I valori di sostanze perfluoroalchiliche
rilevati nei campioni prelevati nelle altre Regioni, che il ministero
dell'Ambiente qualifica come "non preoccupanti", in realtà secondo uno
studio realizzato dal Cnr nel 2013, in alcuni casi sono ben oltre la
cosiddetta soglia minima. A cominciare da un acquedotto di una citta'
non veneta con ben 120 nanogrammi per litro di Pfos, ovvero la
sostanza peggiore della famiglia Pfas. Cio' significa che ad oggi ci sono italiani al di fuori del Veneto che bevono acqua inquinata piu' degli scarichi industriali del Veneto (per cui il limite e' lo stesso dell'acqua potabile, ovvero pari a 30 nanogrammi per litro).
Ma ci sono altri casi. Ad esempio, l'area della concia di Santa Croce sull'Arno, in Toscana, o l'intera asta del Po, il sottobacino Adda-Serio, in Lombardia, e ancora l'area degli impianti chimici piemontesi di Spinetta Marengo.
In una nota il coordinatore dei Verdi Angelo Bonelli spiega: “Sono milioni le persone che vivono in aree da bonificare il cui sangue è stato contaminato da inquinanti che causano malattie e problemi seri alla salute, tra i quali il cadmio, l’arsenico, il piombo, Ddt e Pcb, il Tbbp-A e il Pbde, i perfluoroctani (Pfc) e, ultimi arrivati, il Pfas e il Pfoa. Da Priolo a Porto Torres in Sardegna, dalla Valle del Sacco nel Lazio fino a Taranto con l’Ilva passando per la Laguna di Grado e Marano in Friuli Venezia Giulia, arrivando ai casi attuali in Veneto i danni ambientali e alla salute dei cittadini sono enormi e da sempre sottovalutati.”
“Che la situazione sia drammatica – prosegue l’ecologista - è dimostrato anche da molte indagini scientifiche effettuate finora: nel nostro sangue c'è un po' di tutto, soprattutto ciò che non ci dovrebbe essere. Alcune hanno rilevato fino a 73 sostanze chimiche artificiali (cioè prodotte dall'industria). Le persone analizzate avevano età comprese tra dodici e 92 anni, di tre generazioni diverse: nonne, mamme e figli. Ciascun componente familiare è risultato contaminato da un insieme di almeno 18 sostanze, molte delle quali presenti negli oggetti impiegati ogni giorno. (dati indagine «Detox-Svelènati»)”.
sostanza peggiore della famiglia Pfas. Cio' significa che ad oggi ci sono italiani al di fuori del Veneto che bevono acqua inquinata piu' degli scarichi industriali del Veneto (per cui il limite e' lo stesso dell'acqua potabile, ovvero pari a 30 nanogrammi per litro).
Ma ci sono altri casi. Ad esempio, l'area della concia di Santa Croce sull'Arno, in Toscana, o l'intera asta del Po, il sottobacino Adda-Serio, in Lombardia, e ancora l'area degli impianti chimici piemontesi di Spinetta Marengo.
In una nota il coordinatore dei Verdi Angelo Bonelli spiega: “Sono milioni le persone che vivono in aree da bonificare il cui sangue è stato contaminato da inquinanti che causano malattie e problemi seri alla salute, tra i quali il cadmio, l’arsenico, il piombo, Ddt e Pcb, il Tbbp-A e il Pbde, i perfluoroctani (Pfc) e, ultimi arrivati, il Pfas e il Pfoa. Da Priolo a Porto Torres in Sardegna, dalla Valle del Sacco nel Lazio fino a Taranto con l’Ilva passando per la Laguna di Grado e Marano in Friuli Venezia Giulia, arrivando ai casi attuali in Veneto i danni ambientali e alla salute dei cittadini sono enormi e da sempre sottovalutati.”
“Che la situazione sia drammatica – prosegue l’ecologista - è dimostrato anche da molte indagini scientifiche effettuate finora: nel nostro sangue c'è un po' di tutto, soprattutto ciò che non ci dovrebbe essere. Alcune hanno rilevato fino a 73 sostanze chimiche artificiali (cioè prodotte dall'industria). Le persone analizzate avevano età comprese tra dodici e 92 anni, di tre generazioni diverse: nonne, mamme e figli. Ciascun componente familiare è risultato contaminato da un insieme di almeno 18 sostanze, molte delle quali presenti negli oggetti impiegati ogni giorno. (dati indagine «Detox-Svelènati»)”.
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