giovedì 20 luglio 2017

La Francia prende una “pausa” sulla Torino-Lione. Definitiva

Il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron ha deciso di cambiare la politica dei trasporti nel suo paese, complice anche le difficoltà di bilancio, che costringono anche Parigi a stringere i cordoni della borsa. Una politica che rovescia l’ordine di priorità – in campo ferroviario – tra linee ad alta velocità e medio raggio, a vantaggio del secondo. Tra le vittime illustri di questo ripensamento-rovesciamento, la Torino-Lione.

La ministra dei trasporti francese Elisabeth Borne ha ieri spiegato a Reporterre.Net, sito francese di impronta ecologista, che Macron “ha annunciato che, dal momento che gli impegni che sono stati presi e i bisogni essenziali in termini di manutenzione e rigenerazione superano di dieci miliardi le entrate prevedibili in questa fase, siamo obbligati a fare una pausa per riflettere sul modello di mobilità e dare priorità ai progetti e in seguito andremo verso una legge di programmazione nella quale non saremo più tra promesse non finanziate: avremo anno per anno, con una visione su dieci anni e nel corso dei cinque anni del periodo quinquennale, spese e ricette equilibrate”.
Oer la Tav in Valsusa è dunque una campana a morto, ufficiale e di lungo periodo; probabilmente definitiva.
Quasi patetica la reazione dei media mainstream italiani, tutti ferocemente pro-Tav, che hanno seguito due linee: a) ignorare la notizia, b) negare che sia la parola fine sulla “grande opera”.
L’oscar del ridicolo va – per ora – a Repubblica. La notizia compare solo sull’online, non sull’edizione cartacea. E con un sottotitolo che sfida le leggi della logica: la “pausa”, secondo il quotidiano diretto da Calabresi figlio, “riguarderà il tratto francese non quello internazionale tra Saint Jean de Mauriénne e Susa”.
Domanda: dovendo fare un tunnel che va da A a B, com’è possibile che non si facciano i lavori dal lato B (Francia) ma continuino dal lato A (Valsusa)? Detto con le parole di Repubblica: esiste forse un “tratto internazionale” che non sia in territorio francese? Ci sono altre nazioni raggiungibili via tunnel dalla Valsusa senza fare il viaggio al centro della Terra?
Più seriamente, riportiamo qui anche il post inviatoci da Massimo Zucchetti, docente del Politecnico di Torino, tra gli scienziati da sempre contrari alla Tav Torino-Lione, tra gli autori del volume Travolti dall’alta voracità (Odradek, 2006), che festeggia a suo modo la decisione ufficiale francese.
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Giunge inattesa sul capo che ha tanto sofferto dei poveri Foietti e Virani, è di tutti i loro valvassini, la notizia che la Francia “si prende una pausa” sul TAV Torino-Lione.
Ma noi non spargeremo la mirra. Ricopiamo un nostro pezzo di tre anni fa. Scrivevamo nel 2014:
Sovrapporre la lotta NOTAV alla lotta di liberazione del 43-45 – anche se è una forzatura, lo riconosco – mi ha però sempre molto facilitato le cose. I comportamenti dei governanti e dei boiardi, da una parte, e quelli dei resistenti, dall’altra, erano facilmente riconducibili a momenti della lotta di liberazione.
Adesso mi pare siamo alla vigilia dell’insurrezione generale. Truppe alleate (in questo caso l’europa dei banchieri) stringono i cordoni della borsa e assediano il castello di carte del TAV, piccola repubblica delle coop “rosse” basata sulla menzogna, sullo spreco e sulle prevaricazioni politiche. Così come l’insurrezione di popolo del 25 aprile 1945 si scatenò quando gli alleati riuscirono a sfondare la linea gotica, credo che ora sia il momento – per i NOTAV vecchi e recenti (su quelli novissimi, dirò fra poco) – di insorgere pacificamente, con le parole, gli scritti, le voci, le presenze fisiche. Abbiamo già tutto pronto da anni. Ora attendiamo ALDO DICE 26 x 1.
Ora, sappiamo tutti il dramma che stanno vivendo in queste settimane i sostenitori del TAV Torino–Lione. Il tono delle loro dichiarazioni e le espressioni delle loro facce valgono più di ogni dato o fatto. L’avevamo detto in tutte le salse, da almeno dieci anni: se dite “ce lo chiede l’europa” per tacitare ogni opposizione, prima o poi – essendo un’europa delle banche – l’europa lo chiederà a voi, signori del TAV: vi chiederà “ce li avete, i soldi?”. Per quanta finanza creativa possiate fare (attiro la vostra attenzione, tra l’altro, sui guai giudiziari dell’inventore del termine, il prof. Giulio Tremonti), è difficile tirar fuori un coniglio grande come una montagna da un cappello a cilindro grande come un ditale.
E’ più facile che la montagna della Val Susa partorisca un topolino, cioè i vostri Sogni di: Gloria e Prebende e Consigli d’amministrazione e Posti distribuiti ai cari Amici e Foto sui giornali con il casco e Monumenti e Targhe ricordo nelle vostre città natali e Commesse alle vostre Cooperative “rosse” e Carriera politica e Ospitate da Vespa e dall’Annunziata e Premiazioni di libri e Foto su Newsweek con Bono ed Elton John e Titoli da Cumenda e Legion d’onore e Ordine di Gran Croce di Malta Cemento e Tondino e le vostre famiglie di sangue e amicali e politiche sistemate per tutta la vita e oltre.
TUTTI INFRANTI.
Ecco fatto. È successo.
Prendetevi una pausa. Ma attenti, fossi in voi andrei a riflettere ad Hammamet: farete la stessa fine.
Questo è solo l’inizio.

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