Amnesty International nel suo Rapporto 2015-2016
prende in esame anche la situazione dei diritti umani in Italia.
Un’analisi che mette in evidenza violazioni e insufficienti tutele.
L'Agenda in 10 punti di Amnesty International sui diritti umani in
Italia, presentata all’inizio dell’attuale legislatura e sottoscritta da
118 parlamentari, vuole mettere in luce i principali ostacoli -
legislativi, politici, culturali - al pieno rispetto dei diritti umani
nel nostro paese e raccomandare misure finalizzate a porvi rimedio. “Le
azioni poste in essere da governo e parlamento in relazione ai 10 punti
dell’Agenda presentano finora numerose insufficienze – si legge -,
alcune delle quali piuttosto gravi”
.
Gli abusi della polizia
. Tra queste ultime, vi è quella relativa alle misure di prevenzione
degli abusi di polizia. “Chi, trovandosi in questo momento in Italia,
abbia commesso atti di tortura può, nella grande maggioranza dei casi,
dormire sonni tranquilli. Questo è vero sia che la tortura sia stata
commessa in Italia sia che sia stata commessa in un altro paese. In
entrambi i casi, è sufficiente che i fatti risalgano a pochi anni
addietro perché scatti la prescrizione, che impedisce la punizione in
Italia ma anche, eventualmente, l'estradizione, la collaborazione con
altri paesi nell'accertamento e nella punizione di gravi violazioni dei
diritti umani”, afferma Amnesty International. Che aggiunge: “Fino a che
non ci sarà un reato di tortura, punito severamente e con un termine di
prescrizione lungo, le cose sono destinate a rimanere così. In
parlamento, la commissione Giustizia del Senato, prima ha reso
impresentabile la definizione di tortura contenuta nel disegno di legge
in discussione; poi, e da diversi mesi ormai, ha smesso di parlare
dell'argomento - secondo un copione che è sempre lo stesso ormai,
legislatura dopo legislatura”.
Omofobia e transfobia
. Fra gli altri temi di cui il parlamento sembra essersi ormai
dimenticato vi è quello della punizione degli atti di omofobia e
transfobia. “La Camera ha approvato nel 2014 un testo che accoglie le
due principali richieste di Amnesty International. Se fosse approvato
anche in Senato, il c.d. discorso d’odio comprenderebbe, com'è giusto
che sia, anche l'ipotesi dell'odio dovuto all'orientamento sessuale e
all'identità di genere. Inoltre, le aggravanti dei reati comuni motivati
da odio riguarderebbero, in modo analogo, l'odio dovuto
all'orientamento sessuale e all'identità di genere. Per il momento,
neppure su questo argomento risulta che la commissione Giustizia del
Senato (la stessa che ha smesso di occuparsi di tortura) sia in procinto
di riprendere la discussione”.
Unioni civili
. A proposito del riconoscimento di pari dignità e pari diritti alle
famiglie costituite da persone dello stesso sesso, Amnesty International
ritiene l’introduzione delle unioni civili in Italia possa essere un
passo avanti nella giusta direzione. “L’auspicio è che l'iter
parlamentare vada avanti e si concluda con l’approvazione di una legge
che equipari i diritti delle coppie omosessuali con quelli delle coppie
eterosessuali nella misura più ampia possibile”.
Migranti, ingresso illegale e accoglienza
. Esiste ancora, formalmente, nell’ordinamento italiano, nonostante la
volontà contraria del parlamento, il reato di ingresso e soggiorno
illegale. “Il governo – afferma Amnesty - ha giustificato la mancata
attuazione della delega ricevuta con la motivazione, francamente
incredibile, che ‘gli italiani non capirebbero’, mettendo da parte il
fatto che i rappresentanti più autorevoli del potere giudiziario (dal
Procuratore Nazionale Antimafia al Primo Presidente della Cassazione)
hanno detto - e che lo stesso governo ha riconosciuto - che quella
previsione non è solo inutile, ma addirittura dannosa”. Per quanto
riguarda il capitolo dell'accoglienza, Amnesty International è
preoccupata per il modo in cui viene applicato il nuovo approccio
hotspot. “Le prassi adottate negli hotspot rischiano di tradursi in una
disapplicazione di regole e garanzie, a partire da quelle previste dal
decreto procedure del 2008. Le segnalazioni riguardano, tra l'altro, la
mancata o insufficiente informativa resa al migrante appena sbarcato
circa la possibilità di richiedere la protezione internazionale, la
limitazione dell’accesso alle procedure di asilo in base alla sola
nazionalità (in assenza di un'istruttoria personale), l’immediata
consegna di un decreto di respingimento c.d. ‘differito’, nel quale si
ingiunge al migrante di lasciare il paese, senza fornire l’assistenza
necessaria, e il rifiuto di alcune questure di esaminare le domande di
asilo successivamente alla consegna di quest’ultimo”.
