezioni. Se davvero si andrà verso una seconda tornata elettorale saranno tra coloro che potranno presentarsi con tutte le carte in regola davanti all’elettorato. Se non sarà così e a palazzo Chigi siederà l’ennesimo governo dei tecnocrati i compagni e le compagne di Potere al popolo saranno gli unici in grado di chiamare mobilitazioni di piazza di un qualche senso rifacendo al contrario il percorso che le varie formazioni di sinistra hanno imboccato in questi anni.

Sarà, quella di Potere al popolo, una risposta, difficile ma anche straordinaria, al populismo della destra che intanto non vede l'ora di sbarazzarsi di quel frasario troppo pericolosamente vicino agli interessi delle classi subalterne. Salvini e Meloni sentono l'odore della poltrona. E non resistono. Presto abbandoneranno i panni dei Masaniello. E allora per le classi popolari, per chi la crisi l'avrà pagata davvero si aprirà un'altro lutto da elaborare. 

Un appello, quindi, all'elettorato di sinistra e di centrosinistra, smarrito e irrigidito dalla sua stessa moderazione. La vicenda di Macerata dimostra che l'unico antifascismo credibile è quello che risponde colpo su colpo. E non quello che mischia le formule politiche con i valori della resistenza. non c'è niente di peggio in questo momento che far argine al populismo con un antifascismo di plastica, utile solo a mitigare gli effetti della sconfitta. 
La crisi, almeno in Italia, non passerà con gli slogan governisti ma con le scelte sostanziali e, soprattutto, che alludono ad un progetto, ad una reale intenzione di uscirne fuori in nome della giustizia sociale.
 
Il Pd ha, in questo senso, esaurito il suo corso. Il blocco storico che ne è stato l'interprete si sta ormai sfaldando ed esaurendo per consunzione. Oggi anche il "bravo ragazzo" senza grilli per la testa e con una laurea d'oro in tasca ha davanti a se un futuro di disperazione, se non di povertà. Non prendere coscienza di tutto questo significa fare una scelta egoistica e quindi, di conseguenza, lasciare ampi spazi alla destra. 
Se pensate che non-votare Potere al popolo sia utile dovete rispondere anche "a chi"? E, soprattutto, per qualche progetto reale?

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