La deputata di Die Linke ha manifestato forti preoccupazioni sulla
trasparenza dell’accordo. I parlamentari prescelti alla consultazione
hanno due ore di tempo, non possono essere accompagnati da nessun
esperto, sono colegati ad un computer senza internet. I telefoni
cellulari e qualsiasi altro dispositivo elettronico deve essere
depositato in una cassetta di sicurezza.
“La stessa procedura di registrazione per entrare nella stanza la dice lunga. Dopo essermi registrata mi sono state fornite le istruzioni su come avrei dovuto utilizzare la stanza“, scrive la Kipping in un resoconto su questa esperienza ripresa da Sputnik. “La prima cosa che ho notato è che i termini e le condizioni erano già state oggetto di trattative tra la Commissione Europea e gli Stati Uniti. Fateci caso, il TTIP non è ancora formalmente ratificato, e già i singoli paesi coinvolti hanno perso il diritto di decidere chi possa leggere il testo e a quali condizioni”.
E ancora: “Ho sempre pensato che i parlamentari eletti abbiano diritto all’informazione. Eppure i negoziatori del TTIP (chi mai gli ha dato legittimità?) si comportano come se ci stessero CONCEDENDO l’accesso ai testi solo per il loro buon cuore. L’accesso come segno di eccezionale fiducia. Chiunque l’abbia scritto — pensano davvero che un parlamentare debba sentirsi lusingato? Per me ha solo il sapore del totalitarismo.
‘Permettere l’accesso’ e ‘estendere la fiducia’ non è il tipo di linguaggio che usi se credi davvero nella democrazia’”.
“Non ci viene consentito di portare con noi alcuno specialista, ad alcuna condizione di sicurezza, nella stanza di lettura. Così come per i cittadini comuni, che alla fine dovranno sopportare il peso maggiore del TTIP, anche gli specialisti non hanno alcuna possibilità di accedere a questi testi segreti. A casa mia questa non è trasparenza”, ha detto.
Infine: “Le due ore che ho passato nella stanza di lettura erano ovviamente insufficienti per leggere tutti i documenti. Eppure, dopo, mi sono resa conto che nulla di ciò che ho letto mi avrebbe potuto far ripensare le mie critiche iniziali sul TTIP. È già di per sé rivelatorio che il Ministero per gli Affari Economici adotti tutte queste misure per impedire che il testo del TTIP venga divulgato. E hanno ogni ragione per farlo. Chiunque voglia entrare in questi negoziati avendo in mente di migliorare la protezione dell’ambiente, dei consumatori, e le condizioni di lavoro, non avrebbe alcuna paura della trasparenza. Chi invece è attivamente impegnato a svendere la democrazia, è ovvio che non voglia finire sotto esame da parte dell’opinione pubblica. Se Sigmar Gabriel e i negoziatori sono davvero convinti dei benefici del TTIP, perché non rendono il testo pubblicamente disponibile su Internet?”
“La stessa procedura di registrazione per entrare nella stanza la dice lunga. Dopo essermi registrata mi sono state fornite le istruzioni su come avrei dovuto utilizzare la stanza“, scrive la Kipping in un resoconto su questa esperienza ripresa da Sputnik. “La prima cosa che ho notato è che i termini e le condizioni erano già state oggetto di trattative tra la Commissione Europea e gli Stati Uniti. Fateci caso, il TTIP non è ancora formalmente ratificato, e già i singoli paesi coinvolti hanno perso il diritto di decidere chi possa leggere il testo e a quali condizioni”.
E ancora: “Ho sempre pensato che i parlamentari eletti abbiano diritto all’informazione. Eppure i negoziatori del TTIP (chi mai gli ha dato legittimità?) si comportano come se ci stessero CONCEDENDO l’accesso ai testi solo per il loro buon cuore. L’accesso come segno di eccezionale fiducia. Chiunque l’abbia scritto — pensano davvero che un parlamentare debba sentirsi lusingato? Per me ha solo il sapore del totalitarismo.
‘Permettere l’accesso’ e ‘estendere la fiducia’ non è il tipo di linguaggio che usi se credi davvero nella democrazia’”.
“Non ci viene consentito di portare con noi alcuno specialista, ad alcuna condizione di sicurezza, nella stanza di lettura. Così come per i cittadini comuni, che alla fine dovranno sopportare il peso maggiore del TTIP, anche gli specialisti non hanno alcuna possibilità di accedere a questi testi segreti. A casa mia questa non è trasparenza”, ha detto.
Infine: “Le due ore che ho passato nella stanza di lettura erano ovviamente insufficienti per leggere tutti i documenti. Eppure, dopo, mi sono resa conto che nulla di ciò che ho letto mi avrebbe potuto far ripensare le mie critiche iniziali sul TTIP. È già di per sé rivelatorio che il Ministero per gli Affari Economici adotti tutte queste misure per impedire che il testo del TTIP venga divulgato. E hanno ogni ragione per farlo. Chiunque voglia entrare in questi negoziati avendo in mente di migliorare la protezione dell’ambiente, dei consumatori, e le condizioni di lavoro, non avrebbe alcuna paura della trasparenza. Chi invece è attivamente impegnato a svendere la democrazia, è ovvio che non voglia finire sotto esame da parte dell’opinione pubblica. Se Sigmar Gabriel e i negoziatori sono davvero convinti dei benefici del TTIP, perché non rendono il testo pubblicamente disponibile su Internet?”
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