Contro i migranti, contro le navi delle Organizzazione non governative e in collaborazione con la guardia costiera libica che, però, in questo momento storico non si sa bene da chi è diretta e quanto, in realtà, sia in combutta con i trafficanti di uomini. Hanno messo nel mirino le Ong, gli attivisti di Azione identitaria, bollati come “fascisti”, anche se nel loro sito parlano di un movimento apartitico, in realtà si nutrono degli ideali dell’estrema destra, a tratti xenofoba. Da settimane sono al centro delle polemiche perché, attraverso una campagna di crowdfunding, sono riusciti ad affittare una nave con cui, adesso, vogliono andare nella zona Sar dove le organizzazioni non governative prestano soccorso ai migranti che tentano di attraversare il Mediterraneo per raggiungere l’Europa.
Lorenzo Fiato è il responsabile nazionale. A 23 anni sarà lui a guidare Defend Europe: “La nostra non è una missione di soccorso”. Cosa sia ancora non è chiaro. Cosa li spinge, invece, sì. Nella testa degli attivisti di estrema destra, infatti, la legge non scritta di chi va per mare (e secondo cui chi è in difficoltà deve sempre essere aiutato) è storpiata dalla convinzione che i cattivi sono i migranti che scappano dalle guerre civili e dalla fame e che i buoni sono rappresentati dalla guardia costiera libica, quegli “uomini in divisa” che dopo la morte di Gheddafi non si sa a chi rispondono (solo sotto il governo di Fayez Al Sarraj ci sono due Guardie costiere, una più vicina al ministero della Difesa e un’altra più vicina al ministero dell’Interno) e che più volte sono finiti nei verbali della polizia italiana che ha raccolto le dichiarazioni dei naufraghi salvati nel Canale di Sicilia.

“Il nostro compito – spiega Fiato, studente di Scienze politiche a Milano – è guardare, monitorare e riportare qualsiasi cosa di illecito nell’attività delle Ong, tipo spegnere il trasponder che è una cosa illegale o entrare in acque libiche senza autorizzazione”. Compito che semmai spetterebbe alle autorità dei singoli Paesi alle quali, probabilmente, Azione identitaria sembra volersi sostituire con la missione Defend Europe, per la quale sono stati raccolti circa 70mila euro: “Le donazioni sono arrivate in massa. Sono ragazzi che ci supportano, famiglie dall’Europa e dal Nord America”.
La nave ha un costo di appena 60mila euro grazie a un forte sconto che gli attivisti di estrema destra sono riusciti a ottenere da un “privato cittadino britannico di cui non posso dare informazioni”. “Ci è stata offerta, non regalata. L’abbiamo noleggiata a un prezzo di favore – è l’unica spiegazione fornita -. Senza il suo aiuto sarebbe costata anche il doppio”. Azione identitaria ha affittato, quindi, la nave C-Star, ribattezzata “anti-Ong” e battente bandiera del Gibuti. Doveva essere già in Sicilia ma è in ritardo, ferma all’altezza del canale di Suez: “Ci sono stati controlli di routine in Egitto per capire se la lista dei passeggeri era a posto, se c’erano delle armi a bordo e se c’erano dei personaggi strani”.
Cosa succederà quando ai migranti che potrebbero salire a bordo della C-Star verrà comunicato che saranno riaccompagnati in Libia?  Quale sarà la reazione di quegli uomini e quelle donne che, dopo un viaggio durato mesi e le violenze subite in Libia, sono stati disposti ad affidare la loro vita al destino di un gommone fradicio pur di raggiungere l’Italia? Domande che ci si deve porre e situazioni che vanno affrontare con operatori sociali, interpreti, medici. Niente di tutto questo sembrerebbe esserci sulla nave noleggiata dal movimento di estrema destra che, invece, a bordo, porterà “esperti della security”.
“Ma sono disarmati – puntualizza Fiato – Salvare i migranti è un’eventualità che abbiamo messo in conto. Possiamo dargli una mano, l’equipaggio è addestrato a prestare il primo soccorso. Dopo di che noi preferiamo che se ne occupi qualcuno di più professionale per cui chiameremo la prima Ong nei paraggi o la Guardia costiera libica che, se arriva prima, li riporterà in Libia”.
A quel punto, però, può succedere di tutto: dai migranti che non vorranno trasbordare da una nave all’altra per ritornare a Tripoli, a una vera e propria rivolta a bordo della C-Star: “Noi personalmente, con la nostra barca, non puntiamo a riportarli in Libia. A farlo sarà la guardia costiera. Noi vogliamo smontare la narrativa delle Ong che salvano vite umane in mare. Non è vero perché quello che stanno facendo è un servizio di taxi tra le coste della Libia e la Sicilia. Le navi delle Ong fungono da magnete per gli scafisti. Siamo difronte a un’immigrazione illegale e massiva che noi vogliamo tentare di fermare. Vogliamo indagare sulle Ong e passare le informazioni alla guardia costiera libica ogni qualvolta facciano qualcosa di sbagliato nelle acque internazionali”.
Ammesso e non concesso che questo possa avvenire, ciò che non è chiaro è chi sia l’interlocutore libico di Azione identitaria. Intanto Fiato ha già lasciato Milano e probabilmente in serata sarà a Catania dove da alcuni giorni sono arrivati gli altri attivisti dalla Francia, dall’Austia e dalla Germania. L’ingresso al porto della C-Star sarà accolto dalle contestazioni di associazioni e movimenti che hanno organizzato un presidio: “Sono parole al vento” sottolinea Fiato che, a pochi giorni dalla missione, strizza l’occhio a Matteo Salvini: “So per certo che ci ha ringraziato pubblicamente in una conferenza a Bergamo. Dopo di ché ci sono arrivati dei messaggi positivi da tutta Europa. Certamente lui è il personaggio più rilevante che si è esposto a nostro favore”.