controlacrisi fabrizio salvatori
“Dovremmo
muoverci verso energie rinnovabili piu' sicure e meno costose, che
rappresentano opportunita' economiche per le future generazioni". Con
l'avvicinarsi del quinto anniversario del disastro di Fukushima,
Greenpeace Giappone avvierà un'indagine sulla contaminazione radioattiva
delle acque dell'Oceano Pacifico causata della centrale nucleare di
Fukushima.
L'analisi viene condotta da una nave di ricerca giapponese
dove prenderà posto l’ex primo ministro giapponese Naoto Kan, in carica
al tempo del disastro nucleare. Kan ha lanciato un appello per
l'abbandono totale dell'energia nucleare. "Credevo che l'avanzata
tecnologia giapponese potesse impedire il verificarsi di un incidente
nucleare come quello di Cernobyl. Ma e' successo. E mi sono trovato di
fronte all'eventualita' di dover evacuare circa 50 milioni di persone, a
rischio per l'incidente nucleare di Fukushima Daiichi. Da quel momento,
ho cambiato idea”, ha concluso Kan.
Le indagini di Greenpeace
proseguiranno per tutto il mese di marzo e si svolgeranno lungo le coste
della prefettura di Fukushima, in un raggio di 20 chilometri dalla
centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Il team sta collaborando con
scienziati provenienti dal laboratorio indipendente Chikurin-Sya di
Tokyo e dal francese Acro.
La Tepco (Tokyo Electric Power Company) ha
prodotto finora piu' di 1,4 milioni di tonnellate di acqua radioattiva
per cercare di raffreddare le centinaia di tonnellate di combustibile
del reattore fuso nelle unita' 1, 2 e 3 della centrale di Fukushima
Daiichi. Oltre all'iniziale rilascio di elementi radioattivi in acqua
durante le prime settimane dall'incidente e il continuo rilascio dalla
centrale ogni giorno, la contaminazione radioattiva e' entrata anche nel
terreno, in particolare nelle foreste e nelle montagne di Fukushima, e
continuera' a permanere nell'Oceano Pacifico per almeno 300 anni.
"Il
disastro di Fukushima e' stato il piu' grande episodio di rilascio di
radioattivita' nell'ambiente marino della storia – scrive Greenpeace in
un comunicato -. C'e' un urgente bisogno di comprendere l'impatto che
questa contaminazione sta avendo sull'oceano, come la radioattivita'
vada diffondendosi e allo stesso tempo e riconcentrandosi lungo la
catena alimentare, e le relative implicazioni”. Questa indagine sulla
radioattivita' e' la venticinquesima ricerca sugli impatti
dell'incidente
nucleare di Fukushima condotta dall'organizzazione dal marzo 2011. Non
si intravede ancora una fine della vicenda per le comunita' locali di
Fukushima, molte delle quali non possono fare ritorno a casa a causa
della contaminazione radioattiva. Solo tre dei cinquantaquattro reattori
nucleari esistenti in Giappone nel marzo 2011 sono attualmente in
funzione. Il governo giapponese ha fissato l'obiettivo, irrealistico, di
riportare 35 reattori in funzione entro il 2030, nonostante i numerosi
problemi tecnici e le cause legali intentate dai cittadini stiano
mettendo in seria discussione il ritorno della produzione nucleare in
Giappone, conclude Greenpeace.
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venerdì 26 febbraio 2016
Fukushima, l'ex primo ministro giapponese si pente e passa con le brigate d'assalto di Greenpeace
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