Esportazione di armi
. Amnesty si dice preoccupata, infine, dal modo in cui l’Italia ha
gestito la questione dell'esportazione di armi. “Nel corso del 2015 e
dell'inizio del 2016 sono trasferiti bombe e sistemi militari
dall'Italia all'Arabia Saudita, attualmente impegnata in un’azione
militare in Yemen, nel quadro di un conflitto caratterizzato da attacchi
indiscriminati contro le infrastrutture civili (a cominciare dalle
strutture sanitarie e dalle scuole). Il governo dell’Arabia Saudita è
responsabile di gravi violazioni dei diritti umani, circostanza che
dovrebbe da sola comportare - secondo una legge italiana, la n.185 del
1990 - il divieto di ‘esportazione e transito di materiali di
armamento’. Il Governo, per bocca del Ministro della Difesa, ha detto
che è tutto regolare, tutto a posto. A noi non sembra proprio e per
questo abbiamo chiesto e chiediamo l’immediata interruzione di ogni
ulteriore consegna di armi all’Arabia Saudita”.
La questione rom
. Una novità positiva, almeno sul fronte giudiziario, si registra circa
la condizione della popolazione rom: “l'ordinanza con la quale il
Tribunale di Roma ha stabilito che il Comune di Roma, nel trasferire
forzatamente un gruppo di famiglie rom in un campo etnicamente segregato
- il campo di La Barbuta, vicino a Ciampino - le ha sottoposte a
trattamento discriminatorio, in violazione della legge. Nei fatti,
purtroppo, siamo ancora lontani dal rismnesty International nel suo Rapporto 2015-2016
prende in esame anche la situazione dei diritti umani in Italia.
Un’analisi che mette in evidenza violazioni e insufficienti tutele.
L'Agenda in 10 punti di Amnesty International sui diritti umani in
Italia, presentata all’inizio dell’attuale legislatura e sottoscritta da
118 parlamentari, vuole mettere in luce i principali ostacoli -
legislativi, politici, culturali - al pieno rispetto dei diritti umani
nel nostro paese e raccomandare misure finalizzate a porvi rimedio. “Le
azioni poste in essere da governo e parlamento in relazione ai 10 punti
dell’Agenda presentano finora numerose insufficienze – si legge -,
alcune delle quali piuttosto gravi”.
Gli abusi della polizia
. Tra queste ultime, vi è quella relativa alle misure di prevenzione
degli abusi di polizia. “Chi, trovandosi in questo momento in Italia,
abbia commesso atti di tortura può, nella grande maggioranza dei casi,
dormire sonni tranquilli. Questo è vero sia che la tortura sia stata
commessa in Italia sia che sia stata commessa in un altro paese. In
entrambi i casi, è sufficiente che i fatti risalgano a pochi anni
addietro perché scatti la prescrizione, che impedisce la punizione in
Italia ma anche, eventualmente, l'estradizione, la collaborazione con
altri paesi nell'accertamento e nella punizione di gravi violazioni dei
diritti umani”, afferma Amnesty International. Che aggiunge: “Fino a che
non ci sarà un reato di tortura, punito severamente e con un termine di
prescrizione lungo, le cose sono destinate a rimanere così. In
parlamento, la commissione Giustizia del Senato, prima ha reso
impresentabile la definizione di tortura contenuta nel disegno di legge
in discussione; poi, e da diversi mesi ormai, ha smesso di parlare
dell'argomento - secondo un copione che è sempre lo stesso ormai,
legislatura dopo legislatura”.
