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lunedì 31 agosto 2015
Un vignettista sul cammino di Santiago
Quest’estate ho disegnato per Il Fatto Quotidiano due pagine di reportage dal Cammino di Santiago. Quali sono le motivazioni del pellegrino, cosa mettere nello zaino, l’importanza di gambe e piedi, la paura del pellegrino, la credencial e 9 regole da non dimenticare per arrivare sani e salvi in Galizia.
Escobar: a crollare non è la Cina, ma il delirio neoliberista
www.libreidee.org
Le azioni sui mercati di Shanghai/Shenzhen hanno perso un roboante 150% nei 12 mesi prima di metà giugno. I piccoli investitori – che compongono circa l’80% del mercato – erano convinti che la festa non avrebbe mai avuto fine e spesso hanno richiesto grossi prestiti per spingere nel magna magna del “diventare ricchi è glorioso”. Una correzione è stata necessaria, scrive Pepe Escobar. Quelle azioni – che avevano raggiunto un picco dopo una crescita durata 7 anni – erano ovviamente ipervalutate. Sommate al fatto che tutti i dati mostrano un rallentamento dell’economia cinese, il risultato era facilmente prevedibile: Shanghai e Shenzhen hanno perso tutto ciò che avevano guadagnato nel 2015 – una vendita di massa globale studiata a tavolino. «Persino famosi miliardari hanno perso montagne di denaro in un batter di ciglia», annota Escobar su “Rt”, in una nota ripresa da “Come Don Chisciotte”. «Benvenuti nella nuova normalità cinese, o il nostro (miserabile) mondo nuovo».
La secca correzione a Shanghai/Shenzhen è parte della fine di un ciclo, chiarisce Escobar: diciamo pure addio alla Cina che faceva affidamento su tassi di investimento pari al 45% del Pil, e diciamo addio anche alla insaziabile richiesta cinese di beni.Il problema dell’aggiustamento del modello economico cinese, osserva il giornalista, è direttamente connesso all’ininterrotto stato comatoso del disordine neoliberale, che si protrae fin dal 2007/2008. «Non serve essere Paul Krugman per sapere che la nuova normalità è un mercato globale anemico: una crisiprofonda in tutti i mercati emergenti, la stagnazione con recessione dell’Europae la “fabbrica del mondo” cinese che non riesce a vendere quanto faceva prima. Nel frattempo, l’ipervalutato dollaro Usa sta uccidendo le esportazioni statunitensi, scese del 3% nel solo primo semestre. Anche le importazioni sono calate del 2.2%, il che dimostra la riduzione del potere d’acquisto della classe media, dovuta alla corrosione strutturale dell’economia statunitense».
Migranti, Ue contro il muro in Ungheria. Merkel: “L’Italia deve essere aiutata”.
Bruxelles a Budapest: "Barriere sbagliate". La cancelliera: "Serve più solidarietà da parte dell'Europa". La Commissione all'Inghilterra: "Libera circolazione è fondamento del mercato comune".
di F. Q.
Media & lotta di classe, forse è arrivato il momento di applicarsi seriamente. Intervento di Paolo Andreozzi.
Detto
e ridetto che non ci sono, al momento, i rapporti di forza favorevoli
per cambiare lo stato di cose presente, non potremmo almeno e con
profitto far girare un po' di informazione, sapere e coscienza tra la
nostra gente, e specie tra i giovani della nostra gente?
La cultura, almeno quella, non ci manca: giusto? E l'attitudine
didattica, da quel che ricordo, neppure. E una videocamerina e la
capacità di usare cose tipo Youtube, ce l'abbiamo tutti ormai: no?
E allora qualcuno mi spiega perché se vado su e giù per la Rete a cercare approfondimenti, dibattiti, conferenze o lezioni sulla lotta di classe anno per anno, decennio per decennio, secolo per secolo, non trovo un accidente?
Cioè: qualcosa trovo, ma si tratta o di lezioni notturne del programma Rai-Nettuno degli anni '90 (non il massimo della smartness per attrarre l'ascolto) o di documentari fiction-storici rilanciati da Superquark e simili (non il massimo dell'ortodossia ideologica dal nostro punto di vista) o conferenze e dibattiti in francese, inglese, spagnolo, tedesco e perfino portoghese (non il massimo della facilità di fruizione, se vogliamo davvero viralizzare la cosa per la classe nostrana... e comunque ciò comprova che altrove, dappertutto, i compagni si spendono per fare egemonia fuori dalle solite nicchie); ma qui e ora, invece?
E allora qualcuno mi spiega perché se vado su e giù per la Rete a cercare approfondimenti, dibattiti, conferenze o lezioni sulla lotta di classe anno per anno, decennio per decennio, secolo per secolo, non trovo un accidente?
Cioè: qualcosa trovo, ma si tratta o di lezioni notturne del programma Rai-Nettuno degli anni '90 (non il massimo della smartness per attrarre l'ascolto) o di documentari fiction-storici rilanciati da Superquark e simili (non il massimo dell'ortodossia ideologica dal nostro punto di vista) o conferenze e dibattiti in francese, inglese, spagnolo, tedesco e perfino portoghese (non il massimo della facilità di fruizione, se vogliamo davvero viralizzare la cosa per la classe nostrana... e comunque ciò comprova che altrove, dappertutto, i compagni si spendono per fare egemonia fuori dalle solite nicchie); ma qui e ora, invece?
Povertà in Italia. Ecco le cifre del disastro al Sud. Ormai si risparmia anche sui consumi alimentari.
I
consumi ristagnano in Italia. E di tanto. Al di là della vulgata
piddina, i cittadini italiani in dieci anni, dal 2004 al 2014, infatti,
stanno tagliando fette consistenti del loro tenore di vita limitandosi
alle cosiddette “spese obbligate”, che secondo la Confcommercio
assorbono il 42% del budget.
In base ai dati dell’Istat si può
calcolare che in dieci anni la spesa media mensile delle famiglie è
aumentata di soli 108 euro (+4,5%). A subire maggiormente questa
'stagnazione dei consumi' sono, ancora una volta, le famiglie del Sud.
Le famiglie del mezzogiorno nel 2014 possono spendere solo 44 euro in
più rispetto al 2014 (+2,3%), mentre al nord si sale a 101 euro (+3,7%).
