L’ora della rappresaglia è scattata. È nei numeri: 800 sono i
sub-emendamenti che Forza Italia ha presentato a una legge di riforma
che aveva votato al Senato.
Alessandro De Angelis
Eccolo, il primo giorno di opposizione post Nazareno. Della svolta “leghista” di Berlusconi. Con l’obiettivo di far saltare le riforme. Ottocento sub-emendamenti, per tirarla per le lunghe. E impedire che si chiuda in questa settimana. In tutto sono 3000 gli emendamenti presentati dalle forza di opposizione. E, come primo atto, si dimette Francesco Paolo Sisto dal ruolo di relatore. In un raffinato intervento in Aula, Sisto dice: “Questo accordo sulle reciproche rinunce in nome delle Istituzioni è sciolto, per cause che non a me qui analizzare e meno che mai giudicare. So solo che Forza Italia è, ora, libera di non essere scontenta, di scegliere solo quello che le piace, senza dover rinunciare alla coincidenza, piena, fra il suo Dna e i suoi voti, nel metodo e nel merito”.
È certo un atto dovuto, ma gli amici pugliesi di Sisto raccontano che, nella scelta c’è anche una questione di stile. Perché c’è modo e modo e rompere. E un giurista ha una certa difficoltà a bollare come deriva autoritaria questi provvedimenti in discussione. Un segnale di questo disagio è nella chiusa dell’intervento: “E così, col dolore profondo del giurista ma con la coerenza dell’appartenenza, rinuncio al ruolo di relatore, restando arbitro imparziale lì dove in questi mesi abbiamo tutti insieme costruito il telaio che oggi regge la riforma”. Non sono propriamente i toni di Brunetta o quelli del Giornale o di Berlusconi medesimo che in privato parla di Renzi dome di un “dittatore” cui dare una lezione. Proprio la svolta leghista alimenta le preoccupazioni dei parlamentari più moderati. I telefoni dei capigruppo bollono in queste ore: “Non possiamo passare dalla subalternità a Renzi a quella a Salvini” è il ritornello. Anche perché, e non è un dettaglio, il premier ha la forza dei numeri. Quando si è votato se rimandare o meno il testo di riforma in Commissione, è passata la posizione del Pd (contraria al rinvio) con oltre cento voti. Forza Italia ha votato con Lega e grillini. “Mi spiace per Forza Italia, ma noi andiamo avanti” dice Luca Lotti, braccio destro di Matteo Renzi.
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