lunedì 15 febbraio 2016

"No Democrazia, No Europa", il manifesto Diem 25 .

UN MANIFESTO PER DEMOCRATIZZARE L’EUROPA. E' il titolo dell'iniziativa Diem25. Qui il testo integrale. La traduzione, non professionale è stata redatta da Anna Cotone e Roberta Rezzara. 


Tra tutte le loro preoccupazioni di competizione globale, immigrazione, terrorismo, solo una questione terrorizza i poteri europei: la democrazia! Parlano in nome della democrazia, ma solo per negarla, esorcizzarla e sopprimerla nei fatti: cercano di cooptare, aggirare, corrompere, mistificare, usurpare e manipolare la democrazia per spezzare la sua energia e bloccare le sue potenzialità. Perchè il controllo dei popoli d'Europa, governo del popolo (demos), è l'incubo comune :
• della burocrazia di Bruxelles ( e i dei suoi oltre 10.000 lobbisti);
• della la squadra d’attacco dei suoi ispettorati e della Troika formata insieme a tecnocrati non eletti da altre istituzioni internazionali ed europee;
• dello strapotere dell’ Eurogruppo che non ha una base d’appoggio, né in una legge né in un trattato;
• dei banchieri salvati, dei funzionari che gestiscono fondi, delle oligarchie, che reiterano il loro disprezzo verso le moltitudini e le loro espressioni organizzate;
• dei partiti politici che si appellano al liberalismo, alla democrazia e alla libertà e alla solidarietà per tradire poi i loro principi fondamentali una volta che sono al governo; • dei governi che fomentano una crudele inuguaglianza implementando misure di fallimentare austerità;
• dei magnati dei media che hanno trasformato la promozione della paura in una forma d’arte e in una straordinaria fonte di potere e profitto.
• delle multinazionali in combutta con agenzie di sicurezza pubbliche che investono nella stessa paura per promuovere la segretezza e una cultura del controllo che lega l’opinione pubblica alle loro volontà.

L’Unione Europea è stata una realizzazione eccezionale, che può tenere insieme pacificamente popolazioni europee che parlano lingue diverse, impregnate di culture differenti, e ciò dimostra quanto sia possibile creare un contesto condiviso di diritti umani attraverso un continente che fino a non molto tempo fa era terreno di sciovinismo assassino, razzismo e barbarie. L’Unione Europea sarebbe potuta essere il proverbiale Faro sulla Collina, dimostrando al resto del mondo come la pace e la solidarietà possono essere sottratte alla morsa di secoli di conflitto e di settarismo.
Al contrario, oggi un unico apparato burocratico e una moneta unica dividono le popolazioni europee che cominciavano a unirsi nonostante le loro diverse lingue e culture. Una confederazione di miopi politicanti, funzionari economicamente ottusi e finanziariamente incompetenti, sottomessi come schiavi agli editti delle holding finanziarie e industriali, stanno alienando gli europei e aprendo la strada a una pericolosa reazione antieuropea. L’orgoglio dei popoli si è trasformato in una implosione. Nazionalismo, estremismo e razzismo si stanno risvegliando.
Al centro della nostra EU in via di disintegrazione risiede una voluta mistificazione: un processo decisionale altamente politicizzato, calato dall’alto, non trasparente viene presentato come “apolitico, tecnico, procedurale e neutrale”. Il suo scopo è prevenire l’esercizio del controllo democratico degli europei sulla loro moneta, sulla loro finanza, sulle loro condizioni di lavoro e sull’ambiente. Il prezzo di questo inganno non è meramente la fine della democrazia, ma anche l’inveramento di politiche economiche miserabili:
• le economie dell’ Eurozona stanno andando velocemente verso il precipizio della austerità competitiva, trasformandosi in recessione permanente nei paesi più deboli e in bassi investimenti nei paesi chiave;
• gli stati membri dell’ EU fuori dall’eurozona sono alienati, alla ricerca di ispirazione e partners in aree malsane dove molto probabilmente troveranno piani poco trasparenti e coercitivi di libero commercio che minano la loro sovranità. Una ineguaglianza senza precedenti, che fa tramontare la speranza e fiorire la misantropia in tutta Europa.
