contropiano
L’ennesima gazzara dei
fascisti di Forza Nuova nel quartiere di Montecucco (periferia ovest),
va letta con maggiore profondità di quanto lascino intravedere le
cronache.
I fatti sono noti, anzi ripetuti. Ma
ricostruirli appare utile.
L’ufficio comunale alla casa ha assegnato un
alloggio dell’Ater (che gestisce le case popolari,ndr) ad una famiglia
italiana ma di origine eritrea. L’appartamento risultava occupato
abusivamente da una ragazza del quartiere, madre con un bambino, ed era
previsto lo sfratto per far subentrare la famiglia assegnataria. I
fascisti e alcuni inquilini si sono opposti allo sfratto ed hanno
impedito l’ingresso nell’appartamento alla famiglia assegnataria, con
l’aggravante di aver disegnato la vicenda con la consueta – e vergognosa
– argomentazione del “danno la casa agli stranieri e sfrattano gli
italiani”. Ci sono stati anche tafferugli con la polizia che hanno
portato a quattro fermi tra i fascisti, tra cui il noto caporione
Castellino.
Ma i fatti in sé, ripetuti in quanto casi analoghi erano avvenuti in altri quartieri popolari, non spiegano affatto uno scenario che va conosciuto e ben compreso.
1) Non è la prima volta che l’ufficio
comunale, ancora diretto dall’assai discusso e mai dimesso dott.
Barletta, sceglie di assegnare case occupate piuttosto che appartamenti
vuoti. Non solo. Si sceglie di procedere ad assegnazioni a famiglie di
immigrati – pienamente legittimate dalla graduatoria – proprio di
appartamenti che risultano occupati da famiglie “italiane”. I fascisti,
in qualche modo, vengono a sapere in anticipo dell’atto e si mettono in
moto per creare il caso. Delle due l’una: o esiste una corsia
preferenziale di informazioni tra gli uffici comunali e i gruppi
neofascisti oppure c’è una logica perversa per cui si assegnano le case
senza una ricognizione sul campo per verificare se siano vuote o
occupate abusivamente, così da creare volutamente la “contrapposizione”
tra italiani e immigrati;
2) I giornali e i telegiornali
amplificano questi episodi dedicandogli aperture e prime pagine.
Apparentemente questa attenzione mediatica sembra animata dalla
stigmatizzazione e dalla denuncia del rischio razzismo nei quartieri
popolari. Più materialmente produce un effetto legittimazione dei gruppi
neofascisti e delle loro strumentalizzazione. Un sospetto questo
confermato dalla dizione di “militanti” con cui vengono descritti gli
squadristi di Forza Nuova. Una legittimazione politica, negata invece ai
militanti della sinistra definiti sempre genericamente come
“antagonisti o centri sociali”. Ma è una legittimazione che viene da
lontano ed è entrata – o viene indotta – nelle redazioni di giornali e
telegiornali da precisi “imput”. Questa legittimazione la leggiamo da
anni nelle relazioni annuali dei servizi segreti al Parlamento e nei
rapporti di polizia, nelle quali i gruppi neofascisti vengono descritti
come “militanti”, impegnati “nel sociale”, in crescente competizione con gli antagonisti proprio nei quartieri popolari.
In sostanza bravi ragazzi più attenti ai problemi degli “italiani” che
alle diatribe ideologiche. Curiosamente in questa descrizione non
compaiono mai le strette connessioni tra i gruppi neofascisti e la
malavita, soprattutto nello spaccio di stupefacenti. Una connessione
diventata visibile e verificabile.
3) Giornali come La Repubblica e La
Stampa, i telegiornali Rai e Sky, si prestano volentieri a questa
operazione di legittimazione dei fascisti tramite una stigmatizzazione
formale del razzismo legato al disagio sociale. Si diffonde così l’idea
di una giungla nei quartieri popolari dove convivono occupazioni abusive
(quindi illegalità) e crescente disagio sociale, ma le uniche forme di
rivalsa o espressione politica avvengono solo attraverso la guerra tra
poveri che trova i fascisti pronti a dargli spessore.
Il risultato prodotto è la necessità
di una campagna d’ordine contro l’illegalità (le occupazioni abusive che
nascono dalla necessità delle famiglie senza casa), la liquidazione del
disagio sociale come problema di assistenza e/o repressione,
l’esorcizzazione dei fascisti come spauracchio attraverso però una loro
legittimazione. A trarne guadagno sono solo le forze di governo che
possono così gestire sia l’ordine pubblico che il consenso di chi
stigmatizza il razzismo o teme i rigurgiti dei gruppi neofascisti. Un
combinato disposto micidiale, ingannevole e vergognoso.
La strada da percorrere per sbarrare
la strada all’intreccio tra istituzioni e ruolo dei fascisti, l’hanno
indicata le mobilitazioni popolari a Tor Bella Monaca e Tiburtino III:
radicamento e intervento sociale nei territori, smascheramento delle
strumentalizzazioni, denuncia del ruolo perverso degli apparati
istituzionali (a cominciare dall’Ufficio Casa del Comune o da alcune
giunte municipali) ed estrema determinazione contro i fascisti. Guai a
guardare questa realtà facendosi deformare la visuale dai mass media.
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venerdì 29 settembre 2017
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