Francesco Spinazzola Medico infettivologo
Ma il mondo finirà perché abbiamo determinato le condizioni per favorire i nostri microscopici nemici, cimentandoli con armi che un giorno si riveleranno tragicamente inefficaci?
Gli allarmi si succedono e sono attestati in molti casi non solamente da scrittori di fantascienza, ma anche da organismi internazionali e da riviste scientifiche autorevoli. Io non so se tale allarme nei riguardi della resistenza batterica corrisponda effettivamente a un pericolo così letale da poter eguagliare quello generato dalla bomba termonucleare.
Quello che posso affermare è che ci sono molte cause che stanno progressivamente impoverendo l’efficacia del nostro arsenale.
Gran parte causate dai cattivi comportamenti nell’impiego degli antibiotici e anche se non soprattutto da caratteristiche intrinseche alla natura biologica dei batteri e all’alterazione che i prodotti della tecnica, come gli antibiotici, introducono nella relazione uomo-natura. I batteri, come anche i virus, infatti, sono naturalmente dotati di possibilità di mutazione, ciò rende per selezione naturale alcuni ceppi di una determinata specie insensibili agli antibiotici in uso.
Ma quali sono le cause di questa situazione? Forse la principale, lasciando perdere le responsabilità dell’industria sanitaria, con le sue scelte esclusivamente votate al profitto e la mancanza di dinamismo nell’attivazione di una ricerca di nuovi antibiotici, è il cattivo uso degli antibiotici sia da parte della medicina dedicata agli esseri umani, sia in campo veterinario. È risaputo che negli allevamenti per vari motivi, non solo medicamentosi, ma anche per favorire la crescita degli esemplari, si abusa nella somministrazione di antibiotici. Come se ne esce? Alcuni dei punti proposti dagli studiosi sono: un rinnovato impegno a livello delle autorità sanitarie nazionali nel realizzare una più accorta sorveglianza epidemiologica e una più efficiente strategia di intervento; un uso razionale degli antibiotici da parte del personale sanitario, specie negli ambienti ospedalieri, con un maggiore rispetto delle normative di igienizzazione e sterilizzazione degli ambienti tecnici e di degenza; uso razionale degli antibiotici in comunità da parte dei medici di famiglia; un fattore importante, specie nelle aree o nei paesi di minor sviluppo culturale, cioè l’educazione degli individui, specie a livello famigliare e in occasione di patologie pediatriche, nel ridurre una non giustificata aspettativa di somministrazioni di antibiotici da parte dei sanitari. Ho fiducia che la razionale organizzazione degli interventi nella politica di gestione delle terapie antibiotiche e la scoperta di nuovi farmaci o vaccini potrà sovvertire questa pericolosa tendenza alla diffusione di ceppi insensibili agli antibatterici.
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