Omofobia e transfobia
. Fra gli altri temi di cui il parlamento sembra essersi ormai
dimenticato vi è quello della punizione degli atti di omofobia e
transfobia. “La Camera ha approvato nel 2014 un testo che accoglie le
due principali richieste di Amnesty International. Se fosse approvato
anche in Senato, il c.d. discorso d’odio comprenderebbe, com'è giusto
che sia, anche l'ipotesi dell'odio dovuto all'orientamento sessuale e
all'identità di genere. Inoltre, le aggravanti dei reati comuni motivati
da odio riguarderebbero, in modo analogo, l'odio dovuto
all'orientamento sessuale e all'identità di genere. Per il momento,
neppure su questo argomento risulta che la commissione Giustizia del
Senato (la stessa che ha smesso di occuparsi di tortura) sia in procinto
di riprendere la discussione”.
Unioni civili
. A proposito del riconoscimento di pari dignità e pari diritti alle
famiglie costituite da persone dello stesso sesso, Amnesty International
ritiene l’introduzione delle unioni civili in Italia possa essere un
passo avanti nella giusta direzione. “L’auspicio è che l'iter
parlamentare vada avanti e si concluda con l’approvazione di una legge
che equipari i diritti delle coppie omosessuali con quelli delle coppie
eterosessuali nella misura più ampia possibile”.
Migranti, ingresso illegale e accoglienza
. Esiste ancora, formalmente, nell’ordinamento italiano, nonostante la
volontà contraria del parlamento, il reato di ingresso e soggiorno
illegale. “Il governo – afferma Amnesty - ha giustificato la mancata
attuazione della delega ricevuta con la motivazione, francamente
incredibile, che ‘gli italiani non capirebbero’, mettendo da parte il
fatto che i rappresentanti più autorevoli del potere giudiziario (dal
Procuratore Nazionale Antimafia al Primo Presidente della Cassazione)
hanno detto - e che lo stesso governo ha riconosciuto - che quella
previsione non è solo inutile, ma addirittura dannosa”. Per quanto
riguarda il capitolo dell'accoglienza, Amnesty International è
preoccupata per il modo in cui viene applicato il nuovo approccio
hotspot. “Le prassi adottate negli hotspot rischiano di tradursi in una
disapplicazione di regole e garanzie, a partire da quelle previste dal
decreto procedure del 2008. Le segnalazioni riguardano, tra l'altro, la
mancata o insufficiente informativa resa al migrante appena sbarcato
circa la possibilità di richiedere la protezione internazionale, la
limitazione dell’accesso alle procedure di asilo in base alla sola
nazionalità (in assenza di un'istruttoria personale), l’immediata
consegna di un decreto di respingimento c.d. ‘differito’, nel quale si
ingiunge al migrante di lasciare il paese, senza fornire l’assistenza
necessaria, e il rifiuto di alcune questure di esaminare le domande di
asilo successivamente alla consegna di quest’ultimo”.
Esportazione di armi
. Amnesty si dice preoccupata, infine, dal modo in cui l’Italia ha
gestito la questione dell'esportazione di armi. “Nel corso del 2015 e
dell'inizio del 2016 sono trasferiti bombe e sistemi militari
dall'Italia all'Arabia Saudita, attualmente impegnata in un’azione
militare in Yemen, nel quadro di un conflitto caratterizzato da attacchi
indiscriminati contro le infrastrutture civili (a cominciare dalle
strutture sanitarie e dalle scuole). Il governo dell’Arabia Saudita è
responsabile di gravi violazioni dei diritti umani, circostanza che
dovrebbe da sola comportare - secondo una legge italiana, la n.185 del
1990 - il divieto di ‘esportazione e transito di materiali di
armamento’. Il Governo, per bocca del Ministro della Difesa, ha detto
che è tutto regolare, tutto a posto. A noi non sembra proprio e per
questo abbiamo chiesto e chiediamo l’immediata interruzione di ogni
ulteriore consegna di armi all’Arabia Saudita”.