Il maggiore incremento di spesa per area geografica, invece, avviene al
Centro dove, con 2.608 euro di spesa media mensile, l'aumento decennale
è stato di 216 euro (+9%).Continua a crescere anche il divario di spesa
tra le regioni del Nord e quelle del Sud, con il carrello della spesa
del settentrione che lo scorso anno supera del 42,4% quello del
meridione (2.790 euro contro 1.959 euro, con una differenza di 831
euro).
Ambiente. Davide Mellace: "Ho visto mia madre perdere i capelli, ho avuto paura di perderla. A Crotone si muore di cancro. La Lorenzin ci aiuti"
Ha commosso e indignato migliaia di utenti di Twitter e Facebook, la
testimonianza di Davide Mellace, il ventenne crotonese che ha
denunciato, con l’aiuto della pagina “Crotone ci mette la faccia”, l’aumento dei tumori nella città calabrese, inserita in un’area definita “sito d’interesse nazionale a bonifica” nel 2001.
La
campagna di sensibilizzazione fa riferimento all’inquinamento
ambientale che sarebbe relativo agli stabilimenti industriali del
crotonese, chiusi nel 1995, le cui scorie tossiche continuano a essere
presenti nel terreno e nelle acque marine antistanti la città. A fornire
le stime numeriche dell’incremento dei tumori nella popolazione, è il
dottor Francesco Rocca, ex direttore del Dipartimento Prevenzione
dell’ASP di Crotone, in un’intervista rilasciata a Le Iene nel 2014:
“I morti a causa tumorale sono in numero superiore rispetto alla media
nazionale di un 20-30%, soprattutto per il tumore al polmone, all’utero,
alla mammella, al pancreas. E la mortalità infantile ha avuto un
incremento del 400% di decessi per leucemia e linfomi”.
Antimonio, berillio, cadmio, cobalto, cromo totale, cromo sesto, mercurio, piombo, rame, cromo esavalente. Questi i componenti tossici assorbiti dall’ambiente crotonese che, come portato alla luce dal Dottor Rocca, avrebbero “contaminato la catena alimentare”, comportando l’aumento di neoplasie rilevate nella popolazione. Oltre alle scorie prodotte dalle fabbriche, non smaltite negli anni, nella città di Crotone sono stati rilevati 18 siti inquinati (giudicati tali da un’indagine Arpacal) in cui sono state interrate sostanze tossiche, prima della costruzione di edifici pubblici e privati.
Alessandra Corsini, L'Huffington Post
Antimonio, berillio, cadmio, cobalto, cromo totale, cromo sesto, mercurio, piombo, rame, cromo esavalente. Questi i componenti tossici assorbiti dall’ambiente crotonese che, come portato alla luce dal Dottor Rocca, avrebbero “contaminato la catena alimentare”, comportando l’aumento di neoplasie rilevate nella popolazione. Oltre alle scorie prodotte dalle fabbriche, non smaltite negli anni, nella città di Crotone sono stati rilevati 18 siti inquinati (giudicati tali da un’indagine Arpacal) in cui sono state interrate sostanze tossiche, prima della costruzione di edifici pubblici e privati.
Guerre nel Mondo. Kiev, granata fuori dal Parlamento: 90 poliziotti feriti. “Ci sono dei morti”.
Mentre all'interno del parlamento di Kiev si votava per concedere uno status speciale alle regioni orientali filorusse, che chiedono maggiore autonomia, all'esterno i violenti scontri tra nazionalisti e polizia hanno provocato il ferimento di 100 poliziotti, ci sono anche dei morti a quanto riferito dal sindaco di Kiev Vitali Klitschko.
di F. Q.
Intanto, all’interno del parlamento si assisteva all’occupazione delle tribune da parte di alcuni deputati nazionalisti del partito radicale di Oleg Liashko, nel tentativo di interrompere la votazione per l’attuazione del decentramento di alcuni territori del Bacino del Donec. La Rada, il parlamento ucraino, è riuscita successivamente a far approvare in prima lettura gli emendamenti presidenziali alla costituzione, con 265 deputati favorevoli (il quorum era di 226) e 87 contrari. L’agenzia Unian ha riferito che alcuni paramilitari del gruppo di estrema destra Pravi Sektor hanno bloccato con delle auto via Grushevski, che conduce al parlamento.
Roma. Classe Dirigente. Atac, costa troppo licenziare i manager responsabili dei disservizi. Ignazio Marino li voleva cacciare, ma rimarranno.
Il danno e la beffa, tutto insieme. Dopo una estate di scioperi bianchi e disservizi che hanno catapultato Roma nelle cronache internazionali, i manager ritenuti responsabili non potranno essere licenziati in quanto la loro buonuscita è troppo alta per le magre casse dell'Atac.
Hpost.it Il Messaggero
Lo riporta il quotidiano Il Messaggero, citando il nuovo assessore ai Trasporti della Capitale, Stefano Esposito: "In questa situazione finanziaria non possiamo permetterci di rivoluzionare il management".
A chiedere la testa dei manager era stato il sindaco Marino quando, lo scorso 25 luglio, annunciando l'azzeramento del cda, aveva mandato al diggì Micheli di "mandar via anche i dirigenti responsabili dei disagi in metropolitana" che si erano registrati durante lo sciopero bianco dei macchinisti. Micheli una lista - circa 10 nomi - l'aveva buttata giù. (...) Per completare però la procedura servono i soldi per il trattamento di fine rapporto. Il licenziamento di 10 manager costerebbe infatti all'azienda di via Prenestina fino a 2 milioni di euro, secondo le stime dell'assessorato ai Trasporti, che ha preventivato almeno 200mila euro di spesa per ciascun dirigente da allontanare.
Eni: la scoperta del giacimento in Egitto ci ricorda un’altra storia.
L’ENI ha appena annunciato la scoperta di uno dei più grandi giacimenti al mondo di gas naturale. Si chiama Zohr e si trova al largo dell’Egitto. Giace a circa 1,500 metri di profondità per un area di circa 100 chilometri quadrati.
La notizia è comparsa sui giornali di mezzo mondo. Le stime sono di circa 850 miliardi di metri cubi, l’equivalente di circa dodici anni di fabbisogno nazionale italiano.
