Il calendario celebra San Cesario e San Vittorino, due nomi appropriati allo sgorbio che il Senato in via di estinzione (nelle intenzioni governative) ha prodotto, dopo finto travaglio e ampie manovre illusionistiche.
Ora assisteremo al mantra già cominciato: meglio un poco oggi che nulla di fatto.
Paolo Farinella Sacerdote
Non ci
sto perché l’aula sorda e grigia di Palazzo Madama, a comando del
governo ha trattato l’Italia da perfetta imbecille, facendole credere di
avere prodotto una grande legge. Che Dio li fulmini nella loro
protervia!
Il Pd renziano che è tutto fuorché un partito democratico, non voleva la legge Cirinnà e specialmente non poteva permettere l’approvazione dell’adozione del figlio del partner perché
si sarebbe spaccato al suo interno mettendo a repentaglio la stessa
legislatura. Come fare? All’inizio il Pd si presenta renzianamente con
spavalderia e sicumera, dicendosi disposto anche a trattare con il MsS, l’unico partito coerente che avrebbe voluto votare subito la legge, nonostante non la condividesse al 100%.
A questo punto, interviene l’aquila Alfano che rischia di essere emarginato di più oltre il suo 2,5%.
Egli pone condizioni e scalpita, giurando che non avrebbe mai votato la
Cirinnà, senza purificarla dell’adozione, dell’equiparazione al
matrimonio, della fedeltà. Verdini sta zitto e aspetta sulla riva del fiume il passaggio del cadavere del suo amico.
La tempistica, i
comportamenti e le reazioni suggeriscono l’ipotesi che Renzi e Alfano
abbiano concordato le parti in commedia, perché di commedia si è
trattato. Occorre trovare un capro espiatorio e, con gli occhi puntati
alle amministrative, sferrare un colpo secco contro di esso. Detto e
fatto: il M5s è il capro eccellente che, purtroppo, non capisce subito
il gioco e vi resta impigliato.
Inizia lo spettacolo, coram populo: sapendo che il M5s mai e poi mai, per coerenza politica, avrebbe votato l’emendamento canguro,
il Pd lo porta in aula e lancia la sfida. Il M5s, unico a non avere
presentato alcun emendamento, si dichiara disponibile a votare la
Cirinnà, adozioni comprese, ma non il canguro che ha sempre considerato
incostituzionale.
Anche in occasione della legge elettorale, ha lottato
contro il canguro di allora con lo stesso comportamento di adesso.
L’accordo era sulla Cirinnà non sul canguro, che, infatti è annullato,
formalmente dal presidente Grasso, lo stesso che l’altra volta lo aveva
permesso. L’obiettivo vero era mettere il M5s nelle condizioni “fisiche”
di non potere votare la legge per poterlo accusare di tradimento
davanti a tutti.
Caduto il canguro, si sarebbe dovuto votare con libertà di coscienza, al principio strombazzata da Renzi, ma non può permetterselo e quindi tira fuori il voto di fiducia al governo,
trasformando un provvedimento parlamentare in una fiducia al governo
che è quanto più di immorale, indegno, disonesto e illegale che vi possa
essere. Ponendo la fiducia –è il messaggio che si fa passare– il M5s è messo in un angolo perché colpevole di tradimento,
stravolgendo la realtà e prendendosi il merito di avere votato una
legge che non solo non volevano, ma che hanno svuotato di senso.
Con il voto di fiducia, il
Pd non si spacca, si rafforza con Alfano, entra in maggioranza
finalmente Verdini, cioè mezza FI, si stravolge la maggioranza sulla
quale il governo dei non eletti e del presidente del Consiglio mai
eletto ha avuto la fiducia e si ha un nuovo governo. Il messaggio al
Parlamento è semplice: state attenti, io posso fare quello che voglio e
vi posso licenziare quando voglio. Gli pseudo-cattolici del Pd sono salvi, Al Fano è tanto ringalluzzito che si azzarda –lui, che è nato, cresciuto, vissuto e governato senza natura – a parlare di avere impedito un atto antropologico contro natura.
La inesistente sinistra del PD ingoia anche la fiducia su una legge sui
diritti e bofonchia che sarà ancora l’ultima volta; Bersani è scomparso
dal radar.
Il M5s adesso ha la colpa
di non avere votato la legge e quindi di essersi inimicato il popolo
arcobaleno. Non è vero, ma è lo slogan che è passato e ora sarà dura
convincere le piazze di Roma, Milano, Napoli e delle altre cento città
di come sono andate le cose e chi ha giocato non solo sporco, ma in modo
diabolico.
Vescovi, preti, suore e frati, Family-day
e adepti della natura e delle famiglie naturali si godono la vittoria,
nonostante, in omaggio al santo del giorno, non sia una vittoria, ma una
“vittorina”, meno che una vittoria di Pirro perché la Corte
costituzionale e la Corte dei diritti di Strasburgo faranno strame di
questa pandette e la pialleranno come un compensato sotto la pialla del
falegname. Chi ricorda ancora la legge 40/2005? Vescovi, cardinali,
Ruini in testa, fecero fallire il referendum, il Parlamento clericale di Berlusconi
la svuotò di contenuti, lasciando solo un guscio rattrappito, poi
ben sette sentenze hanno ristabilito la legge e affossato clericali,
baciapile, fascisti e Giovanardi vari. Dopo 7 anni di tempo perduto e di
poltrone conservate.
Non resta che aspettare,
con la sola certezza di perdere ulteriore molto tempo.
Inutilmente. Attento Matteo Narciso: tanto va Renzi al Verdino che ci
lascia lo zampino.
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