La questione rom
. Una novità positiva, almeno sul fronte giudiziario, si registra circa
la condizione della popolazione rom: “l'ordinanza con la quale il
Tribunale di Roma ha stabilito che il Comune di Roma, nel trasferire
forzatamente un gruppo di famiglie rom in un campo etnicamente segregato
- il campo di La Barbuta, vicino a Ciampino - le ha sottoposte a
trattamento discriminatorio, in violazione della legge. Nei fatti,
purtroppo, siamo ancora lontani dal rispetto, da parte dei comuni
italiani, del diritto dei rom a un alloggio adeguato”.
Le violazioni nel mondo in pillole
. Ecco, in estrema sintesi, la situazione delle violazioni dei diritti
nel mondo, secondo il rapporto di Amnesty International:
60 milioni : le persone che si trovano lontano dalle loro case, molte delle quali da diversi o molti anni;
almeno 113 : paesi nei quali la libertà d’espressione e di stampa sono state sottoposte a restrizioni arbitrarie;
almeno 30 : i paesi che hanno rimandato illegalmente rifugiati verso paesi in cui sarebbero stati in pericolo almeno;
19 : i paesi nei quali sono stati commessi crimini di guerra o altre violazioni delle “leggi di guerra”;
almeno 36 : i paesi nei quali gruppi armati hanno commesso abusi;
almeno 156 : i difensori dei diritti umani morti durante la detenzione o altrimenti uccisi
almeno 61
: i paesi i cui governi hanno messo in carcere prigionieri di
coscienza, ossia persone che avevano solamente esercitato i loro diritti
e le loro libertà, più di un terzo dei paesi esaminati da Amnesty
International;
almeno 88 : i paesi nei quali si sono svolti processi iniqui;
almeno 122 : i paesi nei quali vi sono stati maltrattamenti e torture;
almeno 20
: i paesi, quattro dei quali nel 2015, che hanno riconosciuto per legge
i matrimoni o altre forme di relazione tra persone del medesimo sesso.petto, da parte dei comuni
italiani, del diritto dei rom a un alloggio adeguato”.
Le violazioni nel mondo in pillole
. Ecco, in estrema sintesi, la situazione delle violazioni dei diritti
nel mondo, secondo il rapporto di Amnesty International:
60 milioni : le persone che si trovano lontano dalle loro case, molte delle quali da diversi o molti anni;
almeno 113 : paesi nei quali la libertà d’espressione e di stampa sono state sottoposte a restrizioni arbitrarie;
almeno 30 : i paesi che hanno rimandato illegalmente rifugiati verso paesi in cui sarebbero stati in pericolo almeno;
19 : i paesi nei quali sono stati commessi crimini di guerra o altre violazioni delle “leggi di guerra”;
almeno 36 : i paesi nei quali gruppi armati hanno commesso abusi;
almeno 156 : i difensori dei diritti umani morti durante la detenzione o altrimenti uccisi
almeno 61
: i paesi i cui governi hanno messo in carcere prigionieri di
coscienza, ossia persone che avevano solamente esercitato i loro diritti
e le loro libertà, più di un terzo dei paesi esaminati da Amnesty
International;
almeno 88 : i paesi nei quali si sono svolti processi iniqui;
almeno 122 : i paesi nei quali vi sono stati maltrattamenti e torture;
almeno 20
: i paesi, quattro dei quali nel 2015, che hanno riconosciuto per legge
i matrimoni o altre forme di relazione tra persone del medesimo sesso.
Rete per l'Autorganizzazione Popolare - http://campagnano-rap.blogspot.it
Pagine
- Home
- L'associazione - lo Statuto
- Chicche di R@P
- Campagnano info, news e proposte
- Video Consigliati
- Autoproduzione
- TRASHWARE
- Discariche & Rifiuti
- Acqua & Arsenico
- Canapa Sativa
- Raspberry pi
- Beni comuni
- post originali
- @lternative
- e-book streaming
- Economia-Finanza
- R@P-SCEC
- il 68 e il 77
- Acqua
- Decrescita Felice
- ICT
- ECDL
- Download
- हृदय योग सारस
venerdì 26 febbraio 2016
Reato di tortura, omofobia, unioni civili, armi e rom: ecco i diritti violati in Italia
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento