giovedì 6 luglio 2017

Migranti. L'asse franco-tedesco gela l'Italia.

Berlino si allinea a Parigi nel dire no alla condivisione dei porti europei. Roma la spunta sulle Ong.


  
L'asse franco-tedesco mette in un angolo l'Italia a Tallin. Non al tavolo delle trattative, dove come ha dichiarato il ministro dell'Interno italiano Marco Minniti si è registrata "una posizione quasi unanime", su tre punti: Libia, codice di condotta delle organizzazioni non governative, e rimpatri con la stretta sui visti. Ma davanti ai microfoni dei cronisti.
La chiusura totale più preoccupante è stata quella del ministro dell'Interno tedesco Thomas de Maiziere, che riecheggia la pubblica dichiarazione del presidente francese, Macron.
Ben difficilmente questa linea potrà essere cambiata nel giro di una settimana quando la lettera inviata dall'Italia per una apertura dei porti degli altri paesi Ue alle navi dei migranti, (la cosiddetta proposta di "regionalizzazione della missione Triton"), sarà discussa in sede Frontex.

In ogni caso passeranno mesi e mesi in eventuali trattative diplomatiche, anche il considerazione che Triton 2017 si chiude non prima del 31 dicembre prossimo
"Pacta sunt servanda", questo in sostanza il messaggio di Berlino e Parigi. Il punto è che i protocolli di Triton non sono pubblici. L'operazione venne negoziata nel 2014 dal governo Renzi ( ministro dell'Interni Alfano) e partì nell'ottobre 2014, in sostituzione dell'operazione Mare Nostrum ( solo Italiana) varata dal precedente governo Letta nel 2013 che aveva comportato un pesantissimo investimento di risorse finanziarie che gravavano unicamente sul nostro Paese.
Oggi l'ex ministro degli Esteri, Emma Bonino, ha sostanzialmente dichiarato che le navi cariche di migranti sbarcano unicamente in Italia a causa di una precisa richiesta avanzata dal governo Renzi, che tra il 2014 e il 2016 avrebbe raggiunto un accordo sull'accoglienza limitato soltanto all'Italia e ai suoi porti. Bonino ,infatti, durante un'intervista rilasciata in occasione dell'assemblea generale di Confartigianato Brescia e Lombardia orientale, e mandata in onda da Radio Radicale, ha dichiarato: "Il fatto che nel 2014/2016 abbiamo chiesto che il coordinatore fosse a Roma, alla guardia costiera, e che gli sbarchi avvenissero tutti quanti in Italia lo abbiamo chiesto noi. L'accordo lo abbiamo fatto noi, violando, peraltro, Dublino".
In ogni caso il ministro Minniti non molla e è intenzionato a seguire "passo dopo passo" tutta la complessa materia.
IL CODICE DELL'ONG. A Tallin l'Italia intanto, ha avuto il via libera per mettere giù nero su bianco il codice di regolamentazione per il comportamento delle ONG, così come già stabilito dalla Commissione europea martedì scorso.Sarà un passo importante per evitare che le organizzazioni non governative che gestiscono i battelli di salvataggio vadano "oltre" la missione di assistenza e soccorso e diventino dei facilitatori di fatto degli sbarchi. Un codice , tanto più decisivo in quanto le nuove responsabilità della marina e del governo libico non posso essere intralciate o peggio, non possono trovare un alibi, nel comportamento, più volte da loro denunciato come scorretto da parte delle ONG.
FONDI PER L'AFRICA DAL PARLAMENTO UE. Una buona notizia è che l'Unione europea ha comunque deciso di andare in aiuto dei «Paesi fragili» dell'Africa da cui hanno origine le migrazioni, con una manovra che, a partire dal finanziamento di 3,3 miliardi di euro, cercherà di mobilitarne altri 44 da parte del settore privato.
Il Piano di investimenti per l'Africa e' stato approvato oggi dal Parlamento europeo, e si concentrerà « su povertà , lavoro, cambiamento climatico e piccole imprese» nel continente a sud del Mediterraneo.
Tali interventi fanno parte Piano europeo per gli investimenti esterni e del Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile (Efsd). In particolare, l'Efsd si focalizzerà «sulla lotta alla povertà, creando impieghi dignitosi e offrendo supporto, in particolare a giovani, donne e piccole imprese. Il supporto finanziario deve rispettare gli standard di sviluppo riconosciuti a livello internazionale». A tale proposito, precisano i relatori, l'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) sarà il punto di riferimento per regole e indirizzi, accanto alle norme internazionali sull'investimento responsabile.
Gli eurodeputati non hanno tralasciato la tutela dell'ambiente: e' stato stabilito che il 28 per cento degli investimenti dovrà essere impiegato in progetti che permettano l'implementazione degli Accordi di Parigi sul Clima, essendo gli effetti del cambiamento climatico, con la desertificazione del Centroafrica una delle cause delle migrazioni.

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