Il bilancio
dell’ottava giornata di mobilitazione nazionale, realizzata giovedì da
quasi tutti i sindacati del paese e dalle organizzazioni studentesche, è
di alcune centinaia di migliaia di persone in piazza in decine di
città, oltre che di 77 manifestanti fermati (ormai il numero totale dei
dimostranti che hanno subito le ‘attenzioni’ delle forze dell’ordine ha
superato quota 1500 in tre mesi).
Ieri le otto sigle sindacali e studentesche protagoniste di tre mesi di braccio di ferro – insieme ad un movimento giovanile più informale e a spezzoni più radicali che denunciano la scarsa conflittualità e determinazione delle organizzazioni ufficiali dei lavoratori – hanno quindi lanciato un appello “a proseguire ed ampliare” la mobilitazione. “Siamo determinati. Promettiamo che se il governo non ritira il suo progetto, se i lavoratori non sono d’accordo, le mobilitazioni continueranno e si estenderanno” ha tuonato Philippe Martinez, leader della Cgt che il governo sta tentando di isolare e criminalizzare di fronte agli spezzoni più moderati di una opinione pubblica che comunque rimane in gran parte contraria al Jobs Act in versione francese.
Nelle ultime settimane il movimento di protesta contro la legge che precarizza e flessibilizza i rapporti di lavoro, rendendo più facili i licenziamenti e concedendo priorità ai contratti aziendali a scapito di quelli nazionali di categoria, si è inasprito e radicalizzato: agli scioperi e alle manifestazioni si sono aggiunti i blocchi e i picchetti ai porti, agli aeroporti, alle raffinerie e ai depositi di carburante. “Valls dimettiti” e “No alla legge sul lavoro” scandivano anche ieri centinaia di manifestanti a pugno alzato, che bloccavano il deposito petrolifero di Donges, il secondo del Paese, prima che le forze dell’ordine li costringessero a evacuare. Ieri una quindicina di depositi di carburante sono stati sbloccati senza grossi incidenti dalla polizia in assetto antisommossa. Ne resta solo uno in sciopero, quello di Gargenville (Yvelines) nella regione parigina. Ma sei delle otto raffinerie del paese continuano ad operano a regime ridotto o sono ferme del tutto a causa del fermo proclamato nello strategico settore da parte della Cgt e di altre sigle sindacali, con il risultato che circa il 20% delle pompe di benzina sono ancora a secco mentre l’Ente dell’aviazione civile di Parigi ha invitato per precauzione tutti gli operatori delle linee aeree a fare il pieno di carburante all’estero. In due delle quattro raffinerie Total interessate dal blocco, a Feyzin e Grandpuits, i lavoratori hanno votato per estendere lo sciopero rispettivamente fino al 30 maggio e al 3 giugno.
Le mobilitazioni continuano
anche in altri settori. Ieri circa 4000 lavoratori hanno protestato
contro la legge El Khomri davanti allo scalo aeroportuale di Marsiglia,
che però non è stato bloccato, al contrario di quanto è avvenuto col
porto de La Rochelle e con la strada di accesso all’aeroporto di Nantes,
mentre continua lo sciopero al terminal petrolifero del porto di Le
Havre e da giovedì la produzione di energia elettrica in 10 centrali
nucleari sulle 19 esistenti nel paese è diminuita sensibilmente.
La prossima settimana è stato già indetto uno sciopero dei trasporti pubblici che coinvolgerà la rete ferroviaria nazionale della Sncf, la metropolitana di Parigi e il trasporto aereo.
Con un comunicato, i sindacati in lotta annunciano «forti
convergenze delle lotte intercategoriali nei prossimi giorni», in vista
della «giornata nazionale» di mobilitazione e della grande
manifestazione convocata a Parigi il 14 giugno, giorno previsto per
l’inizio della discussione della Loi Travail al Senato. Una
manifestazione che dovrebbe essere seguita da un’altra forte giornata di
lotta qualche giorno più tardi. Ma neanche Philippe Martinez, che pure
parla di ‘generalizzazione dello sciopero’, ha finora citato la
possibilità di quello sciopero generale nazionale invocato a gran voce
sia da Nuit Debout sia da molti spezzoni del mondo del lavoro che
spingono per una lotta più determinata e incisiva. Anche il boicottaggio
degli Europei di calcio il cui inizio è previsto il 10 giugno prossimo,
che finora sembrava una carta in mano ai sindacati per costringere
l’esecutivo alla resa, è stato smentito da Martinez, secondo il quale
l’appuntamento sportivo internazionale non è tra gli obiettivi della
mobilitazione.La prossima settimana è stato già indetto uno sciopero dei trasporti pubblici che coinvolgerà la rete ferroviaria nazionale della Sncf, la metropolitana di Parigi e il trasporto aereo.
Mobilitazione che comunque
rimane la più importante nel paese degli ultimi 35 anni, e la prima così
generalizzata e forte contro un governo di centrosinistra.
Dall’elezione del socialista François Mitterrand alla presidenza della
Repubblica nel 1981, i presidenti e i governi socialisti francesi hanno
dovuto affrontare numerose proteste su questioni sociali (come contro la
scuola privata nel 1984) o scioperi in alcuni settori, ma mai una
mobilitazione sindacale generale di protesta della portata di quella
attuale. Finora, le principali mobilitazioni sindacali erano state
dirette contro i progetti di controriforma promossi dai governi della
destra, con Jacques Chirac e Nicolas Sarkozy all’Eliseo. I più
importanti movimenti di protesta sono stati quello sviluppatosi contro
la tentata riforma del sistema di previdenza sociale, con Alain Juppé
primo ministro (1995-97), che aveva toccato anche le pensioni dei
lavoratori del pubblico impiego, categoria già colpita dal blocco dei
salari. Anche il primo ministro Jean-Pierre Raffarin (2002-2005) e il
suo ministro del Lavoro Francois Fillon, che intendevano tagliare le
pensioni, dovettero affrontare piazze gremite di manifestanti e numerosi
scioperi. Le proteste degli studenti, sia liceali sia universitari,
hanno fatto saltare i piani governativi più volte, come all’epoca del
salario minimo di ingresso (Cip) o del contratto di primo impiego (Cpe).
Intanto sui media francesi rimbalza l’inquietante immagine di
un poliziotto in borghese che punta la pistola contro i manifestanti
che lo avevano riconosciuto e cacciato – insieme ad un collega con il
volto coperto da un casco integrale – dal corteo che ha sfilato nel
centro di Parigi. Il prefetto della capitale ha ammesso ma anche
giustificato il comportamento dell’agente infiltrato, affermando che è
stato costretto a difendersi da vari giovani che mettevano a rischio la
sua incolumità aggredendolo con bastoni, sbarre di ferro e bottiglie. Ma
i testimoni parlano di qualche spintone e di urla da parte dei
lavoratori che hanno scoperto il provocatore, niente più.Marco Santopadre
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