A suo tempo era uno dei più grandi giacimenti di gas d’Egitto, pompando circa 4 milioni di metri cubi di gas al giorno. Durante l’estate del 2004 fermano le produzioni di gas per un mesetto ed arriva una trivella di tipo jack-up, con le gambe mobili, chiamata Global Santa Fe Adriatic IV. Non è ben chiaro cosa succede dopo, ma pare che durante le attività di perforazione fughe di fluidi e/o di gas abbiano provocato un incendio. Il jack up affonda, la piattaforma prende fuoco. Lo staff fortunatamente viene evacuato e non si fa male nessuno.
Ma Temsah arde.
La notizia è comparsa sui giornali di mezzo mondo. Le stime sono di circa 850 miliardi di metri cubi, l’equivalente di circa dodici anni di fabbisogno nazionale italiano.
Maria Rita D'Orsogna Fisico, docente universitario, attivista ambientale
Tutti esultano. L’amministratore delegato Claudio Descalzi: “Scoperta storica, trasforma lo scenario energetico”. Il primo ministro Matteo Renzi: “Risultato straordinario”.
E va bene. Sapranno gli egiziani se vogliono le trivelle nei loro mari o no.
Mi sovviene però quest’altra storia, sempre in Egitto, sempre con l’ENI
fra i protagonisti, sempre di gas. Risale al 2004. La stampa italiana
ne parlò poco a suo tempo ed è passata al dimenticatoio.
La storia si chiama Temsah ed è una piattaforma che sorge nel Mediterraneo -sorgeva!- a 60 chilometri da Port Said, non lontano dal canale di Suez. Era di proprietà della Petrobel, un consorzio misto ENI, BP e General Petroleum of Egypt.A suo tempo era uno dei più grandi giacimenti di gas d’Egitto, pompando circa 4 milioni di metri cubi di gas al giorno. Durante l’estate del 2004 fermano le produzioni di gas per un mesetto ed arriva una trivella di tipo jack-up, con le gambe mobili, chiamata Global Santa Fe Adriatic IV. Non è ben chiaro cosa succede dopo, ma pare che durante le attività di perforazione fughe di fluidi e/o di gas abbiano provocato un incendio. Il jack up affonda, la piattaforma prende fuoco. Lo staff fortunatamente viene evacuato e non si fa male nessuno.
Ma Temsah arde.
Soldi pubblici. EX PROVINCIA DI ROMA, ASSOTUTELA: "IL MISTERO DEI 263 MILIONI DI EURO SPESI DA NICOLA ZINGARETTI"
Maritato: "Non ci contentiamo della
superficiale indagine che la Corte dei conti all’epoca riservò al
grattacielo ‘monstre’ e andremo fino in fondo”.
osservatorelaziale.it RedazioneRoma - “Non solo un monumento allo spreco: è un affronto ai cittadini tartassati e privati dei servizi essenziali. Il grattacielo dell’Eur, destinato ad ospitare gli impiegati della ex provincia di Roma è ancora lì, vuoto e sprezzante a testimoniare quanto gli amministratori siano più interessati agli affari immobiliari che alle esigenze della collettività”. Lo dichiara il presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato che racconta: “Nel 2005 la giunta provinciale guidata da Enrico Gasbarra stabilì di riunire tutti gli uffici presso un’unica sede, da prendere in locazione. Passato il testimone a Zingaretti, si pubblicò un bando ‘esplorativo’ per ‘locazione di cosa futura con diritto di opzione per l’acquisto’ e l’interesse cadde sul grattacielo in costruzione in zona Eur Castellaccio, del gruppo Parsitalia appartenente alla famiglia Parnasi, la stessa dello stadio a Tor di Valle. Si decise infine, nonostante il pesante passivo di 600 milioni dell’ente ormai in via di scioglimento, di investirne altrettanti 263, 4 mentre si mettevano in vendita gli immobili pregiati del centro di Roma. Nei giorni scorsi, sul sito della Regione Lazio – di cui Zingaretti è attuale presidente - è apparso un manifesto che spiega il futuro del Forlanini, ospedale dismesso dal governatore lo scorso 30 giugno. Si parla di trasferimento di alcuni uffici regionali negli edifici ‘non monumentali’. Viene spontaneo chiedersi: perché non nell’immenso grattacielo inutilizzato, restituendo servizi sociosanitari nel cuore di Monteverde che ne ha estremo bisogno? Il presidente dovrebbe chiarire.
domenica 30 agosto 2015
Oliver Sacks morto: il neurologo e scrittore è stato l’autore di “Risvegli”.
Il medico, famoso in tutto
il mondo per i suoi libri sulle patologie del cervello, si è spento a
causa di un tumore al fegato. A febbraio aveva scritto al New York
Times, annunciando che la malattia era in fase terminale. Tra le sue
opere più conosciute "L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello".
Caro Renzi, narrare se stessi non basta. Serve entrare nel cuore dei problemi
Trovo singolare che il premier di un Paese del G8 in una lenzuolata di intervista, che prende due pagine del "Corriere della Sera",
non dedichi una battuta ai sommovimenti del mondo: dalla Cina all'Iran,
dalla Libia al Califfato, dalle elezioni Usa a Putin.
Massimo Mucchetti
Senatore Pd e giornalista
Romano Prodi suggerisce una conferenza internazionale per evitare la guerra delle monete, una specie di nuova Bretton Woods. La banca centrale cinese propose a suo tempo un paniere di valute, tra cui ovviamente il renmimbi, l'euro e il dollaro, sul modello dei diritti speciali di prelievo per superare l'attuale sistema delle monete di riserva, centrate sulla divisa americana. Che cosa dice l'Italia all'Unione europea su tali partite? Più in generale, se la Cina resta export oriented e non riesce a far decollare come dovrebbe i consumi interni, perché i cinesi, impauriti da un futuro senza welfare, risparmiano troppo, che senso ha per l'Occidente tagliare la spesa sociale e privatizzarla a retribuzioni sostanzialmente ferme?
