domenica 23 luglio 2017

Acqua & ACEA. Lite sulla sete dei romani. La Regione vuole evitare il disastro ambientale di Bracciano, il Comune il razionamento dell'acqua nella Capitale.

Rimpallo di responsabilità tra Acea e Pisana ma la soluzione non si vede.

NOTA redazione diffusa CampagnanoR@P
...una rete idrica ridotta a colabrodo con una percentuale di dispersione d'acqua che supera il 40%...
Solo seguendo un filo di logica. ACEA è società mista composta da azionisti privati e pubblici, di cui il Comune di Roma detiene il 51%. A chi tocca l'onere di decidere? Forse al così detto socio di maggioranza, cioè il Comune di Roma. L'attuale Sindaco è, se non sbaglio, un'esponente del Movimento 5 Stelle e una delle stelle significa acqua pubblica. Pertanto a maggior ragione deve prendere posizione e soprattutto spiegare a tutti i cittadini italiani perchè nell'anno di grazie 2017 l'acquedotto gestito da ACEA disperde il 40% dell'acqua. Non dico che sia responsabilità dell'attuale Sindaco, ha avuto un'anno difficile, ma da domani deve rintracciare i responsbili e avviare tutte le procedure previste per la rimozione e le eventuali azioni civili e penali dei soggetti che hanno consentito questo esorbitante spreco di una risorsa pubblica. Nel contempo rinnovare l'acquedotto. La Regione Lazio invece di lanciare anatemi fuori tempo massimo, dovrebbe individuare e definire i nuovu Bacini Idrografici che renderebbero applicabile la legge 5/2014 per ripubblicizzazione del servizio idrico integrato.
Gli esponenti del PD, Assessori e Consiglieri, la smettano di prendere tempo e prendere in giro i movimenti per i beni comuni, il forum acqua pubblica e tutti i 27 milioni di cittadini che hanno votato al Referendum perchè l'acqua non sia una merce da cui ricavare profitto. Dopodichè continuino pure a disquisire e cavillare su relazioni e documenti che, probabilmente hanno letto, forse, per la prima volta ieri.



Prima gli incendi, ora il rischio di una catastrofe idrica. A Roma è scoppiata la guerra dell'acqua. E intorno è già partito il balletto delle responsabilità politiche, con accuse incrociate tra Regione e, per interposta società controllata, Comune di Roma Capitale. Prima i fatti: il periodo prolungato di siccità ha fiaccato la riserva idrica di Roma, il Lago di Bracciano, che ogni giorno fornisce circa 86mila metri cubi d'acqua ai cittadini romani. Ora, però, lo spettro del razionamento idrico di qui a una settimana si fa sempre più concreto. È il governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti a lanciare l'allarme: "Purtroppo è una tragedia. Il livello del lago di Bracciano si è abbassato con il rischio di catastrofe ambientale fino a questo evento. Abbiamo tempo 7 giorni per trovare una soluzione senza creare disagi ai cittadini romani, ma è sbagliato chiudere gli occhi. Il problema c'è ed è grave".
L'acqua a Roma sta finendo. Venerdì prossimo potrebbe scattare il razionamento perché il pericolo di un disastro non può essere più ignorato. In caso di un danno ambientale, la responsabilità ricadrebbe sulla Regione. La mossa di Zingaretti, volta sicuramente a tutelare l'ecosistema del bacino idrografico, mette così al riparo la Pisana da eventuali responsabilità. Di qui l'ordine ad Acea di sospendere i prelievi a partire dal 28 luglio e di monitorare le condizioni del bacino idrografico.

Per la multiutility quello della Regione è però un "atto abnorme e illegittimo e soprattutto inutile rispetto alla tutela del lago: azzerare la derivazione da Bracciano fa risparmiare 1,5 millimetri ma porterà agli abitanti di Roma pesantissimi disagi". Nello scontro tra Acea e Regione la sindaca Virginia Raggi, almeno sul piano delle dichiarazioni pubbliche, resta a guardare invitando entrambi i soggetti a "trovare una soluzione condivisa" che non crei disagi ai cittadini romani e non alimenti polemiche. È evidente però che quello del Comune non è un ruolo da semplice spettatore non pagante. Perché Roma Capitale è azionista di controllo della multiutility che fa arrivare l'acqua nelle case dei romani, negli ospedali e negli esercizi commerciali. Con il 51% ne detiene la maggioranza in Consiglio di amministrazione. Di riflesso, lo scontro è quindi tra Comune e Regione. Lo sforzo di tenersi a debita distanza dalle polemiche serve perciò a poco. "È auspicabile un intervento serio e rigoroso anche della stessa Virginia Raggi che non può continuare a fare melina e lasciare le responsabilità esclusivamente agli altri", attacca il Partito Democratico. "Come sindaca di Roma e socia di maggioranza di Acea ha il dovere di uscire allo scoperto e onorare i suoi compiti e i suoi doveri".
Per Acea il livello del lago è sì basso ma "è 90 centimetri in meno rispetto all'anno scorso su un lago di 160 metri. Stiamo attuando tutte le misure per ridurre la derivazione ma interromperla è a nostro giudizio un atto irresponsabile", ha minimizzato il presidente di Acea Ato2 Paolo Saccani.
Il botta e risposta tra la multiutility e non si arresta per tutta la giornata. Nel pomeriggio la Direzione Regionale per le risorse idriche del dirama una nota in cui accusa Acea di aver violato le prescrizioni sui prelievi che lei stessa aveva fissato:
"Nella Relazione Generale del Progetto del Nuovo Acquedotto del lago di Bracciano, redatto dalla stessa Acea, si definiva il livello idrometrico minimo concesso per le captazioni, fissandolo a m. 161,90 sopra il livello del mare. Anzi, a tale proposito, si prescriveva quanto segue: 'Verranno inserite le saracinesche di apertura e chiusura ed un sifone idraulico che provveda a disinnescare automaticamente le condotte, non appena il livello dell'acqua scende sotto la quota minima di m 161,90'. Attualmente il livello del lago di Bracciano è al di sotto di questa quota minima prefissata, e ancor più lontano dallo zero idrometrico che corrisponde a quota 163,04".
Una situazione simile non si ripeteva da circa dieci anni. Solo qualche settimane fa, con un'ordinanza della sindaca Raggi, è stato vietato l'uso d'acqua per attività non prioritarie (piscine, orti e giardini). Successivamente era stata disposta la chiusura di alcuni "nasoni", le famose fontanelle della città. Ma la siccità non ha dato tregua un giorno: il caldo, unito a una rete idrica ridotta a colabrodo con una percentuale di dispersione d'acqua che supera il 40%, sta mettendo a serio rischio ambientale, secondo la Regione, il bacino di Bracciano.
Polemiche che di certo non rendono la situazione meno "critica", come l'ha definita il ministro dell'Ambiente Galletti. Il Governo ha quindi aperto alla possibilità di dichiarare lo stato d'emergenza andando in soccorso del Governatore Zingaretti: "Da tempo monitoriamo la situazione attraverso l'Osservatorio permanente che proprio nell'ultima riunione ha deciso il passaggio per il Lazio a una condizione di severità idrica alta: ciò permette di attivare sia le procedure a sostegno del settore agricolo che la concessione eventuale dello stato di emergenza da parte della Protezione civile, su richiesta regionale". Ad oggi, però, di soluzioni neanche l'ombra.

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