"Gli aiuti promessi dall'Ue per l'accordo sui migranti non sono mai arrivati alla Turchia". All'indomani del duro faccia a faccia con la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si prende la scena finale del World Humanitarian Summit di Istanbul per tornare all'attacco di Bruxelles e rilanciare la sua minaccia: "Se non ci saranno progressi sulla liberalizzazione dei visti, la Turchia non continuerà nell'attuazione dell'accordo sui migranti".
Erdogan lancia il suo nuovo affondo contro l'Europa mentre in casa dà il via libera al nuovo governo del fedelissimo Binali Yildirim, dopo aver silurato Ahmet Davutoglu, l'ex premier protagonista delle trattative con l'Ue ma riluttante all' introduzione del super-presidenzialismo. Nel nuovo esecutivo manca anche un altro nome chiave del rapporto di collaborazione sviluppato in questi mesi tra Ankara e Bruxelles: Volkan Bozkir.
Il capo negoziatore con l'Ue, che in questi mesi ha tessuto il patto su migranti e visti, viene sostituito nella poltrona di ministro per gli Affari Europei dal portavoce del partito di governo Akp, Omer Celik, con la promessa di essere ancora più fedele alla linea di Erdogan. Che, dopo le minacce di oggi, si annuncia ancora più dura.
Nel nuovo esecutivo vengono confermati quasi tutti gli altri posti chiave. Agli Esteri resta Mevlut Cavusoglu e agli Interni Efkan Ala. Alla guida dell'Energia confermatissimo anche il genero di Erdogan, Berat Albayrak, che, in vista di una possibile successione dinastica, il presidente non ha voluto 'bruciare' come primo ministro a tempo. Perché "il compito più importante" del nuovo esecutivo, ha ribadito Yildirim, sarà quello "di adeguare la Costituzione allo stato attuale della relazione tra il nostro presidente e il popolo". Cioè: concentrare i poteri nelle mani di Erdogan. Che intanto lancia subito un nuovo segnale del suo controllo sull'esecutivo, presiedendo domani il primo Consiglio dei ministri. Cade invece la testa del vicepremier Yalcin Akdogan, protagonista delle trattative di pace con i curdi, oggi sepolte sotto le macerie della guerra senza quartiere al Pkk.
Al governo resta come vicepremier Mehmet Simsek, l'ex strategist di Merrill Lynch considerato una delle 'assicurazioni' sulla tenuta della politica finanziaria di Ankara. La sua conferma era la più attesa dai mercati, in un Paese che appare sempre più instabile. Il nuovo responsabile dell'Economia sarà Nihat Zeybekci, ma Simsek rimarrà a vegliare su di lui e sulle sparate di Erdogan contro "le lobby dei tassi d'interesse".
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