Mazziati e contenti, come vuole l’industria della felicità
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I padroni non vogliono dai loro subalterni solo quello che riescono a estorcere con il lavoro, ne pretendono anche l’anima. Poco importa se le condizioni lavorative stanno ormai retrocedendo a forme ottocentesche. Le scienze sociali, arruolate alle esigenze dell’impresa, da tempo rilevano come in tempi di crisi sia necessario che i lavoratori e i consumatori vendano la propria anima – e non solo la forza lavoro e i loro redditi – al mercato. Si chiama Happyness Industry, l’industria della felicità. Diffondere ottimismo nella società e sentimenti positivi dentro le imprese sta diventando uno strumento indispensabile per far ripartire l’economia in quei paesi a capitalismo avanzato che hanno subìto più duramente le torsioni dell’ultima fase della crisi capitalistica. E’ interessante quanto riporta su questo tema un ampio servizio de “La Repubblica”, che pure è un giornale di prima linea dentro questo meccanismo. Il saggio del sociologo britannico William Davis descrive come «le aziende oggi stanno investendo così tante risorse nel renderci felici che chi non si mostra entusiasta di tutto ciò viene visto come un sabotatore da tenere d’occhio».
In alcune selezioni aziendali, ad esempio, se ne colpisce uno per educarne nove a mostrarsi felici del lavoro chiamati a svolgere. Chi fa il musone viene licenziato o non assunto. Non solo. E’ stata istituita la figura dirigenziale dell’addetto allafelicità dei dipendenti – lo Chief Happyness Officer – uno che deve saper fare squadra, mettere il naso nella loro vita privata e assicurare che il clima aziendale non accumuli in modo pericoloso focolai di malumore che possono diventare altro. Questa ennesima diavoleria di derivazione anglosassone è stata importata anche in Italia. Prima come forma della pubblicità e adesso come modello di governance da parte di Renzi e del suo stuolo di ladylike e goldenboys. A fare dell’ottimismo un veicolo pubblicitario, non a caso, è uno dei “prenditori amici” più ascoltati da Renzi: Oscar Farinetti. Suo era stato l’uso dello scrittore romagnolo Tonino Guerra per la pubblicità della sua Unieuro all’insegna dell’ottimismo. Ereditata dal padre Paolo Farinetti, la catena di elettrodomestici Unieuro è stata gestita dal figlio, Oscar appunto, dal 1978 al 2003. Poi fu venduta ad una società britannica. Gli slogan e gli spot sull’ottimismo iniziano nel 2001.
I volenterosi amici dei torturatori israeliani
http://contropiano.org/
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E' difficile smentire un filmato girato in presa diretta, dove un soldato israeliano armato e col passamontagna insegue un bambino palestinese di 12 anni, per di più con un braccio ingessato, la prende per il collo, lo sbatte sui massi e piacevolezze del genere per lunghi minuti.
E' difficile, ma qualche volenteroso complice di un torturatore si trova sempre. Sottoponiamo perciò alla vostra attenzione questo lancio dell'agenzia Ansa, la "matrice" da cui quasi tutti i giornalisti apprendono una notizia e la "inquadrano" dentro un certo contesto.
Renzi l'iperberlusconiano
www.controlacrisi.org
Riprendiamo dal sito www.micromega.net
Riprendiamo dal sito www.micromega.net
Se si trattasse di omosessualità diremmo che è stato un coming out. Ma trattandosi di un cattolico praticante, ed essendosi svolta in una location che più cattolica non si può, il meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, è d’uopo invece parlare di CONFESSIONE. Matteo Renzi ha confessato pubblicamente: di essere la prosecuzione del berlusconismo con altri mezzi, anzi di essere la realizzazione del berlusconismo adeguata ai tempi, cioè alla non implementazione del berlusconismo con i mezzi di Berlusconi (l'intermezzo dei governi-nullità Monti e Letta non merita menzione: de minimis non curar praetor ).
Confessione solenne, coram populo e urbi et orbi , che non a caso uno dei bracci armati del berlusconismo, le falangi devote di CL e del cattolicesimo di Mammona, ha salutato canonizzando il nuovo leader post Pd a punto di riferimento.
Confessione solenne, coram populo e urbi et orbi , che non a caso uno dei bracci armati del berlusconismo, le falangi devote di CL e del cattolicesimo di Mammona, ha salutato canonizzando il nuovo leader post Pd a punto di riferimento.
QUER BARCONE PIENO DE ITALIANI SBARCATO SULLE COSTE LIBBICHE
Un barcone pieno zeppo deggente è sbarcato ieri sulle coste libbiche. So tutti Italiani: Lombardi, Veneti, Siciliani, Calabbresi, inzomma de tutte le Reggioni. Scappano. E nun se sa si so’ pensionati, cervelli in fuga, clandestini o esodati (da cui “esodo”).
Quarcuno se vo’ fa’ passà pe’ tedesco e nun se vo’ fa’ pija’ l’impronte diggitali (l’Italiani sono molto orgojosi). Però li sgamano subbito dar colore della pelle, da come movono le mano e dar fatto che parleno tutti insieme, che ‘n ce se capisce un cazzo.
Però i Libbici nun se preoccupano più de tanto. Sanno che la Libbia pel’Italiani è solo de passaggio. Je danno provviste pe’ du’ o tre settimane e quelli a tappe turistiche, fermannose ‘gni tanto pe’ guardà er panorama, raggiungono er Niger, la Nigeria, lo Zambia… indove troveno lavoro e accoglienza.
Però in quarcuno de quei Paesi nu’ li vonno perchè dicono che er probblema nun è solo loro, “ma de tutta l’Africa”. “Sinnò - dicono - che cazzo d’Unione Africana è?”.
Quarcuno se vo’ fa’ passà pe’ tedesco e nun se vo’ fa’ pija’ l’impronte diggitali (l’Italiani sono molto orgojosi). Però li sgamano subbito dar colore della pelle, da come movono le mano e dar fatto che parleno tutti insieme, che ‘n ce se capisce un cazzo.
Però i Libbici nun se preoccupano più de tanto. Sanno che la Libbia pel’Italiani è solo de passaggio. Je danno provviste pe’ du’ o tre settimane e quelli a tappe turistiche, fermannose ‘gni tanto pe’ guardà er panorama, raggiungono er Niger, la Nigeria, lo Zambia… indove troveno lavoro e accoglienza.
Però in quarcuno de quei Paesi nu’ li vonno perchè dicono che er probblema nun è solo loro, “ma de tutta l’Africa”. “Sinnò - dicono - che cazzo d’Unione Africana è?”.
USA. Jamycheal Mitchell muore di fame in cella. L'afroamericano era detenuto per un furto da 5 dollari.