Le due opzioni che dominano sono:
• ritirarsi nel guscio dei nostri stati – nazione;
• arrendersi alla zona franca di democrazia di Bruxelles;
Ci dev’essere un’altra possibilità. E c’è!
E’ quell’Europa ufficiale che resiste con ogni mezzo alla sua formazione autoritaria.
Un’ impeto di democrazia!
Il nostro movimento, DiEM25, intende raccogliere e dare seguito proprio a quest’impeto.
Una semplice, radicale idea sta alla base delle forze che sono dietro DiEM25:
Democratizzare l’ Europa! O l'Europa sarà democratizzata o si disintegrerà.
Il nostro è un obbiettivo realistico, comunque non più utopistico della iniziale costruzione dell’Unione europea, e sicuramente meno utopistico del tentativo di tenere in piedi l’attuale Unione europea antidemocratica e in disgregazione.
Il nostro obbiettivo di democratizzare l’Europa è terribilmente urgente, senza un avvio rapido e incalzante potrebbe essere impossibile sottrarsi alla resistenza istituzionalizzata in tempo utile, prima che l’Europa oltrepassi il punto di non ritorno. Ci proponiamo il tempo di un decennio, fino al 2025.
Se non riusciamo a democratizzare l'Europa entro, al massimo, un decennio; se i poteri autocratici in Europa riescono a soffocare la democratizzazione , allora l’Europa, si sgretolerà sotto la sua arroganza, si frammenterà e la sua caduta causerà indicibili sofferenze dovunque, non solo in Europa.

Perché l’Europa sta perdendo la sua integrità e la sua anima?
Nei decenni successivi alla seconda guerra mondiale durante i quali l’Ue fu inizialmente costruita, le culture nazionali si rivitalizzavano in uno spirito di internazionalismo, i confini scomparivano, c’era un benessere condiviso e crescevano gli standard per l’unificazione dell’Europa. Ma l’uovo del serpente era nel cuore del processo integrazione. Da un punto di vista economico l’Ue iniziò a esistere come cartello dell’industria pesante ( cooptando successivamente gli agricoltori), determinato a fissare i prezzi e a redistribuire i profitti dell’oligopolio attraverso la burocrazia di Bruxelles. Il cartello emergente, e i suoi amministratori di base a Bruxelles, temevano le proteste popolari ed aborrivano l’idea di governo emanato dal popolo.
Pazientemente e metodicamente fu messo in atto un processo di depoliticizzazione dell’elaborazione delle decisioni, con il risultato di mettere fuori gioco tutte le manifestazioni di opposizione, ammantando tutta la politica decisionale con un pervasivo fatalismo pseudo-tecnocratico. Le politiche nazionali furono premiate per la loro acquiescenza alla trasformazione della Commissione, del Consiglio, dell’ Ecofin, dell’ Eurogruppo e della BCE, in politiche di creazione di “zona franca”. Chiunque si opponeva a questo processo di depoliticizzazione era bollato come “anti-europeo” e trattato come una nota stonata.
Così nasceva la mistificazione nel cuore dell’UE, dando il consenso a un impegno istituzionale verso politiche che generano depressione economica ed evitabili austerità. Nel frattempo, i semplici principi di un’Europa più affidabile una volta indiscussi, sono ora stati abbandonati:
• Le regole dovrebbero esistere per essere utili agli europei, non al contrario.
• Le monete correnti dovrebbero essere strumenti, non un fine a sé.
• Un mercato unico è compatibile con la democrazia solo se assume la difesa comune degli europei più deboli e del territorio, che sono stati democraticamente scelti e costruiti;
• La democrazia non può essere un lusso a disposizione dei creditori che viene invece negata ai debitori;
• La democrazia è essenziale per limitare il peggio del capitalismo, le direttive auto-distruttive e aprire una strada per una nuova visione di armonia sociale e sviluppo sostenibile;
In risposta all’inevitabile fallimento dell’economia sociale europea cartellizzata che ha causato, dopo il 2008, la Grande Recessione, le istituzioni dell’UE responsabili di questo fallimento stanno dando vita a una crescita esponenziale dell’autoritarismo. Quanto più cercano di asfissiare la democrazia, tanto meno legittima diventa la loro autorità politica, più forti sono le forze della recessione economica, e maggiore è la loro necessità di ulteriore autoritarismo. Così i nemici della democrazia ritrovano un rinnovato potere mentre perdono legittimità e confinano la speranza e la prosperità in una spazio ristretto (gli unici che ne possono godere dietro cancelli e recinti hanno bisogno di proteggersi con degli scudi dal resto della società).

