Secondo il dossier
"Spiaggiopoli 2016", nel 2001 erano 5.369, oggi sono 12mila. La Liguria
prima come numero di stabilimenti, in Campania 80 chilometri di spiaggia
privata.
repubblica.it di ANTONIO CIANCIULLO
ROMA - È un muro lungo 1.050 chilometri: circa un quarto delle coste balneabili è stato concesso in uso a privati. Gli stabilimenti, che nel 2001 secondo uno studio Doxa erano 5.369, sono arrivati a quota 12 mila. Sono i dati contenuti nel rapporto "Spiaggiopoli 2016: mare in gabbia", curato dai Verdi.
"Nemmeno l'agenzia del demanio sa che superficie occupano questi stabilimenti, ma facendo un calcolo deduttivo prudenziale si può stimare una superficie di circa 2 mila ettari e uno stabilimento ogni 400 metri di costa balneabile", afferma Angelo Bonelli, il responsabile del dossier. "In Italia sono state rilasciate concessioni demaniali sulle coste per 160 milioni di metri cubi, pari a 534.000 appartamenti da 100 metri quadrati. È un bel contributo alla cementificazione che deturpa il 60-70% dei nostri litorali, a fronte di una media mediterranea del 40%".
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Oltretutto, secondo il dossier, l'affitto riscosso dallo Stato per la concessione è modesto (101 milioni di euro, a fronte di incassi che i Verdi calcolano in 10 miliardi) perché viene applicata la tariffa sui luoghi "a bassa valenza turistica". Così, per fare un esempio, a Ostia ci sono stabilimenti che pagano tra i 500 e i 700 euro mensili per aree di qualche migliaio di metri quadrati: l'affitto di un appartamento popolare.
Al primo posto per numero di stabilimenti c'è la Liguria: su 135 chilometri solo 19 sono liberi e 3 attrezzati. Segue l'Emilia Romagna con 80 chilometri su 104 occupati da bagni privati: la sola provincia di Rimini su 40 chilometri di costa ha la bellezza di circa 700 stabilimenti. A Roma (lido di Ostia) l'85% delle spiagge è occupato da stabilimenti. In Campania ci sono 80 chilometri di spiaggia privata. In Sicilia il caso simbolo è la cancellata della spiaggia di Mondello, mentre a Maiori, nel cuore della costiera amalfitana, una delibera comunale ha di fatto privatizzato tutto il litorale: 830 metri su 850.
"A questi problemi si sommano le infiltrazioni mafiose", aggiunge Bonelli. "In Italia negli ultimi 5 anni sono stati oltre 110 gli stabilimenti balneari sequestrati alle cosche. I motivi dell'interesse della malavita organizzata per i litorali sono infatti vari: vanno dalla possibilità di riciclare denaro di provenienza illecita all'alto livello di redditività degli stabilimenti considerato che il costo della concessione demaniale incide per meno dell'1% sul fatturato dello stabilimento. Questo è il motivo per cui la battaglia per il controllo del business delle spiagge prosegue con tutti i mezzi: solo sul litorale romano dal 2009 al 2013 ci sono stati circa 30 attentati incendiari e dinamitardi ai danni di strutture balneari. Il dato emerge anche dalle cronache giudiziarie: tra i beni sequestrati a Massimo Carminati c'erano alcuni stabilimenti balneari".
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