Un giovane afroamericano con problemi mentali è stato trovato morto in cella in Virginia, dopo quattro mesi di detenzione per aver rubato in un negozio merce dal valore di 5 dollari.
Redazione, L'Huffington Post
La vicenda, passata sotto silenzio dai media locali, viene ora denunciata dal quotidiano britannico Guardian, in un nuovo episodio che mette sotto accusa il trattamento degli afroamericani da parte delle forze dell'ordine degli Stati Uniti.
Jamycheal Mitchell, 24 anni, è stato trovato senza vita sul pavimento della sua cella. E' stata disposta l'autopsia, ma le autorità ritengono per ora che sia deceduto per cause naturali. I familiari pensano invece che sia morto di fame, dopo aver rifiutato cibo e medicine. La zia, l'infermiera Roxanne Adams, ha raccontato che il ragazzo era ridotto pelle e ossa al momento del decesso.
Mitchell era stato arrestato a Portsmouth il 22 aprile, lo stesso giorno in cui un altro ragazzo afroamericano, William Chapman, è stato ucciso dalla polizia davanti ad un supermercato Walmart della stessa città.
Carceri, si abbassa l'età media dei suicidi. E sempre più sono migranti. Un ergastolano: "Qui la vita è un lusso".
Un
giovane detenuto italiano si è impiccato due giorni fa nel carcere di
Gela, in provincia di Caltanissetta. Ne dà notizia l'associazione
Ristretti orizzonti. Gli restavano meno di due anni di pena, relativi a
una condanna per detenzione di droga e ricettazione, ma dopo il
fallimento di un affidamento in prova ai servizi sociali gli era
preclusa la possibilità di avere misure alternative al carcere.
Con la sua morte salgono a 31 i detenuti che si sono tolti la vita
da inizio 2015, "un numero - sottolinea Ristretti orizzonti - 'in
linea' con quello degli ultimi anni, mentre si nota un
importante abbassamento dell'età dei detenuti che si sono tolti la vita
quest'anno: avevano 37 anni di media, rispetto ai 41 registrati nell'ultimo quindicennio dal dossier 'Morire di carcere'".
"Da segnalare anche un aumento dei suicidi tra i detenuti stranieri: nel 2015 - osserva l'associazione - sono il 30% del totale, a fronte del 15% registrato nella serie storica e per la prima volta dall'inizio delle nostre rilevazioni il tasso suicidario degli stranieri (che rappresentano il 28% dell'intera popolazione detenuta) supera quello che si registra tra gli italiani".
quest'anno: avevano 37 anni di media, rispetto ai 41 registrati nell'ultimo quindicennio dal dossier 'Morire di carcere'".
"Da segnalare anche un aumento dei suicidi tra i detenuti stranieri: nel 2015 - osserva l'associazione - sono il 30% del totale, a fronte del 15% registrato nella serie storica e per la prima volta dall'inizio delle nostre rilevazioni il tasso suicidario degli stranieri (che rappresentano il 28% dell'intera popolazione detenuta) supera quello che si registra tra gli italiani".
Israele, arrestato attivista italiano: “Filmava soldato che bloccava 12enne”.
Vittorio Fera, 31 anni, è stato fermato venerdì dai soldati durante scontri a Nabi Saleh in Cigiordania per aver lanciato pietre e attaccato i militari. Il movimento: "Accusa totalmente infondata". Il Consolato generale italiano a Gerusalemme, fa sapere la Farnesina, sta raccogliendo informazioni.
di F. Q.
Disoccupazione: i posti di lavoro buoni ci sono, ma non per tutti.
Questa ripresa da zero virgola è comunque una media del pollo: dietro i dati aggregati, tipo la disoccupazione che in Italia è stabile sopra il 12 per cento, ci sono storie molto diverse e opposte. Vari indicatori sembrano suggerire una semplice verità: ci sono e ci saranno nuovi posti di lavoro, ma non per tutti, soltanto per chi ha certe competenze (o è disposto ad accettare certi salari).
Stefano Feltri Vicedirettore de Il Fatto Quotidiano
Non aspettatevi che, se la marea della crescita sale,
prima o poi arriverà anche il vostro turno di migliorare la situazione
attuale. Potrebbe non succedere.
L’Ocse, il think tank dei Paesi ricchi, sta conducendo un’indagine per capire come sta cambiando la produttività. Uno dei fattori della bassa crescita è che in molti Paesi, l’Italia su tutti, dall’inizio del secolo la produttività
(quanto si produce usando una certa dose di fattori, tempo, forza
lavoro, capitale ecc.) è rimasta stagnante. Ma è davvero così?
A giudicare dai grafici dell’Ocse sembra di no. Le
imprese che stanno “alla frontiera”, cioè le migliori nel loro campo,
quelle che hanno investito, che usano le tecnologie più avanzate ecc.,
hanno aumentato la propria produttività moltissimo, mentre quelle
“normali” non ce la fanno più. E oggi sono agli stessi livelli di
produttività di 15 anni fa. Le imprese alla frontiera hanno visto la
loro produttività crescere del 3,5 per cento annuo nel settore manifatturiero, addirittura del 5 in quello finanziario. Le altre hanno variazioni da zero virgola.
Borse a picco, cinesi imprevedibili. Ma l’Occidente non ha colpe?
Il lunedì nero della borsa cinese ha fatto riversare fiumi di inchiostro sulle prime pagine dei giornali finanziari. Le critiche nei confronti del governo di Pechino sono tante e tutte sembrano avere la stessa matrice: la Cina è ancora. comunista.
Loretta Napoleoni Economista
In un articolo del Financial Times, pur ammettendo che il panico che il crollo degli indici di borsa cinesi ha prodotto nel mondo era infondato, si accusa il governo di essere incompetente in materia finanziaria. Se è vero che in finanza ciò che conta sono i risultati, un motto che dal crollo della Lehman Brothers è diventato il mantra delle banche centrali e dei governi occidentali, allora il semplice fatto che venerdì Piazza affari cinese ha chiuso in attivo guadagnando più della metà di quanto è stato perso lunedì (- 8,5 per cento), basta per affermare che, almeno nel brevissimo periodo, il peggio è stato evitato.