Questo è l’invisibile processo attraverso cui la crisi europea sta mettendo i nostri popoli l’uno contro l’altro, amplificando uno sciovinismo e una xenofobia pre - esistenti. La privatizzazione dell’ansietà, la paura dell’altro, la nazionalizzazione dell’ambizione, e la ri-nazionalizzazione della politica minacciano una velenosa disintegrazione degli interessi comuni da cui l’Europa può solo trarne sofferenza. La reazione scandalosa dell’Europa alla sua crisi del debito e delle banche, alla crisi dei rifugiati, al bisogno di una coerente politica estera, per l’immigrazione e l’antiterrorismo sono tutti esempi di ciò che succede quando la solidarietà perde il suo significato:
• La perdita dell’integrità dell’Europa causata dal crash della primavera di Atene e dalla conseguente imposizione di un programma di riforme economiche destinate a fallire.
• L’ assunzione della clausola che ogni volta anche il bilancio di uno stato deve essere sostenuto o una banca dev’essere salvata, le società più deboli devono pagare per causa dei più ricchi rentier.
• La costante spinta a mercificare il lavoro e a espellere la democrazia dai posti di lavoro.
• Lo scandaloso atteggiamento della maggior parte degli stati membri di fronte all’approdo dei rifugiati sulle coste europee, mostra come un frammentato modello di governance europeo porta al declino dei principi etici e alla paralisi politica, mentre evidenzia che la xenofobia verso i non europei è una conseguenza della caduta della solidarietà tra gli europei.
• La ridicola frase “noi avremo finito... quando metteremo insieme tre parole: europeo, estero e politica”.
• La facilità con cui i governi europei decidono dopo gli spaventosi attacchi di Parigi che la soluzione risiede nel riedificare i confini, quando la maggior parte dei partecipanti all’attacco erano cittadini europei, tutto questo è ancora un altro segno del panico morale che ingolfa una Unione Europea incapace di unire gli europei per forgiare risposte comuni a problemi comuni.
Che fare? Il nostro orizzonte.
Realismo vuole che bisogna lavorare per realizzare obbiettivi dentro il contesto di un realistico arco di tempo. Questa è la ragione per cui DiEM 25 punterà a 4 momenti di svolta a intervalli regolari per portare l’Europa e una piena ed efficace democratizzazione entro il 2025.
Ora, oggi, gli europei stanno avvertendo il crollo delle istituzioni europee dovunque. Da Helsinky a Lisbona, da Dublino a Creta, da Lipsia ad Aberdeen. Gli europei avvertono che bisognerà fare una scelta molto presto. La scelta tra un’autentica democrazia e un’insidiosa disintegrazione. Dobbiamo impegnarci verso l’unificazione per assicurare che l’Europa faccia la scelta ovvia: autentica democrazia!
Quando ci viene chiesto che cosa vogliamo e quando lo vogliamo, questa è la nostra risposta:
IMMEDIATAMENTE : piena trasparenza nel processo decisionale.
• Gli incontri del Il consiglio dell’UE, Ecofin, FTT e dell’ Eurogruppo devono essere trasmessi in diretta.
• I verbali degli incontri del consiglio che governa la Banca Centrale Europea devono essere pubblicati a poche settimane successive dalla data degli incontri stessi.
• Tutti i documenti pertinenti ai negoziati importanti ( per esempio il trattato TTIP, il ‘salvataggio’ dei prestiti, lo status della Gran Bretagna) che riguardano ogni aspetto del futuro dei cittadini europei devono essere scaricabili sul web.
• Istituzione di un registro obbligatorio per i lobbisti che includa i nomi dei loro clienti, la loro remunerazione, e un indice degli incontri con i funzionari (sia eletti che non eletti).
