Si tratta del calo maggiore da gennaio 2015. Associazioni dei consumatori: "E' un pessimo segnale: qualcosa non sta funzionando in Italia e la tanto attesa ripresa economica stenta a decollare".
L’Italia torna in deflazione. Lo registra l’Istat sottolineando che dopo nove mesi ci sono stati “cali dei prezzi diffusi a quasi tutte le tipologie di prodotto”. In dettaglio, secondo i dati provvisori sull’inflazione, a febbraio 2016 i prezzi al consumo sono calati dello 0,3% su base annua, dopo il +0,3% del mese precedente. Si tratta del calo maggiore da gennaio 2015. Rispetto a gennaio, invece, i prezzi mostrano una flessione dello 0,2% su gennaio. L’Istat rileva anche che sulla base del dato di febbraio l’inflazione acquisita per l’intero 2016 sarebbe pari a -0,6 per cento. “Il ritorno della deflazione è un pessimo segnale per l’economia nazionale”, ha commentato Carlo Rienzi, presidente del Codacons. “Una bruttissima notizia – continua Rienzi – perché è il sintomo più evidente che qualcosa non sta funzionando in Italia e che la tanto attesa ripresa economica stenta a decollare. I numeri dell’Istat dimostrano come sia più che mai urgente quanto il Codacons chiede da mesi: una terapia d’urto che spinga i consumi incentivando gli acquisti e la domanda interna, così da rimettere in moto l’economia e portare a una ripresa dei listini al dettaglio”. Visione analoga da Federconsumatori e Adusbef che parlano di “un dato drammatico, che getta nuove ombre sull’andamento della nostra economia, smentendo definitivamente chi già aveva dato per certa una stabile ripresa”. E aggiungono: “Se si vuole parlare veramente e concretamente di ripresa bisogna prima gettarne i presupposti”, chiedendo un piano straordinario per il lavoro.“La forte flessione tendenziale dei prezzi al consumo – spiega l’Istat – è dovuta a una dinamica congiunturale caratterizzata da cali dei prezzi diffusi a quasi tutte le tipologie di prodotto, che si confronta con quella positiva di febbraio 2015 quando, invece, tutte le tipologie di prodotto segnarono una ripresa dei prezzi rispetto al mese precedente”. Le componenti merceologiche che contribuiscono in misura maggiore a determinare questo quadro sono i beni energetici non regolamentati (che accentuano la flessione tendenziale da -5,9% di gennaio a -8,4% di febbraio), gli alimentari non lavorati (-1,2%, da +0,6% di gennaio) e i servizi relativi ai trasporti (-0,7%, da +0,5% del mese precedente). Rispetto a febbraio 2015, i prezzi dei beni diminuiscono dello 0,8% (la variazione era -0,1% a gennaio) e il tasso di crescita dei prezzi dei servizi rallenta (+0,5%, da +0,7% del mese precedente). Di conseguenza, rispetto a gennaio 2016, il differenziale inflazionistico tra servizi e beni si amplia di cinque decimi di punto percentuale. Secondo le stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) diminuisce dello 0,4% su base mensile e dello 0,2% su base annua (da +0,4% di gennaio). La flessione congiunturale è da ascrivere anche ai saldi invernali dell’abbigliamento e calzature, di cui l’indice Nic non tiene conto.
Se l’Italia piange l’Europa non ride. L’inflazione nell’Eurozona torna in territorio negativo a febbraio, scendendo a -0,2% rispetto allo 0,3% di gennaio. E’ la stima flash di Eurostat. L’ultimo segno meno nell’Eurozona si era visto a settembre 2015 (-0,1%). Guardando alle componenti principali, i servizi hanno il tasso più elevato (1%, mentre a gennaio erano a 1,2%), seguiti da cibo, alcol e tabacco (0,7%, a gennaio erano a 1%), prodotti industriali non energetici (0,3%, rispetto allo 0,7% di gennaio) ed energia (-8%, rispetto a -5,4% di gennaio).
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