Il
presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron ha deciso di
cambiare la politica dei trasporti nel suo paese, complice anche le
difficoltà di bilancio, che costringono anche Parigi a stringere i
cordoni della borsa. Una politica che rovescia l’ordine di priorità – in
campo ferroviario – tra linee ad alta velocità e medio raggio, a
vantaggio del secondo. Tra le vittime illustri di questo
ripensamento-rovesciamento, la Torino-Lione.
La
ministra dei trasporti francese Elisabeth Borne ha ieri spiegato a
Reporterre.Net, sito francese di impronta ecologista, che Macron “ha
annunciato che, dal momento che gli impegni che sono stati presi e i
bisogni essenziali in termini di manutenzione e rigenerazione superano
di dieci miliardi le entrate prevedibili in questa fase, siamo obbligati
a fare una pausa per riflettere sul modello di mobilità e dare priorità
ai progetti e in seguito andremo verso una legge di programmazione
nella quale non saremo più tra promesse non finanziate: avremo anno per
anno, con una visione su dieci anni e nel corso dei cinque anni del
periodo quinquennale, spese e ricette equilibrate”.
Oer la Tav in Valsusa è dunque una campana a morto, ufficiale e di lungo periodo; probabilmente definitiva.
Quasi
patetica la reazione dei media mainstream italiani, tutti ferocemente
pro-Tav, che hanno seguito due linee: a) ignorare la notizia, b) negare
che sia la parola fine sulla “grande opera”.
L’oscar del ridicolo va – per ora – a Repubblica.
La notizia compare solo sull’online, non sull’edizione cartacea. E con
un sottotitolo che sfida le leggi della logica: la “pausa”, secondo il
quotidiano diretto da Calabresi figlio, “riguarderà il tratto francese non quello internazionale tra Saint Jean de Mauriénne e Susa”.
Domanda:
dovendo fare un tunnel che va da A a B, com’è possibile che non si
facciano i lavori dal lato B (Francia) ma continuino dal lato A
(Valsusa)? Detto con le parole di Repubblica: esiste forse un
“tratto internazionale” che non sia in territorio francese? Ci sono
altre nazioni raggiungibili via tunnel dalla Valsusa senza fare il
viaggio al centro della Terra?
Più
seriamente, riportiamo qui anche il post inviatoci da Massimo
Zucchetti, docente del Politecnico di Torino, tra gli scienziati da
sempre contrari alla Tav Torino-Lione, tra gli autori del volume Travolti dall’alta voracità (Odradek, 2006), che festeggia a suo modo la decisione ufficiale francese.
*****
Giunge
inattesa sul capo che ha tanto sofferto dei poveri Foietti e Virani, è
di tutti i loro valvassini, la notizia che la Francia “si prende una
pausa” sul TAV Torino-Lione.
Ma noi non spargeremo la mirra. Ricopiamo un nostro pezzo di tre anni fa. Scrivevamo nel 2014:
Sovrapporre
la lotta NOTAV alla lotta di liberazione del 43-45 – anche se è una
forzatura, lo riconosco – mi ha però sempre molto facilitato le cose. I
comportamenti dei governanti e dei boiardi, da una parte, e quelli dei
resistenti, dall’altra, erano facilmente riconducibili a momenti della
lotta di liberazione.
Adesso
mi pare siamo alla vigilia dell’insurrezione generale. Truppe alleate
(in questo caso l’europa dei banchieri) stringono i cordoni della borsa e
assediano il castello di carte del TAV, piccola repubblica delle coop
“rosse” basata sulla menzogna, sullo spreco e sulle prevaricazioni
politiche. Così come l’insurrezione di popolo del 25 aprile 1945 si
scatenò quando gli alleati riuscirono a sfondare la linea gotica, credo
che ora sia il momento – per i NOTAV vecchi e recenti (su quelli
novissimi, dirò fra poco) – di insorgere pacificamente, con le parole,
gli scritti, le voci, le presenze fisiche. Abbiamo già tutto pronto da
anni. Ora attendiamo ALDO DICE 26 x 1.
Ora,
sappiamo tutti il dramma che stanno vivendo in queste settimane i
sostenitori del TAV Torino–Lione. Il tono delle loro dichiarazioni e le
espressioni delle loro facce valgono più di ogni dato o fatto. L’avevamo
detto in tutte le salse, da almeno dieci anni: se dite “ce lo chiede
l’europa” per tacitare ogni opposizione, prima o poi – essendo un’europa
delle banche – l’europa lo chiederà a voi, signori del TAV: vi chiederà
“ce li avete, i soldi?”. Per quanta finanza creativa possiate fare
(attiro la vostra attenzione, tra l’altro, sui guai giudiziari
dell’inventore del termine, il prof. Giulio Tremonti), è difficile tirar
fuori un coniglio grande come una montagna da un cappello a cilindro
grande come un ditale.
E’
più facile che la montagna della Val Susa partorisca un topolino, cioè i
vostri Sogni di: Gloria e Prebende e Consigli d’amministrazione e Posti
distribuiti ai cari Amici e Foto sui giornali con il casco e Monumenti e
Targhe ricordo nelle vostre città natali e Commesse alle vostre
Cooperative “rosse” e Carriera politica e Ospitate da Vespa e
dall’Annunziata e Premiazioni di libri e Foto su Newsweek con
Bono ed Elton John e Titoli da Cumenda e Legion d’onore e Ordine di Gran
Croce di Malta Cemento e Tondino e le vostre famiglie di sangue e
amicali e politiche sistemate per tutta la vita e oltre.
TUTTI INFRANTI.
Ecco fatto. È successo.
Prendetevi una pausa. Ma attenti, fossi in voi andrei a riflettere ad Hammamet: farete la stessa fine.
Questo è solo l’inizio.
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