Fonte: L'Huffington PostAutore: Laura Eduati
Dopo l a polemica con l’Anpi e con Bianca Berlinguer , il Partito democratico fa arrabbiare anche gli eredi di Pietro Ingrao e Nilde Iotti, capisaldi del Partito comunista italiano, arruolati virtualmente proprio dal Pd nella campagna per il “sì” al referendum sulle riforme costituzionali.
Circolano nei social network due manifesti con il logo dem: entrambi utilizzano una foto di Ingrao e Iotti con una frase effettivamente pronunciata dai defunti leader Pci. L’intenzione è quella di trasformare i due storici esponenti comunisti in sostenitori della riforma del Senato di Matteo Renzi.
La responsabile comunicazione dem Alessia Rotta precisa che i poster non sono ufficiali ma probabilmente sono stati creati dai militanti Pd.
La figlia Celeste Ingrao si ribella e domenica in un post su Facebook ha accusato i renziani di strumentalizzare le parole del padre:
“Gira da ieri su Facebook una foto di papà con appiccicato sopra un grosso SI e il simbolo del PD, prendendo a pretesto frasi pronunciate in tutt’altro contesto e avendo in mente tutt’altra riforma. Non so chi siano gli ultras renziani che hanno avuto questa brillante idea. Mi viene però da dirgli che se, come si usa dire ora, bisogna metterci la faccia ci mettessero la loro e quella dei loro ispiratori”.
La frase di Ingrao incollata sul manifesto critica il bicameralismo, facendolo apparire sostanzialmente favorevole alla riforma di Matteo Renzi che ha fortemente attenuato il ruolo del Senato.
Al telefono con l’Huffington Post Celeste Ingrao ammette di avere pensato di querelare il Partito democratico per abuso di immagine. E approfondisce il suo pensiero: “La frase attribuita a mio padre è sicuramente vera perché negli anni ’80 i comunisti discutevano della necessità del monocameralismo, ma la riforma di Matteo Renzi è un pastrocchio e non assomiglia per niente a quella proposta del Partito comunista”.
Il Partito democratico, spiega ancora la figlia, “dimentica di citare anche il resto della proposta del Partito comunista di allora: se si doveva sopprimere il Senato, allora bisognava eleggere i deputati alla Camera con il proporzionale per garantire piena rappresentanza al popolo. Questa parte viene completamente dimenticata e, anzi, stravolta perché nella riforma entra anche l’Italicum”.
Ecco perché per gli eredi usare le parole di Pietro Ingrao è quasi blasfemo. E anche curioso, quasi opportunista. “Davvero interessante che il Partito democratico rompa con la storia del Partito comunista e allo stesso tempo ora voglia usare quella stessa storia per pubblicizzare la sua riforma”, annota Celeste Ingrao. Secondo la quale una modifica alla Costituzione “è sempre possibile perché la sinistra radicale non è mai stata solo conservativa e anzi negli anni ha aperto all’ipotesi di una riforma, ma la Costituzione che esce dalle mani del governo Renzi è incomprensibile e incoerente”.
“Questo episodio davvero poco edificante fa comprendere come la campagna per il ‘sì’ sarà pesante”, conclude la figlia del leader.
E anche Nilde Iotti campeggia in un manifesto analogo che circola nei social newtork, provocando le ire dei simpatizzanti della sinistra.
Uno dei primi a reagire contro l’uso degli illustri esponenti comunisti è Gianni Cuperlo , rappresentante della minoranza dem. Cuperlo critica non soltanto il manifesto di Ingrao (domenica non era ancora spuntato quello con Nilde Iotti) ma anche il riferimento a Enrico Berlinguer fatto dal premier per convincere della bontà della riforma:
“Si può credere di cavalcare l’onda giusta della storia. Quello che non si può fare – che a nessuno è concesso di fare – è piegare la storia come un giunco e calpestarla. Questo no, perché i danni che si producono sono assai più duraturi dei benefici possibili. I partigiani veri voteranno come credono giusto. Quanto a Ingrao e Berlinguer, per l’amor del cielo, lasciate stare”.
A mobilitarsi contro i manifesti è soprattutto la famiglia politica di Ingrao come Maria Luisa Boccia, nipote del leader Pci ed ex senatrice per Rifondazione comunista: “Il Pd di Renzi usa in modo cinico e strumentale la sua immagine e le sue parole”.
Per Boccia due sono le “menzogne” che il partito di governo sta cercando di propagandare: “è falso che la controriforma Boschi elimini ‘il doppio lavoro’, perché il Senato non è abolito. Il monocameralismo, voluto da Ingrao, è stato riproposto in questa legislatura ed è stato ignorato; e con esso l’effettiva riduzione di parlamentari e dei costi del Parlamento”.
In secondo luogo, riprendendo il ragionamento della figlia Celeste, “è falso che Ingrao avrebbe approvato questa controriforma, perché si era esplicitamente pronunciato contro analoghe proposte della commissione Bozzi”.
Nessun commento:
Posta un commento