Legalizzazione cannabis, il Parlamento non ci prova neppure e affossa la legge. Un anno fa la sostenevano in 300.
Nel testo base adottato
dalle commissioni riunite di Montecitorio non c’è traccia della proposta
arrivata in Aula un anno fa e che sembrava segnare una svolta. Il
provvedimento era stato sostenuto da un intergruppo parlamentare che
raccolse 290 firme. Il promotore Della Vedova: "I dem hanno smentito la
scelta antiproibizionista". M5s: "Pd fa peggio di Giovanardi". Radicali:
"Regalo alle mafie".
Cannabis legale, un altro buco nell’acqua. È passato un anno dal debutto in Parlamento della proposta di legge che avrebbe dovuto legalizzarla, invece alla Camera è passato solo l’uso terapeutico ed è stata stralciata la parte sulla legalizzazione.
È accaduto mercoledì 26 luglio: le commissioni riunite Giustizia e
Affari sociali della Camera hanno adottato un testo base – quindi non
definitivo – per proseguire i lavori. Solo che il testo in questione è
quello proposto dalla relatrice Pd per la XII commissione Margherita Miotto,
preferito dal comitato ristretto che lavorava in materia: dieci
articoli in cui non c’è traccia di quella proposta che sembrava segnare
una svolta. Tra mille polemiche e scetticismi, è vero. Per esempio sul
fatto che l’iter si sarebbe potuto concludere prima della fine della
legislatura. Alla fine, infatti, la proposta iniziale non passa e il
termine per la presentazione degli emendamenti è fissato per l’11
settembre. Il tempo rema contro. A favore del testo che segna un passo
indietro rispetto alla proposta iniziale hanno votato Pd, Lega, Ncd e Forza Italia.
Immediata la prima reazione con una bagarre a Montecitorio tra
Movimento 5 stelle e Radicali da un lato e Pd dall’altro. “Le mafie
ringraziano”, hanno detto i Radicali. E i grillini: “I dem hanno fatto
peggio di Giovanardi”. E hanno protestato i firmatari della proposta di
legge di iniziativa popolare depositata nel novembre scorso da Radicali Italiani e Associazione Coscioni
che pure prevede la regolamentazione della produzione, del consumo e
del commercio della cannabis e dei suoi derivati. Una proposta appena
passata alle Commissioni competenti e attualmente in attesa di
calendarizzazione.
DALL’OTTIMISMO ALLA DELUSIONE – È
dalla primavera del 2013 che il Parlamento prova a modificare la
legislazione. Dopo un lungo lavoro di mediazione da parte
dell’Intergruppo parlamentare messo insieme dal sottosegretario agli
Affari esteri nonché ex presidente dei Radicali, Benedetto Della Vedova, la proposta di legge era approdata in Aula, alla Camera, il 25 luglio dello scorso anno per una discussione generale. Con 290 firme raccolte tra Camera e Senato e il sostegno trasversale che andava dal Pd al M5s.
Prima firma quella del vicepresidente della Camera Roberto Giachetti.
In base alla proposta sarebbe stato possibile, ad esempio, detenere per
uso ricreativo fino a 5 grammi di marijuana (15 nel privato domicilio) o
coltivare sul terrazzo di casa fino a un massimo di cinque piantine,
inviando una comunicazione. Lo stesso Della Vedova si
era detto ottimista: “In base al numero dei firmatari della pdl, per
approvarla mancano 80 deputati disposti a votare favorevolmente. La
partita è aperta”. Poi però, a ottobre, la Camera l’aveva rispedita in
Commissione: oltre mille gli emendamenti presentati e
non solo dai centristi, primi nemici della pdl, ma anche dal Pd.
Insomma, rinvii su rinvii, come raccontato dal mensile FQ MillenniuM.
L’IPOTESI SPACCHETTAMENTO –
Perché la verità è che la maggioranza del gruppo del Pd ha sempre
preferito la strada dello spacchettamento, puntando sull’uso terapeutico
e rinviando, ancora una volta, la discussione sulla legalizzazione.
Spacchettamento proposto dalla relatrice in Commissione Affari Sociali Margherita Miotto,
secondo la quale la proposta dell’Intergruppo univa modelli differenti,
attuati singolarmente in Paesi diversi. Si va dai coffee shop ai
cannabis social club sul modello di quelli spagnoli. A un anno di
distanza dal debutto della proposta di legge in Parlamento, il senatore
Della Vedova commenta su Facebook l’adozione del testo di Margherita
Miotto, ricordando che “si limita a proporre qualche tardivo, seppur
utile, aggiustamento alla disciplina dell’uso terapeutico della
Cannabis” e sottolineando che “il Pd ha smentito la scelta antiproibizionista
di oltre cento parlamentari democratici che avevano sottoscritto il
disegno di legge #cannabislegale”. Il relatore per la commissione
Giustizia Daniele Farina (Si) aveva presentato una sua
proposta di testo unificato (bocciata da Pd e destre), che rielaborava
la proposta di legge Giachetti assumendo anche l’uso medico. Anche
secondo Farina quello approvato è “estremamente tenue”
in quanto “è un articolato circoscritto all’uso medico, limitato e molto
lontano dalla discussione pubblica di questi anni e dalle esperienze
concrete ormai diffuse nel mondo”. “Dispiace – prosegue Farina – che a
questo provvisorio risultato si giunga dopo quattro anni di estenuante
melina parlamentare. Il Partito democratico ha scelto la via più
semplice alla propria discussione interna che però avrà pochissimi
effetti sui cittadini. Lavoreremo perché cambi, cercando di superare un
impianto totalmente arretrato per la società e le evidenze
scientifiche”.
LE REAZIONI DEL M5S E DEI RADICALI – All’attacco
del Pd anche gli esponenti 5 Stelle in commissione Giustizia: “Come
volevasi dimostrare”. Secondo i grillini “dopo tanti falsi proclami, il
Pd ha affossato definitivamente” una legge “di buon senso, mandando
all’aria un lavoro che va avanti da mesi e che ha coinvolto esponenti di
tutte le forze politiche all’interno di un intergruppo ad hoc”. Una
scelta contraria alle indicazioni fornite “da illustri magistrati come
il procuratore Antimafia Franco Roberti, che non incide
assolutamente sulla volontà, ribadita da più parti, di colpire il
traffico di stupefacenti in mano alle mafie”. Quindi l’attacco polemico:
“Alla fine il Pd ha gettato tutto alle ortiche, tirandosi indietro e
votando contro la proposta del primo firmatario Giachetti, cui
denunceremo la scomparsa a “Chi l’ha visto?” per totale assenza dal
dibattito. Hanno fatto i Giovanardi del momento. Anzi, peggio”.
Proteste anche dai Radicali Italiani. “Legalizzare la Cannabis – hanno dichiarato Riccardo Magi e Antonella Soldo
– non è un capriccio ma è un’urgenza che riguarda migliaia di detenuti
nelle carceri, migliaia di processi che intasano i tribunali, milioni di
euro e risorse sottratte ad operazioni della polizia; riguarda la
salute, i diritti e le libertà delle persone”. Secondo i Radicali,
“mafie e mercanti della droga non possono che dire grazie di fronte
all’affossamento del ddl cannabis legale. La scelta proposta
dall’onorevole Miotto di portare avanti solo la parte relativa alla
cannabis terapeutica è irresponsabile e ipocrita. La cannabis
terapeutica è legale dal 2007 in Italia e nonostante ciò fatica ad
affermarsi proprio a causa dell’aurea di criminalizzazione che ancora
circonda questa sostanza”.
LA PROPOSTA DELL’ASSOCIAZIONE COSCIONI – L’associazione
Luca Coscioni parla di “un attacco all’intergruppo parlamentare e uno
schiaffo alla nostra iniziativa popolare sottoscritta da 60mila
cittadini” e si augura che “l’estate porti consiglio al Pd in vista
della nostra proposta di legge, ancora da calendarizzare”. Per Filomena Gallo,
segretario dell’associazione e Marco Perduca, coordinatore
di legalizziamo.it “le norme sui cui l’iter dovrebbe riprendere a
settembre non aggiungono niente alle legislazione vigente in materia da
10 anni”. La pdl in attesa di calendarizzazione, infatti, tra le altre
cose prevede l’Auto-coltivazione libera fino a cinque
piante, con comunicazione da sei a 10, la possibilità di associazione in
cannabis social club non a fini di lucro (fino a un massimo di 100
componenti che possono coltivare cinque piante femmine a testa) e la Coltivazione e fini commerciali previa comunicazione dell’inizio della coltivazione, nome e varietà di cannabis utilizzate e quantità di seme per ettaro.
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