Edo Ronchi
Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile
Le
novità - presentate in anteprima a un Convegno promosso a Roma dalla
Fondazione per lo sviluppo sostenibile per la prima iniziativa del suo
10°anniversario - sono numerose e tali da avviare una nuova fase di più
ampia portata di quella che 20 anni fa segnò nella gestione dei rifiuti
il passaggio dalla priorità della discarica a quella del riciclo.
Mi
limito a segnalarne due, fra quelle di maggior rilievo: l'aumento dei
target di riciclo e il rafforzamento della responsabilità estesa dei
produttori (Extended Producer Responsibility, EPR). I target di riciclo e
di preparazione per il riutilizzo per i nostri rifiuti urbani dovranno
aumentare dal 42% del 2016 (con il 52,5% di raccolta differenziata), al
55% nel 2025, al 60% nel 2030 e al 65% nel 2035.
Per
arrivare al 55% di riciclo dei rifiuti urbani entro il 2025, col nuovo
metodo europeo di calcolo, dovremo portare le raccolte differenziate
almeno al 65% : il livello già raggiunto in Italia del Nord ma che
richiede grandi sforzi in Regioni dove siamo
in forte ritardo.
La Sicilia è, infatti, ancora al 15% di raccolta differenziata, il
Molise al 28%, la Calabria al 33%, la Puglia al 34%, la Basilicata al
39%,il Lazio al 42% e la Liguria al 43%.
I
sistemi per attuare la responsabilità dei produttori (EPR) dovranno
assicurare il rispetto dei target di riciclo e il pagamento dei costi
della gestione efficiente della raccolta differenziata, delle operazioni
di cernita e trattamento dei rifiuti che derivano dai loro prodotti e
quelli dell'informazione, della raccolta e della comunicazione dei dati.
Per
gli imballaggi dovranno coprire almeno l'80% di tali costi entro il
2025. Sono fatte salve, in attesa di ulteriori modifiche, le direttive
vigenti che già regolano l'EPR per i rifiuti da apparecchiature
elettriche ed elettroniche (RAEE), per i veicoli a fine vita e per le
batterie.
Per
i rifiuti per i quali la responsabilità dei produttori non è regolata a
livello europeo (PFU, oli minerali e vegetali etc.) decidono gli Stati
nazionali, assicurando almeno il 50% di copertura dei costi. I sistemi
di EPR dovranno modulare la copertura dei costi di gestione in base alla
riparabilità, alla durabilità, alla riciclabilità e alla presenza di
sostanze pericolose.
I
criteri e i compiti così definiti a livello europeo consentono, fra
l'altro, di evitare i rischi generati da un recente dibattito nazionale
che assegnava, erroneamente, alla concorrenza fra i sistemi di EPR degli
imballaggi il ruolo di criterio guida per il loro funzionamento, invece
di quello della loro efficacia.
I
sistemi di EPR in Italia hanno raggiunto risultati importanti che vanno
mantenuti, evitando di compromettere attività ed esperienze positive di
alcuni decenni. Le nuove norme europee, se ben applicate, possono
consentire miglioramenti importanti e non obbligano a ridurre la
diversità dei sistemi italiani di EPR ad un modello unico, ma potrebbero
consentire di valorizzare i nostri punti di forza e di recuperare
quelli di ritardo e di minore efficacia.
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