L'argomentazione
generale è che, nel contesto della intensificata rivalità tra, da una
parte, le potenze occidentali alleate, ovvero UE e Stati Uniti, e,
dall’altra, i paesi emergenti, in particolare la Cina e, più
recentemente, la Russia (in particolare a causa del conflitto con la UE
sull'Ucraina), vi sarebbe necessità per Stati Uniti e Unione europea di
serrare i ranghi e unire la loro forza economica e politica. Quindi, i
valori liberali occidentali dovrebbero essere imposti contro le potenze
emergenti autoritarie e il TTIP viene presentato come un meccanismo
fondamentale per raggiungere questo obiettivo. Più in particolare, il
TTIP è raffigurato come un nuovo standard aureo globale per
la regolamentazione di un'economia mondiale aperta e sempre più
integrata. Si sostiene che gli standard bilaterali armonizzati del TTIP
prima o poi dovranno essere fatti propri dal resto del mondo, senza
possibilità di negoziato da parte dei paesi terzi. Ovviamente, questo
argomento si basa sul presupposto che gli Stati Uniti e la UE concordino
sull’armonizzazione degli standard. La storia della cooperazione
transatlantica in materia di regolamentazione sembrerebbe tuttavia
suggerire il contrario. L’armonizzazione degli standard ha dimostrato di
essere costosa, di richiedere tempo e si è rivelata assai controversa.
Piuttosto, l'esito probabile dei negoziati TTIP sull'allineamento della
regolamentazione sarà il riconoscimento reciproco . Questo è
sia meno controverso in termini politici, dal momento che non è
richiesto nessun cambiamento della regolamentazione domestica, che
preferito dalle imprese, non comportando alcun costo di adeguamento.
Dunque, bisogna aspettarsi molto poco dal TTIP come strumento per
introdurre uno standard aureo di regolamentazione.
Joseph Stiglitz ha assolutamente ragione a mettere in guardia l’Europa a non accettare il TTIP nella forma attualmente proposta. I negoziati sul TTIP devono essere interrotti, per mettere all’ordine del giorno un ripensamento fondamentale della politica commerciale UE. Questo vale anche per i negoziati sull'accordo commerciale Canada-UE (CETA), pur già concluso. Infatti, molto di ciò che è stato giustamente criticato nel dibattito sul TTIP è stato implementato nel CETA. Il compito più urgente è, quindi, quello di fermare l'accordo CETA prima che venga accettato dai governi europei e ratificato dai parlamenti europeo e nazionali.
Un approccio alternativo europeo al commercio dovrebbe essere basata sui seguenti principi. Stabilire piena trasparenza del processo e dei documenti negoziali. Tenere regolarmente pubbliche consultazioni con il Parlamento UE ed i parlamenti nazionali durante i negoziati. Salvaguardare l’autonomia politica, sia all'interno della UE che nei confronti dei partner commerciali, di legiferare nel pubblico interesse. Ciò comporta, in particolare, che le competenze sulla regolamentazione non debbano essere trasferite a organi tecnocratici o del settore privato. L'applicazione di un approccio alla liberalizzazione degli scambi che tenga conto delle preferenze collettive dei cittadini della UE per quanto riguarda, ad esempio, la protezione dei servizi pubblici; delle lezioni della recente crisi globale e finanziaria per quanto riguarda la liberalizzazione del commercio dei servizi finanziari; delle priorità di sviluppo dei paesi partner, in particolare dei paesi più poveri e meno sviluppati. Rendere vincolanti disposizioni volte al riconoscimento e al rispetto dei diritti umani fondamentali, in particolari il rispetto degli standard fondamentali sul lavoro elaborati dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) e delle norme ambientali internazionali. Rifiutare l’introduzione di sistemi privati di arbitrato per la compensazione dei presunti danni causati da modifiche normative agli investitori, quale sarebbe il proposto meccanismo di composizione delle controversie tra investitori e stati immaginato dal TTIP. La UE dovrebbe, invece, sostenere la regolamentazione nel pubblico interesse quale prerogativa democratica. In prospettiva, apparirebbe utile l'istituzione di una corte internazionale pubblica che si occupi di giudicare sui ricorsi degli investitori internazionali, ma anche sui ricorsi delle parti negativamente colpite dalle iniziative degli stessi investitori internazionali.
Questi principi potrebbero contribuire a immettere la politica commerciale della UE su un binario diverso, che offra un contributo positivo sia al modello sociale dell'Unione europea che ad un ordine economico internazionale basato sul rispetto reciproco e la cooperazione, piuttosto che sul dominio.
(Traduzione Monica di Sisto)
Joseph Stiglitz ha assolutamente ragione a mettere in guardia l’Europa a non accettare il TTIP nella forma attualmente proposta. I negoziati sul TTIP devono essere interrotti, per mettere all’ordine del giorno un ripensamento fondamentale della politica commerciale UE. Questo vale anche per i negoziati sull'accordo commerciale Canada-UE (CETA), pur già concluso. Infatti, molto di ciò che è stato giustamente criticato nel dibattito sul TTIP è stato implementato nel CETA. Il compito più urgente è, quindi, quello di fermare l'accordo CETA prima che venga accettato dai governi europei e ratificato dai parlamenti europeo e nazionali.
Un approccio alternativo europeo al commercio dovrebbe essere basata sui seguenti principi. Stabilire piena trasparenza del processo e dei documenti negoziali. Tenere regolarmente pubbliche consultazioni con il Parlamento UE ed i parlamenti nazionali durante i negoziati. Salvaguardare l’autonomia politica, sia all'interno della UE che nei confronti dei partner commerciali, di legiferare nel pubblico interesse. Ciò comporta, in particolare, che le competenze sulla regolamentazione non debbano essere trasferite a organi tecnocratici o del settore privato. L'applicazione di un approccio alla liberalizzazione degli scambi che tenga conto delle preferenze collettive dei cittadini della UE per quanto riguarda, ad esempio, la protezione dei servizi pubblici; delle lezioni della recente crisi globale e finanziaria per quanto riguarda la liberalizzazione del commercio dei servizi finanziari; delle priorità di sviluppo dei paesi partner, in particolare dei paesi più poveri e meno sviluppati. Rendere vincolanti disposizioni volte al riconoscimento e al rispetto dei diritti umani fondamentali, in particolari il rispetto degli standard fondamentali sul lavoro elaborati dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) e delle norme ambientali internazionali. Rifiutare l’introduzione di sistemi privati di arbitrato per la compensazione dei presunti danni causati da modifiche normative agli investitori, quale sarebbe il proposto meccanismo di composizione delle controversie tra investitori e stati immaginato dal TTIP. La UE dovrebbe, invece, sostenere la regolamentazione nel pubblico interesse quale prerogativa democratica. In prospettiva, apparirebbe utile l'istituzione di una corte internazionale pubblica che si occupi di giudicare sui ricorsi degli investitori internazionali, ma anche sui ricorsi delle parti negativamente colpite dalle iniziative degli stessi investitori internazionali.
Questi principi potrebbero contribuire a immettere la politica commerciale della UE su un binario diverso, che offra un contributo positivo sia al modello sociale dell'Unione europea che ad un ordine economico internazionale basato sul rispetto reciproco e la cooperazione, piuttosto che sul dominio.
(Traduzione Monica di Sisto)
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