La prima decisione risale a un decreto del Ministero della Salute del 2007, allora la ministra era la Turco, chiarito nel 2013 dal ministro Balduzzi e ampliato nel 2015 dalla ministra Beatrice Lorenzin. Dal 2014, grazie a un accordo dei Ministeri di Salute e Difesa, allo stabilimento farmaceutico militare di Firenze si producono infiorescenze per preparati galenici. I 100 kili prodotti nel 2017 dal monopolio pubblico, secondo i più alti standard internazionali, fanno dell'Italia il sesto produttore al mondo di cannabis per terapie.
Per non perdere del tutto l'occasione che comunque s'è venuta a creare andrebbero incluse almeno quattro modifiche:
- depenalizzare la coltivazione per uso personale della pianta (a oggi si rischiano fino a sette anni di carcere) indipendentemente dal fine della produzione;
- finanziare studi sulla cannabis Made in Italy, nota anche come FM2, e sui prodotti importati al fine di indagarne appieno le potenzialità ulteriori rispetto a quelle previste dalla normativa vigente;
- prevedere trial clinici secondo protocolli internazionali per testare tanto l'FM2 quanto gli altri prodotti disponibili in Italia nella cura di specifiche condizioni fisiche (negli Usa la cannabis viene utilizzata nella cura dei problemi legati allo stress post-tramautico);
- sulla base di quanto sopra, avviare le pratiche per registrare la cannabis come medicina presso l'Aifa, l'Agenzia Italiana per il Farmaco - sarebbe un'anteprima mondiale.
Anche se il tempo non è dalla parte della legge, par di capire che in Parlamento i voti ci sarebbero per portarla avanti, il problema è il testo.
Senza queste quattro aggiunte lo "stralcio Miotto" passerà alla storia come la legge sulla cannabis più inutile di tutti i tempi
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