Il problema di fondo è che la politica monetaria e finanziaria cinese sono imprevedibili. Naturalmente anche quella occidentale è poco chiara rispetto al passato, sappiamo se la Riserva Federale alzerà i tassi d’interesse o meno nelle prossime settimane? Assolutamente no. L’economia globalizzata condiziona le politiche delle singole nazioni a quelle delle altre, quindi un crollo degli indici cinesi della portata di quello di lunedì scorso può costringere la Riserva Federale americana a posporre l’aumento dei tassi, perché ha indebolito i mercati finanziari mondiali trascinando in rosso tutte le piazze affari, inclusa quella di Wall Street.
Migrazioni e muri, abbiamo il dovere di fare.
Vorrei suggerire all’onorevole Matteo Salvini e a tutti coloro che condividono le sue idee, una passeggiata e due riflessioni.
Amalia Signorelli Antropologa
La passeggiata comincia a Piazzale Flaminio a Roma, prosegue per la salita detta Muro Torto, poi continua nel lungo tratto pianeggiante chiamato Corso d’Italia e, superata piazza Fiume, si conclude a piazzale Porta Pia. Alla fine di questo percorso Salvini avrà costeggiato e avrà avuto modo di ammirare uno dei tratti meglio conservati delle Mura Aureliane, la possente fortificazione con cui l’imperatore Aureliano (215 – 275 d.C.) circondò Roma, capitale dell’Impero, per metterla al riparo dalle invasioni dei barbari. Il tratto di mura della passeggiata è uno dei molti ancora oggi conservati; si resta affascinati dal diametro della cinta muraria, (Roma all’epoca sfiorava il milione di abitanti), dallo spessore delle mura, dalla frequenza delle torri di avvistamento, dall’eccellente protezione dei camminamenti. Un’opera di ingegneria militare ancora oggi esemplare.
Che, come tutti sappiamo, non fermò le invasioni barbariche. Se mai, per un paio di secoli, ne ritardò il compimento.
Riforma terzo settore, “c’è un grande fraintendimento sull’impresa sociale”.
Dopo Vincenzo Manes, Luciano Balbo, Achille Saletti, Luca Fazzi, Carlo Borzaga e Stefano Lepri, nel dibattito sulla riforma interviene anche Pietro Vittorio Barbieri, portavoce del Forum nazionale del terzo settore: "La vera questione è che uso si fa dell'eventuale profitto".
di F. Q.
C’è chi vede in essa la scoperta di un nuovo modo di fare impresa, interpretazione italiana dell’economia sociale di mercato. Un’ennesima via salvifica per riconciliare impresa e valori. Indubbiamente vi è un gran bisogno di forme di convergenza tra mercato ed etica e di ribaltare l’idea per cui non sono le persone a disposizione dell’economia ma, viceversa, l’economia al servizio del benessere delle persone. Forse viene trascurato il fatto che in Italia sono decenni che il fenomeno è letteralmente esploso con le cooperative sociali e che forme “altre” di fare impresa, come il mutualismo e la cooperazione, affondano le loro radici in secoli di storia. Inoltre la cooperazione sociale evidenzia risultati occupazionali non certo trascurabili, con circa 1 milione di occupati. Né i valori della cooperazione, ancor più se sociale, possono essere sub judice da ciò che ci propone la cronaca, sicuramente spia di distorsioni esecrabili da perseguire con rigore assoluto.
Signa è Fiera: Terra ed Acqua, alimenti per la crescita.
“Signa è Fiera” - Terra ed Acqua, Alimenti per la crescita Dal 1 al 6 settembre 2015 – Signa
ProLoco Signa
SIGNA
E' FIERA è la Fiera di Settembre. Come Comune di Signa e come Pro Loco
Signa vogliamo che questa edizione volga lo sguardo alla nostra eredità:
lo scopo è quello di riprendere il sapere delle antiche generazioni
traducendolo al presente e andando alla scoperta di ciò che rende Signa
un territorio e una Comunità di saperi. Questo perchè solo dopo aver
ritrovato l'autenticità di ciò che eravamo allora potremo conoscere chi
siamo e chi saremo. Le novità sono state pensate in vista di "Toscana
Fuori Expo" cui Signa, con la Regione Toscana, parteciperà nell'ambito
della esposizione universale "Expo 2015" a Milano. L'edizione della
Fiera di quest'anno si chiama "Terra ed Acqua: alimenti per la
crescita", due elementi fondamentali per il nostro paese: la terra in
ambito dell'artigianato, del commercio e della paglia; l'acqua per la
posizione geografica del territorio che si trova tra tre fiumi.
sabato 29 agosto 2015
Indovinello su Windows 10 PRO
che succede se si danno questi comandi su Windows 10 PRO non attivato?
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slmgr /skms kms.xspace.in
slmgr /ato
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Foa: il tedesco chiagne e fotte (e intanto si pappa la Grecia)
www.libreidee.org
a notizia della vendita di 14 aeroporti greci a una società tedesca, la Fraport, sta suscitando indignazione; eppure non dovrebbe stupire. Noi siamo abituati a mitizzare i tedeschi, a farci intimidire dal loro rigore morale e – da quando il senso di colpa per l’Olocausto è evaporato – anche dal loro senso di superiorità. In realtà sbagliamo e dovremmo cominciare a giudicare le élites tedesche – perché il popolo, come sempre, c’entra poco – per quello che sono. E soprattutto per i loro difetti. Il primo è la superbia: quando il tedesco di successo (e di potere) troppo spesso diventa sprezzante e non sa darsi il senso della misura. L’empatia, il senso delle proporzioni e dell’equilibrio, quel buon senso che induce gli uomini di successo più avveduti a non esagerare, riflettendo i principi di Sun Tzu, scompare. Il tedesco non si accontenta di vincere, deve stravincere e possibilmente schiacciare l’avversario; non concepisce alcuna attenuante né comprensione umana ma soltanto il raggiungimento dei propri obiettivi, in sintonia con la propria concezione morale, che naturalmente coincide con i propri interessi e non contempla né gli interessi né le spiegazioni degli altri, per quanto possano essere fondati.
