venerdì 1 settembre 2017

Lavoro, la matematica è l'opinione... del Potere. L'imbroglio dei numeri e la propaganda sulla ripresa economica.

"Voi avete idea di come si fanno le statistiche dal lato dell'Istat sul metodo Eurostat? Con un campione con mille telefonate. Ti chiamano a casa e ti dicono: 'Sei disoccupato?'. Risposta dell'intervistato: 'Vai a quel paese!'. Risposta registrata dall'Istat: 'Molto disoccupato'". Così l'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti all'Assemblea annuale della Confcommercio nel 2009 ironizzava sulle indagini relative all'occupazione.
controlacrisi.org fabio sebastiani
Perplessità che sono tornate alla carica, sui social network, dopo la risposta dell'Istat a un utente circa un anno fa, Claudio Pellegrini, che chiedeva chiarimenti sulla classificazione delle sue prestazioni di lavoro: "Vorrei sapere come effettuate le statistiche io lavoro con un voucher da 8 ore al mese cosa sono occupato o disoccupato?". Replica dell'Istat: "E' considerato occupato se nella settimana di riferimento dell'indagine ha lavorato almeno un'ora, confronta il Glossario".

La campagna propagandistica di questi giorni, però, supera ogni decenza. Viene spacciato come ripresa dell'occupazione il dato del 58% che in realtà ci dice di un aumento del tasso di attività, ovvero di chi sta cercando lavoro. E' l'esatto contrario di quello che vanno dicendo Renzi e Gentiloni! Il Bel Paese è alla canna del gas e chi prima se la cavava con la pensione dei genitori oggi è costretto a mettersi in piazza per offrire le proprie braccia. E' un concetto semplicissimo. Eppure il mondo politico fa finta di non capirlo.

La "precisazione" dell'Istat taglia la testa al toro anche per quanto riguarda il "numero" degli occupati. Ciò che il Governo e il Pd con la complicità dei mass media fanno passare come "posto di lavoro" in realtà è occupazione frammentata che non ha niente a che vedere con una busta paga. E questo è fondamentale in un momento di crisi, o no? Non è che uno si sveglia al mattina e non sa come passare il tempo, e quindi va di azienda in azienda a cercare un lavoro.

Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro alla Camera, non certo sospettabile di essere un comunista, fa notare: "Cresce il tasso di disoccupazione dello 0,2% e si attesta all'11,3% e cresce anche quello giovanile che sale al 35,5%. Ci sono quindi luci e ombre, all'interno comunque di una crescita modesta del PIL che, finalmente, sembra produrre qualche risultato occupazionale. Non concordo, invece, con quanti attribuiscono al Jobs Act il merito di questi risultati. Mi pare una tesi molto semplificatoria che nasconde il fatto che la crescita occupazionale, da quest'anno, e' fortemente caratterizzata dai contratti a termine e dal lavoro a chiamata, che sta sostituendo i voucher".

"Il Jobs Act- spiega Damiano- ha determinato l'aumento delle assunzioni a tempo indeterminato nel 2015 e in parte nel 2016,
quando gli incentivi erano alle stelle. Fortemente ridimensionati nel 2016 e poi scomparsi, hanno riportato le aziende dalle
assunzioni a tempo indeterminato ai contratti a termine, rinnegando in questo modo la scommessa su cui si e' costruito il
Jobs Act: quella di far prevalere il contratto a tempo indeterminato sulle altre forme precarie di assunzione".

Tra i fatti reali che tutta la becera propaganda del Pd dimentica di ricordare è che il fallimento del Jobs act e delle altre forme di incentivo ha comportato un regalo alle aziende di una ventina di miliardi. E nonostante tutto Gentiloni torna alla carica con lo stesso strumento. La verità indubitabile quindi è che quei "posti di lavoro", se così li vogliamo chiamare, ce li siamo strapagati. Solo che ai lavoratori e alle lavoratrici sono andate le briciole. Il grosso è andato alle aziende.

Infine, il commento di Tania Sacchetti, della segreteria nazionale della Cgil: "eSiamo in presenza di una crescita del tasso di occupazione molto lenta, estremamente precaria, dalla quale i giovani ne sono quasi completamente esclusi a favore degli over 50. Dell'aumento di nuovi posti di lavoro (+ 580mila nei primi 6 mesi del 2017 rispetto al 2016) la stragrande maggioranza (500mila) sono attivazioni a termine, mentre il tempo indeterminato mostra un dato negativo". 

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