sabato 7 maggio 2016

Roma. Migliaia di persone in piazza per dire Stop al TTIP

TTIP STOP corteo del 7
contropiano
Il colpo d’occhio a Piazza della Repubblica lascia già intendere che la gente a Roma ci è venuta e ci è venuta numerosa per dire con forza Stop al TTIP, il trattato transatlantico che è qualcosa di più e di peggio di un trattato di libero scambio tra i due poli economici più forti del pianeta.  Per un po’ agisce anche un errore ottico.
Nei giardini si concentrano centinaia di ragazzi, giovani e giovanissimi. Però non sono lì per la manifestazione contro il TTIP ma per l’annuale Marijuana Million March per la liberalizzazione delle droghe leggere. La coincidenza di date ha fatto sì che abbiano accettato di convergere sulla stessa piazza e lo stesso percorso del corteo “politico” e generazionalmente diverso.
Ma anche gli attivisti giunti da tutta Italia per manifestare contro il TTIP cominciano a crescere di numero. Quando vedi arrivare uno striscione con gente da Udine, si capisce l’appello a manifestare ha funzionato. Dal Veneto sono arrivati quattro pullman, in gran parte di reti e associazioni contadine. Saranno infatti molte realtà agricole a riempire le file del corteo, un segnale che chi lavora e vive con la terra vede il TTIP come una serissima minaccia. Non mancano spezzoni più politici. Ci sono un bel gruppone di Giovani Comunisti, i partiti, qualche pezzo di Cgil, i Cobas, l’Usb. La Piattaforma Sociale Eurostop è in piazza con il suo striscione che riafferma il No all’euro, all’Unione Europea e alla Nato, parole d’ordine che suscitano la curiosità dei giornalisti e attirano molti fotografi. Perché fuori dall’euro e Ue o dalla Nato? Perché sono la medesima strumentazione delle classi dominanti che vorrebbero l’intero pianeta ridotto ad un libero mercato a disposizione dei più forti, senza ostacoli né lacci e  lacciuoli. TTIP STOP corteo del 7
Ma il TTIP non è detto che veda convergere gli interessi delle classi dominanti in Europa e negli Stati Uniti. Il trattato è asimmetrico a tutto favore degli Usa e governi europei pesanti come Germania e Francia non sembrano affatto entusiasti di firmarlo. Si può dire che le possibilità che non venga firmato stiano superando quelle di essere firmato. Troppe contraddizioni tra i due principali poli economici della competizione globale in corso.
Il corteo si ingrossa, sfila per via Cavour poi gira verso via Merulana  per andare a San Giovanni dove associazioni e sindacati hanno allestito numerosi stand informativi. Si può affermare onestamente che almeno 15mila persone sono scese in piazza oggi.  A San Giovanni, mentre i vari spezzoni continuano ad arrivare, si alternano dal palco gli attivisti dei vari comitati anti TTIP di diverse città. In fondo al corteo, per la prima, anche uno spezzone del M5S con lo striscione “Elezioni subito”, slogan legittimo ma effettivamente un po’ sopra le righe rispetto al tema della manifestazione.  A parziale giustificazione di questa “sensibilità elettorale” è la verifica che questo è il tema di molti capannelli e chiacchierate lungo il corteo. Oggi sono state pubblicate le liste dei candidati e quasi ovunque si parla solo di questo, con tutti i rituali, talvolta un po’ fastidiosi, di chi ti sgrana un sorriso a32 denti che non ti aveva mai regalato e ti fa sapere con malcelato interesse che “ciao, mi sono candidato alle elezioni, volevo dirti che…..”. E uno a chiedersi, ma non potevamo parlarne sei mesi  o un anno fa?
Ma la cronaca non è ancora finita perché subito dopo il corteo ufficiale si staglia la massa dei manifestanti della Marijuana Million March, migliaia di giovani e giovanissimi (pischelletti diremmo a Roma). Due mondi che magari ancora non si sono capiti ma che parlano diversamente  il linguaggio della ribellione allo stato delle cose presenti.
Non è stata oceanica come quella di Berlino, ma la manifestazione di oggi a Roma ha visto migliaia e migliaia di persone in piazza, in un paese dove il governo non tira calci contro il TTIP come in Germania  ma, anzi, vorrebbe sbrigarsi a sottoscriverlo. Un segnale di mobilitazione interessante, soprattutto per la dimostrazione di vitalità di tante reti sociali che agiscono ormai autonomamente dai circuiti politici tradizionali.

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