La relatività morale delle élite tedesche è una costante storica, e tra l’altro spiega molti crimini dei tedeschi ai tempi dei nazisti. Ma non solo. Se analizziamo la storia recente ci accorgiamo che questo atteggiamento è ricorrente. Nel suo splendido saggio “Anschluss – L’annessione”, Vladimiro Giacché dimostra come l’unificazione tedesca non abbia condotto al salvataggio della ex Ddr da parte della Repubblica federale tedesca, bensì a una spoliazione del tessuto industriale ed economico della Germania dell’est da parte delle aziende dell’Ovest in sintonia con il sistema bancario e la classe politica, secondo modalità che definire immorali è persino riduttivo. Allora andò in scena un grande furto collettivo, roba da Casta all’ennesima potenza (altro che Italia!), che di fatto trasformò in un insuccesso economico e sociale quello che avrebbe dovuto essere un processo di integrazione economica. La grande ruberia, naturalmente, non fu denunciata dalla stampa e non fu oggetto di commissioni di inchiesta.
Vince il Potere, perché è radicale come i nostri antichi eroi
www.libreidee.org
Alle 3 del mattino in un pub un ragazzino mi ferma e mi chiede, intelligentemente: «Scusi Barnard, ma lei è proprio sicuro che il suo radicalismo feroce sia la via giusta?». Gli ho risposto: «Osserva il nostro nemico, cioè il Vero Potere delle megabanche, delle megacorporations, della megafinanza. Sono spietati nel radicalismo delle loro idee, azioni, determinazione. Hanno ri-vinto dopo 250 anni di sconfitte proprio per questo. Non ti dice nulla?». Lavori per Hsbc? A 25 anni prendi un aereo da Londra per Seul. Arrivi, dormi 27 minuti, ti squilla il cell e il tuo boss ti chiede uno spread sulla chiusura di tutte le borse asiatiche in 60 minuti. Ne impieghi 70 di minuti, sei licenziato. Gandhi proibiva ai cuochi delle cucine nel suo Ashram di parlare e di portare mutande durante la preparazione del cibo. Una parola? Eri fuori. La Commissione Ue decide di portare in povertà 100 milioni di europei? E sia, non si fa un singolo passo indietro, neppure se i premi Nobel dell’economiapiù famosi del mondo gridano allo scandalo. Neppure se l’Organizzazione Mondiale della Sanità protesta per le stragi di ammalati, feti e anziani.
Martin Luther King decise l’occupazione da parte dei neri americani delle mense scolastiche riservate ai bianchi nel sud degli Stati Uniti. Si fece, e non si registrò un singolo studente nero che si mosse dai tavoli Solo Per Bianchi. Chi venne prima nellaStoria? Il radicalismo della megabanca Hsbc, della Commissione Ue, cioè del Vero Potere, o Gandhi e King? I secondi, ovvio. Il Vero Potere, come da me scritto e riscritto, capì negli anni ’70 che il radicalismo feroce di idee, azioni e determinazione, tipico dei maggiori campioni delle rivoluzioni sociali della fine ‘800-inizio ‘900 e anni ’60, era l’arma vincente, e andava adottata. Duecentocinquant’anni di sconfitte del Potere, dall’Illuminismo agli anni ’70 del XX secolo, erano state causate dall’incredibile radicalismo dei pensatori sociali. Leggetevi Benjamin Franklin, o ancor prima John Locke (scioccanti le sue idee persino oggi). Ai tempi di Abraham Lincoln, il grande uomo e i suoi collaboratori pensavano che il fatto di lavorare a stipendio per qualcuno fosse del tutto assurdo. La chiamavano schiavitù.
Regno Unito successo della petizione per incriminare Benjamin Netanyahu
http://contropiano.org/
Oltre 88 mila persone, nel Regno Unito, hanno finora aderito alla raccolte firme che chiede l'arresto del primo ministro israeliano per i crimini di guerra legati ai bombardamenti scatenati su Gaza nell'estate 2014. L’obiettivo è di raggiungere le 100mila firme che sono necessarie per imporre la discussione in parlamento.
Partita il 7 agosto la petizione, ha superato il primo obiettivo delle 10.000 firme utili per ottenere una risposta formale dal governo di David Cameron.
I promotori della petizione hanno dichiarato che il loro scopo è di rendere visibile che l’opposizione alla politica israeliana e al primo ministro Netanyahu, travalica i confini del movimento di solidarietà con la Palestina.
Damian Moran, il principale promotore della petizione, ha dichiarato che “sinceramente, in ragione della giurisprudenza internazionale, non mi aspetto che sia arrestato ", il vero l’obiettivo è di mettere in difficoltà il governo inglese che si prepara a ricevere Benjamin Netanyahu in visita ufficiale a settembre.
La migrazione del Comune di Pesaro a Office e la gabbia dorata
http://dariocavedon.blogspot.it/
Nel mio precedente post, parlavo del report segreto alla base della migrazione del Comune di Pesaro da OpenOffice a Office. Il report, chiesto a gran voce da più parti, è rimasto nel cassetto per più di due mesi.
Il sottoscritto poi è stato particolarmente sfortunato visto che, come per magia, il report èapparso sul sito web di Osservatorio Netics, il giorno dopo la pubblicazione del mio post.Onore al merito a chi ha avuto il coraggio di pubblicarlo.
Tralascio l'analisi dettagliata del documento, anche perché impossibile fare meglio di quanto già scritto dalla brava +sonia montegiove dalle colonne di Techeconomy, e faccio un paio di considerazioni.
La prima considerazione è che questa storia dimostra come la formazione sia il fattore principale di successo nella migrazione da una piattaforma software a un'altra. Sicuramente il personale del Comune di Pesaro è stato formato poco o male a OpenOffice, tanto da giustificare "un notevole aumento, almeno nella fase iniziale, delle richieste di help-desk." Cambiare gli strumenti senza cambiare le persone denota una certa superficialità.
A questo si aggiunga una naturale resistenza al cambiamento e ci si garantisce il fallimento.
Nel mio precedente post, parlavo del report segreto alla base della migrazione del Comune di Pesaro da OpenOffice a Office. Il report, chiesto a gran voce da più parti, è rimasto nel cassetto per più di due mesi.
Il sottoscritto poi è stato particolarmente sfortunato visto che, come per magia, il report èapparso sul sito web di Osservatorio Netics, il giorno dopo la pubblicazione del mio post.Onore al merito a chi ha avuto il coraggio di pubblicarlo.
Tralascio l'analisi dettagliata del documento, anche perché impossibile fare meglio di quanto già scritto dalla brava +sonia montegiove dalle colonne di Techeconomy, e faccio un paio di considerazioni.
