Per monitorare la situazione del Paese rispetto agli Obiettivi di sviluppo sostenibile, l’Asvis ha costruito indicatori sui singoli obiettivi: emergono miglioramenti su Fame e alimentazione, Salute e benessere, Educazione di qualità, Uguaglianza di genere, Infrastrutture resilienti, Modelli sostenibili di consumo, Riduzione dei gas serra per combattere il riscaldamento climatico, Tutela dei mari e Giustizia per tutti, un sensibile peggioramento per Povertà, Gestione delle acque, Disuguaglianze ed Ecosistema terrestre e la situazione resta statica per Energia, Occupazione, Città sostenibili e Cooperazione internazionale. Ma anche per le aree dove si registrano miglioramenti la distanza rispetto agli Obiettivi fissati per il 2020 e il 2030 resta molto ampia. Ad esempio, Giovannini sottolinea come in fatto di educazione vada meglio ma, osserva, ciò “non significa che raggiungeremo i target, anzi: stiamo dieci anni indietro rispetto alle medie dell’Ue, quindi se continuiamo su questi trend tra dieci anni staremo dove è l’Ue adesso”. Se se si va avanti di questo passo, “business as usual”, nel 2030 l’Italia “continuerebbe a non essere in grado di raggiungere gran parte” degli obiettivi e “perderebbe anche un posto nella classifica dei Paesi”, che già attualmente ci vede indietro: in Ue fanno peggio solo Grecia, Spagna e Repubblica Ceca, stando allo studio.
“Molti dei provvedimenti presi nell’ultimo anno, pur andando nella giusta direzione, non assicurano la necessaria trasformazione del Paese in grado di rispettare gli impegni internazionali, come l’Accordo di Parigi”, commenta il presidente dell’Asvis, Pierluigi Stefanini. “La distanza dagli altri Paesi europei resta troppo ampia e sono ancora troppo forti in Italia le disuguaglianze territoriali, socio-economiche e di genere”. Il Rapporto suggerisce di completare l’iter di approvazione di leggi (consumo di suolo, gestione delle acque eccetera) e di strategie (energetica, economia circolare, lotta ai cambiamenti climatici) cruciali per il futuro del Paese; dettagliare la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile anche in termini quantitativi e rendere operativa la sua governance, ad esempio con la trasformazione del Cipe in Comitato Interministeriale per lo Sviluppo Sostenibile; adottare provvedimenti urgenti per il raggiungimento dei 22 target con scadenza al 2020.
Nessun commento:
Posta un commento