Nell’arco di 12 mesi : gestione della crisi economica attuale utilizzando le istituzioni che esistono all’interno dei trattati EU:
La crisi attuale Europea si è rivelata contemporaneamente attraverso 5 realtà:
• Debito Pubblico
• Gestione delle banche
• Investimenti inadeguati
• Migrazione
• Povertà in crescita
Tutte e cinque le questioni sono attualmente lasciate nelle mani di governi nazionali privi di potere per agire rispetto ad essi. DiEM 25 presenterà proposte politiche dettagliate per tutte e cinque le questioni limitando contestualmente il potere discrezionale di Bruxelles e ritornando al potere dei Parlamenti nazionali, dei consigli regionali, alle assemblee cittadine e le comunità. Le proposte politiche saranno finalizzate alla riattivazione delle istituzioni esistenti ( attraverso una re-interpretazione creativa dei trattati e dei protocolli esistenti) allo scopo di stabilizzare la crisi del debito pubblico, della gestione delle banche, degli investimenti inadeguati e della povertà crescente.
ENTRO DUE ANNI: Assemblea Costituente
Il popolo d’Europa ha i diritto di considerare il futuro dell’unione e il dovere di trasformare l’Europa ( entro il 2025) in una democrazia pienamente efficace con un Parlamento sovrano che rispetta l’autodeterminazione nazionale condividendo il potere con i Parlamenti nazionali, le assemblee regionali e i consigli municipali. Per fare questo, dev’essere convocata un’Assemblea dei loro rappresentanti. DiEM 25 promuoverà un’Assemblea Costituente formata dai rappresentanti eletti in una lista trans-nazionale. Oggi, quando le università fanno richiesta a Bruxelles di fondi devono formare partenariati internazionali. Ugualmente le elezioni dell’Assemblea Costituente dovrebbe richiedere liste caratterizzate da candidati di una maggioranza dei paesi europei. L’Assemblea Costituente che ne deriverà avrà il potere di decidere sulla implementazione delle decisioni della futura costituzione democratica che sostituirà tutti i trattati europei esistenti entro un decennio.
Entro il 2025: Attivazione delle decisioni dell’Assemblea Costituente.
Chi porterà avanti il cambiamento?
Noi, popoli d’Europa, abbiamo il dovere di riprendere i controllo sulla nostra Europa sottraendolo ai tecnocrati privi di controllo, politici collusi e istituzioni blindate
Noi che veniamo da ogni parte del continente e siamo uniti attraverso differenti culture, lingue, dialetti, partiti politici di appartenenza, ideologie, colore della pelle, identità di genere fede e concezioni di società.
Noi che stiamo formando DiEM25 con l’intento di passare da un’Europa “dei governi e dei tecnocrati”, a un’Europa dei popoli .
I nostri quattro principi :
• Nessun popolo europeo può essere libero fino a quando un’altra democrazia viene violata.
• Nessun popolo europeo può vivere in dignità fino a quando essa è negata ad altri
• Nessun popolo europeo può sperare di avere prosperità se un altro è spinto in una situazione di insolvenza e depressione permanente.
• Nessun popolo europeo può crescere senza beni basilari per i suoi cittadini più deboli, senza sviluppo umano, senza equilibrio ecologico e senza la determinazione a liberarci dal bisogno del petrolio in un mondo che cambia i suoi stili di vita – non il clima del pianeta.
Noi ci uniamo in nome di una straordinaria tradizione di gente d’Europa che ha lottato per secoli contro l’idea che la democrazia sia un lusso e che il debole deve soffrire per destino.
Con i nostri cuori, le nostre menti e la nostra volontà dedicate a questi impegni, e determinati a marcare una differenza, dichiariamo
IL NOSTRO IMPEGNO
Facciamo appello alla nostra gente d’Europa a unirsi a noi per creare un movimento che si chiama DiEM 25.