La prima considerazione è che questa storia dimostra come la formazione sia il fattore principale di successo nella migrazione da una piattaforma software a un'altra. Sicuramente il personale del Comune di Pesaro è stato formato poco o male a OpenOffice, tanto da giustificare "un notevole aumento, almeno nella fase iniziale, delle richieste di help-desk." Cambiare gli strumenti senza cambiare le persone denota una certa superficialità.
A questo si aggiunga una naturale resistenza al cambiamento e ci si garantisce il fallimento.
Festival EcoFuturo 2015: l’economia verde ci può salvare! Ma…
Anni di sforzi per diffondere le ecotecnologie hanno ottenuto risultati notevoli. C’è però una questione di tempi: mentre nazioni come la Germania e gli Usa corrono a velocità pazzesca verso il futuro verde gran parte dell’Italia si muove tanto lentamente che andando di questo passo raggiungeremo l’efficienza energetica che oggi premia i tedeschi nell’anno 2115. Cioè tra 100 anni.
Jacopo Fo Autore, attore e scrittore
La causa di questa lentezza è una specie di “complotto” culturale che coinvolge milioni di italiani, a partire dagli scienziati da bar che pontificano pessimisti che il fotovoltaico non funziona, salendo su su per la scala sociale fino ai baroni universitari che ancora non si curano di chiedere notizie sull’efficienza energetica degli immobili che fanno progettare ai loro allievi. Partecipano all’orribile complotto migliaia di nonne che temono che le lampadine a led rovinino gli occhi ai loro nipotini, medici che consigliano ai loro pazienti afflitti da problemi polmonari di farsi delle belle corsette lungo la circonvallazione nelle ore di punta (footing estremo), per non parlare delle mamme che consigliano alle loro bimbe di spalmarsi tutte col deodorante occlusivo dei pori all’alluminio, quello che ti cementa talmente le ascelle che puzzi solo dopo 6 mesi.
L’uomo bianco in quella foto.
Scorrono sui teleschermi le immagini dei campionato mondiali di atletica leggera. Impossibile non guardare la perfezione dei gesti, la tensione dei corpi, la concentrazione totale di chi ha sofferto anni di allenamenti e rinunce per questo momento.
contropiano.org Riccardo Gazzanigariccardogazzaniga.com
Il mondo reale che abitiamo è molto meno civile. La "competizione" assai meno nobile, perché la posta in gioco non è una medaglia (e una tranquillità economica che può arrivare alla ricchezza vera), ma il mors tua, vita mea. Fatta di spazi, convinzioni, confini, che si vorrebbero eternizzare.
Viviamo in mondo dove merci e capitali "debbono" circolare liberamente, purché non possano fare altrettanto gli esseri umani. A meno di non disporre di un portafoglio sufficientemente pieno. La fratellanza universale dello sport è spesso autentica e dunque bellissima; ma copre una realtà universale opposta. Che va superata confliggendo.
Guardiamo gli atleti correre su una pista perfetta, anche quando disseminata di ostacoli peraltro docili da abbattere, senza conseguenze. E, grazie al pregevole lavoro di Riccardo Gazzaniga, possiamo ricordare un piccolo eroe antirazzista e bianco, "normale" fin nel cognome, schiacciato dai due possenti neri che a pugno chiuso sfondavano le ipocrisie del razzismo reale e dell'apartheid di fatto. Peter Norman, il coraggio di un gesto normale, in mezzo a una battaglia, in un paese in cui la polizia - allora come oggi - massacrava studenti e oppositori - e in un sistema di potere sportivo razzista e corrotto fin nelle midolla, scegliendo la parte giusta e pagandone il prezzo.
*****
Romano Prodi: "Le tasse non si tagliano su Twitter. Renzi e lo stallo dell'antiberlusconismo? Si è sbagliato".
Non vuole criticare il governo, perché chi ha quella responsabilità "deve essere lasciato in pace". Ma Romano Prodi qualche stilettata nei confronti di Matteo Renzi non se la risparmia.
L'Huffington Post
Non cita mai il premier, ma il riferimento al social network più amato all'ex rottamatore è evidente.
Fisco, Ricchiuti vs Panebianco: “Tasse inutili? Alleatevi con Mafia capitale che non ve le fa pagare”.
La senatrice della minoranza dem contro l'editorialista del Corriere della Sera.
di F. Q.
Un conato di vomito. E’ l’unica sensazione che posso provare leggendo Angelo Panebianco sul Corriere della sera del 28 agosto sulle tasse. Ho letto e riletto il suo pezzo per essere sicura di non avere le traveggole. No, non sono io che ce le ho, è lui che forse ha preso un colpo di sole agostano, ma di brutto proprio. L’assunto di Panebianco è che le tasse fanno schifo, sono un cancro da debellare e che quindi se la vecchia sinistra non lo capisce è destinata a perdere. Quella vecchia sinistra – che ama le tasse solo per un riflesso identitario, un po’ come la coperta di Linus – deve essere annientata e Renzi fa bene a porsi questo obiettivo come Blair.
Solo spazzando via tasse e vecchia sinistra la società italiana tornerà dinamica. Se invece la vecchia sinistra resisterà allora l’Italia resterà imprigionata nel mood statico, immobile. Mi riprendo dall’impulso di rimettere e metto le cose in chiaro. Non ho mai condiviso le parole di Tommaso Padoa Schioppa che le tasse erano bellissime. Ho sempre detto – e a questo ispiro la mia attività in Commissione finanze al Senato – che le tasse sono brutte ma necessarie e soprattutto è terribile doverle pagare anche per chi non le paga. Quindi arrivare a demonizzarle e a dire che le tasse sono il sinonimo della sinistra trinariciuta no!! Mi ribello.
Allora due domande a Panebianco le voglio fare.
E’ statica o dinamica la società in cui i figli dei ricchi ereditano le ricchezze dei padri e restano ricchi e vanno per strada con i macchinoni e per mare con le barche intestate a società fittizie, mentre i figli dei meno abbienti sono condannati alla povertà per generazioni e in barca non ci andranno mai? E’ statica o dinamica la società in cui chi si ammala – se è abbiente – va in costose cliniche e si cura presso i migliori medici e chirurghi mentre i diseredati e i meno abbienti hanno solo il pronto soccorso e al limite qualche ospedali pubblico con liste d’attesa chilometriche?
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