Nel cratere avevano solo la seconda casa, ma dopo le scosse hanno pensato bene di farla diventare prima abitazione per guadagnare con le sovvenzioni: ora rischiano il processo per truffa e falso. In provincia di Ascoli Piceno, invece, due persone raccoglievano in rete beni e viveri da donare agli sfollati, ma poi li rivendevano sulle piattaforme di e-commerce.
I rimborsi non dovuti – L’inchiesta della magistratura reatina va avanti da mesi ed è arrivata alle battute finali, come preannunciato dal procuratore Giuseppe Saieva. A rischiare il processo sono più di cento persone che hanno cambiato la loro residenza nei giorni successivi alle scosse che colpirono Amatrice e Accumoli nell’agosto 2016. Una ‘furbata’ per provare a incassare il Cas, contributo autonoma sistemazione: una somma mensile variabile dai 240 ai 900 euro che la Protezione civile ha erogato a chi si è visto costretto a trovare una sistemazione alternativa dopo la distruzione della propria casa a causa del sisma che colpì il centro Italia.
Verifiche anche in altri centri – Ma il problema è molto più esteso e si era presentato anche dopo il terremoto de L’Aquila e in Emilia. Per quanto riguarda il sisma dell’agosto 2016, tocca anche altri comuni e prende altre forme, come aveva raccontato ilfattoquotidiano.it a luglio, coinvolgendo migliaia di persone. Non c’è infatti solo chi si spaccia per residente senza esserlo, ma anche chi continua a vivere in appartamenti dichiarati inagibili affermando d’essere sfollato e chi “ingrossa” il proprio nucleo famigliare includendo figli che studiano all’estero e genitori anziani che vivono in case di riposo per intascare un rimborso maggiore.
Le ‘sciacalle’ di Ascoli – E nei mesi successivi al terremoto c’è stato anche chi abitando nel cratere sismico era riuscito a ideare una truffa cavalcando la generosità degli italiani. Due donne di Spinetoli, in provincia di Ascoli Piceno, avevano creato un gruppo Facebook attraverso il quale raccoglievano giocattoli, coperte, medicinali e altre donazioni in favore dei terremotati. Ma invece di girarle effettivamente agli sfollati laziali, marchigiani e umbri, le rivendevano su due note piattaforme di e-commerce. Le due sciacalle sono state incastrate e denunciate dalla Guardia di finanza che ha provveduto a recuperare il materiale illecitamente raccolto e a donarlo alla Caritas di Ascoli.
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