• per lottare insieme contro l’establishment europeo profondamente sprezzante nei confronti della democrazia, per democratizzare l’Europa;
• per porre fine alla riduzione di tutte le relazioni politiche in relazioni di potere mascherandole come mera decisione tecnica;
• per subordinare la burocrazia dell’UE alla volontà dei popoli sovrani d’Europa;
• per smantellare la consolidata dominazione del potere delle multinazionali sulla volontà dei cittadini;
• per ri -politicizzare le regole che governano il nostro mercato unico e la moneta comune;
Consideriamo che il modello del partito nazionale che forma caduche alleanze al livello del parlamento europeo è obsoleto. Se la lotta per la democrazia dal basso (a livello locale, regionale e nazionale) è necessaria, essa è insufficiente se è condotta senza una strategia internazionale verso una coalizione pan-europea per democratizzare l’Europa. I democratici europei devono in primo luogo coalizzarsi , elaborare un’agenda comune, e poi trovare la strada per connettersi con le comunità locali e a livello regionale e nazionale.
Il nostro scopo complessivo di democratizzare l’UE è connesso all’ambizione di promuovere l’autogoverno ( economico, politico e sociale) a livello locale, municipale, regionale e nazionale; aprire i corridoi del potere al pubblico; coinvolgere movimenti sociali e civili; emancipare tutti i livelli di governo dalla burocrazia e dal potere delle multinazionali.
Siamo ispirati da un’Europa della Ragione, della Libertà, della Tolleranza e dell’Immaginazione resa possibile da una trasparenza ampia , da una reale solidarietà e un’autentica democrazia.
Aspiriamo a:
• un’ Europa democratica in cui tutte le autorità politiche derivino dalla sovranità dei popoli europei
• un’Europa trasparente dove i processi decisionali avvengano sotto scrutinio dei cittadini;
• un’Europa unita i cui cittadini siano in condivisione con il resto delle nazioni tanto quanto al loro in treno.
• un’Europa realistica che si ponga il compito radicale ma realizzabile.
• un’Europa decentralizzata che usi il potere centrale per massimizzare la democrazia nei luoghi di lavoro, nei paesi nelle città, nelle regioni e negli stati.
• un’Europa pluralista di regioni, etnie, confessioni, nazioni, linguaggi e culture
• un’Europa che celebri le differenze e ponga fine alle discriminazioni basate sul genere, sul colore della pelle, sulle classi sociali orientamento sessuale.
• un’Europa colta, che valorizzi la diversità culturale dei suoi popoli e promuova non solo i suoi inestimabili patrimoni ma anche il lavoro degli artisti, musicisti, scrittori e poeti europei dissidenti.
• un’Europa sociale che riconosca che la libertà ha bisogno non solo di liberarsi da interferenze ma anche dai beni di base che rendano liberi dal bisogno e dallo sfruttamento.
• un’Europa produttiva che dirige gli investimenti in una prosperità condivisa e ecologica.
• un’Europa sostenibile che viva con i mezzi del pianeta, minimizzando l’impatto ambientale e lasciando il petrolio quanto più e possibile nelle viscere della terra.
• un’Europa ecologica coinvolta in un’autentica transizione verde mondiale.
• un’Europa creativa che invera il potere innovativo dell’immaginazione dei suoi cittadini;
• un’Europa tecnologica che spinge le nuove tecnologie al servizio della solidarietà
• un’Europa dalla memoria storica che cerchi luce nel futuro senza oscurare il passato
• un’Europa internazionalista che tratti i non-europei come valore in sé;
• un’Europa pacifica che abbassa i livello delle tensioni nel suo Oriente e nel Mediterraneo, agendo come un equilibratore contro le sirene del militarismo e dell’espansionismo;
• un’Europa aperta che dia vita alle idee, ai popoli e alle spirazioni di tutte le parti del mondo , riconoscendo separazioni e confini come segni di debolezza che diffondono insicurezza nel nome della sicurezza;
• un’Europa liberata dove i privilegi, i pregiudizi, le deprivazioni e la minacce di violenza abbiano fine, lasciando infine che gli europei nati all’interno di ristretti ruoli stereotipati, godano invece delle possibilità di sviluppare il loro potenziale ed essere liberi di una maggiore scelta dei loro partners nella vita, nel lavoro, nella società.
Carpe DiEM25

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