Uno dei primi effetti della sentenza su Mafia capitale è stata la successiva ordinanza con cui i giudici della X sezione penale del Tribunale di Roma hanno disposto, come previsto dalla legge, una serie di revoche di misure cautelari ancora in corso: gli arresti domiciliari per l’ex capogruppo Pdl Luca Gramazio (condannato a 11 anni) con il relativo divieto di contatti, anche telefonici e telematici, con persone diverse da familiari e difensori).
Tornano in libertà altri imputati: Claudio Bolla (condanna a 6 anni, finora con obbligo di firma); Stefano Bravo (condanna a 4 anni e sei mesi, obbligo di firma); Emanuela Bugitti (6 anni, arresti domiciliari); Claudio Caldarelli (10 anni, arresti domiciliari); Sandro Coltellacci (7 anni, arresti domiciliari); Paolo di Ninno (12 anni, custodia in carcere); Agostino Gaglianone (6 anni e mezzo, custodia in carcere); Carlo Maria Guarany (5 anni, arresti domiciliari); Cristiano Guarnera (4 anni, arresti domiciliari); Giuseppe Ietto (4 anni, custodia in carcere); Roberto Lacopo (6 anni, custodia in carcere); Michele Nacamulli (5 anni, obbligo di firma); Luca Odeavaine (8 anni, obbligo di firma); Franco Panzironi (10 anni, custodia in carcere); Pierpaolo Pedetti (7 anni, obbligo di firma); Carlo Pucci (6 anni, custodia in carcere) e Mario Schina (5 anni e mezzo, obbligo di firma).
I giudici hanno, invece, confermato la custodia cautelare in carcere per Massimo Carminati, Salvatore Buzzi, Riccardo Brugia, Matteo Calvio e Fabrizio Franco Testa. La difesa di Carminati ha inviato il dispositivo del verdetto al carcere di Parma dove l’imputato è detenuto al 41 bis per la revoca del regime. Sarà il Dap che nei prossimi giorni a provvedere. Con il pronunciamento della sentenza i termini di custodia cautelare ripartono e quindi gli imputati potranno tornare liberi solo se la sentenza di secondo grado non verrà emessa entro 18 mesi. Mentre il difensore di Buzzi, Alessandro Diddi fa sapere che depositerà a breve la richiesta di arresti domiciliari per il suo assistito, al momento detenuto nel carcere di Tolmezzo, in provincia di Udine. Le motivazioni del verdetto saranno depositate, salvo richiesta proroghe, il 20 ottobre dunque. I giudici hanno riconosciuto l’esistenza di due associazioni a delinquere, una dedita a usura ed estorsione, capitanata da Carminati, l’altra infiltrata nella pubblica amministrazione e dedita alla gestione di appalti e servizi pubblici, con l’ex Nar e Buzzi al vertice.