Il caso della donna colpita negli Stati Uniti da un'infezione causata da un batterio resistente agli antibiotici ha destato allarme. Di fatto però, spiegano gli esperti, questo è un caso limite ma il fenomeno è in atto da anni.
Dalle analisi degli esperti del dipartimento della Difesa americana è emerso che il batterio resistente appartiene a un ceppo di escherichia coli: "Un batterio presente nell'intestino umano e animale - spiega il virologo Fabrizio Pregliasco ad HuffPost - fa parte della nostra flora intestinale. Alcune varianti però possono diventare 'cattive' e possono portare anche al decesso".
Ma perché i batteri stanno sviluppando la resistenza agli antibiotici? "Quando assumiamo un antibiotico - spiega Pregliasco - comincia dentro di noi una sorta di lotta tra guardie e ladri. Il batterio col tempo 'spunta la lama' e diventa sempre più resistente al farmaco. Il farmaco sostanzialmente cosa fa? Come se fosse un granellino, si inserisce all'interno dei meccanismi per la riproduzione del batterio e la blocca". Fin ora sono stati studiati quasi tutti i sistemi riproduttivi dei batteri ma "da anni non si trovano nuovi antibiotici, l'organismo quindi assumendo sempre lo stesso tipo di farmaco diventa resistente. Ci sono vari problemi: le ricerche sono diventati più costose ma anche più difficili, perché i sistemi di riproduzione batterica sono stati tutti esplorati, quindi nuove armi, al momento, non ce ne sono".
Secondo un rapporto britannico, "Review on Antimicrobial Resistance", voluto dal premier David Cameron a metà del 2014, le infezioni per le quali non avremo farmaci a disposizione potrebbero arrivare a uccidere 10 milioni di persone: una ogni tre secondi. C'è da preoccuparsi? "L'Organizzazione mondiale della sanità, ministero italiano della Salute hanno già lanciato l'allarme da diversi anni. Quello americano è un esempio limite ma di fatto il problema c'è e da tempo - risponde il virologo - non c'è da spaventarsi ma da preoccuparsi sì. Per ora le cose che possiamo fare è limitare l'uso degli antibiotici solo quando necessari: i pazienti devono stare attenti al dosaggio, perché se si assumono con frequenza il batterio si abitua più facilmente. È necessario rispettare i tempi, perché l'antibiotico porta alla guarigione in pochi giorni però, se non si continuare ad assumere il farmaco, non si debellano tutti i batteri presenti. Se si smette di assumere l'antibiotico e non sono stati 'uccisi' tutti i batteri, quelli "sopravvissuti" possono sviluppare una forma di resistenza. I medici, dal conto loro, devono usare le prescrizione con cautela. È in oltre necessario un uso responsabile degli antibiotici negli allevamenti. In Italia gli allevatori si sono dati un codice, ma ciò non è successo per il resto del mondo. Se l'antibiotico viene somministrato al pollo, a esempio, per farlo sopravvivere, l'antibiotico si disperde nell'ambiente, e i batteri che sono in quell'ambiente possono sviluppare resistenza".
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