Vi proponiamo la traduzione di un articolo
che tutti i giornali francesi si son rifiutati di pubblicare. L’autore è
il compagno Philippe Martinez, segretario generale della CGT, il
principale sindacato francese. E’ stato pubblicato giovedì 26 maggio
solo sul quotidiano del partito comunista francese L’Humanité.
Gli altri
giornali quel giorno non sono usciti in edicola a causa dello sciopero
seguito al rifiuto di pubblicare proprio questo articolo. La CGT aveva
chiesto a tutta la stampa nazionale di pubblicarlo gratuitamente per
spiegare le ragioni di chi da mesi lotta contro il Jobs act di Hollande e
Valls. Tutti i giornali hanno rifiutato tranne naturalmente …
L’Humanitè. Il sindacato francese ha posto in maniera clamorosa il tema
dell’orientamento filo-padronale e neoliberista dell’informazione.
(M.A.)
Dopo l’annuncio del progetto della cosiddetta ‘loi travail’,
il governo ha rifiutato ogni forma di concertazione con l’insieme delle
organizzazioni sindacali e in particolare con la CGT. Una riunione su
questioni molto ampie e poi… più niente!
Comunque, la prima versione di questo testo non è stata riportata prima alle organizzazioni sindacali, ma alla stampa.
La
CGT denuncia un governo che impone degli arretramenti sociali
successivi a causa della legge per le garanzie dell’occupazione o legge
Macron.
La CGT denuncia un governo che si radicalizza calpestando
dapprima la democrazia sociale, poi la democrazia politica con
l’utilizzazione del 49-3 all’Assemblea nazionale.
La CGT denuncia un
governo che si radicalizza dal momento che il 74 % dell’opinione
pubblica si dice contraria al progetto della legge sul lavoro.
La CGT
denuncia un governo che si radicalizza dal momento che un movimento
sociale condotto da quattro organizzazioni sindacali di lavoratori e tre
organizzazioni giovanili dura da più di due mesi. Senza considerare il
fatto che un quinto sindacato di lavoratori contesta numerosi articoli
del progetto di legge, di cui l’inversione della gerarchia delle norme.
Diversi
ministri, tra i quali il primo ministro, rifiutano il dialogo e il
dibattito di fondo e hanno fatto la scelta deliberata dell’invettiva e
dell’autoritarismo prendendo di mira il primo sindacato della Francia,
la CGT, e aprendo anche la strada al rilancio e agli insulti della
destra e dell’estrema destra.
Il presidente della Repubblica, il
primo ministro e il ministro dell’economia stanno dando la prova di
essere ben impegnati in una lotta, ma una lotta lontana dalle realtà
sociali del paese e dalle preoccupazioni dei cittadini, quella della
candidatura alle elezioni presidenziali nel 2017.
Se la CGT saluta
l’annuncio di misure specifiche per i giovani fatte da Matignon e
ottenute grazie alle prime mobilitazioni unitarie, quando il governo
fustigava e denigrava la gioventù accusata di non comprendere niente,
non può che constatare che queste non hanno niente a che vedere con il
progetto della legge del lavoro. La CGT sarà per tanto vigile per
assicurarsi della corretta applicazione di queste misure.
Se la CGT
saluta i progressi dentro un accordo firmato all’unanimità dai sindacati
e dal patronato dei professionisti dello spettacolo sull’indennità di
disoccupazione, anche lì ottenuti in seguito alle mobilitazioni, non può
che condannare l’opposizione del Medef e il silenzio inquietante del
governo.
La CGT denuncia un testo guida al ribasso del «costo» del
lavoro che darà meno protezioni ai salariati e diminuirà la
remunerazione. Così, bisognerebbe precarizzare e licenziare di più per
assumere di più ?
La CGT non può accettare che, con questo testo,
ogni datore di lavoro, come vorrà, potrà “fare la sua legge”
nell’impresa. Il principio della deroga al diritto collettivo diventerà
una regola.
È per queste ragioni che la CGT chiede il ritiro della
legge del lavoro e l’apertura di reali negoziazioni per un nuovo codice
del lavoro uguale per tutti, basato su:
La creazione di un nuovo
statuto del lavoro salariato e della Sicurezza sociale professionale per
rispondere alle sfide del mondo del lavoro di oggi e di domani. Cioè
dei diritti (lavoro, carriera, riconoscimento delle qualifiche,
formazione professionale, protezione sociale…) collegati alla persona,
evolutivi e progressivi che impediscano un arretramento e trasferibili e
opponibili ai datori di lavoro.
Nello stesso tempo, la CGT rivendica
di lavorare meno, lavorare meglio e lavorare tutti al fine di
conciliare creazione di lavoro e progresso sociale.
Perché sì, la
modernità, è il progresso sociale, è più diritti e più garanzie per
l’insieme dei lavoratori e dei cittadini. Non un ritorno al XIX secolo.
È
per questa ragione che la CGT chiede il ritiro della ‘loi travail’ e
chiede l’apertura di reali negoziati per un nuovo Codice del lavoro
uguale per tutti.
*segretario generale della CGT
traduzione di Laura Nanni
articolo originale: Philippe Martinez: «La modernité, c’est le progrès social, pas la loi travail!»
http://www.humanite.fr/philippe-martinez-la-modernite-cest-le-progres-social-pas-la-loi-travail-608065
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martedì 31 maggio 2016
Francia. “La modernità è il progresso sociale, non è la ‘loi travail’!”
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