Erri De Luca, poliedrico e coraggioso scrittore napoletano con un passato di militanza in Lotta Continua, torna a scrivere. E lo fa col suo ultimo testo, la “Parola Contraria”, per denunciare il tentativo da parte dell'azienda francese L.T.F. s.a.s. di sabotare il suo diritto costituzionale, sancito dall' art. 21 del supremo testo normativo, di esprimere la propria opinione.
contropiano.org Francesco Fustaneo
Opinione che si
manifesta in una “parola contraria” all'interesse economico di un gruppo
privato, espressa in un'intervista diffusa in rete il primo settembre
del 2013 dal quotidiano Huffington Post. Il termine incriminato è “sabotare”,
l'oggetto del contendere è la Tav in Val di Susa, un'opera realizzata
in un'area definita di “interesse strategico” dagli ultimi governi al
potere.
De Luca, raggiunto al
telefono dalla giornalista Laira Eduati che gli chiedeva quale soluzione
proponesse per la risoluzione della spinosa questione, rispondeva: non
so cosa potrà succedere. Mi arrogo però una profezia. La Tav non verrà
mai costruita. Ora l'intera valle è militarizzata, l'esercito presidia i
cantieri mentre i residenti devono esibire i documenti se vogliono
andare a lavorare la vigna. Hanno fallito i tavoli del governo, hanno
fallito le mediazioni: il sabotaggio è l'unica alternativa.
Nove giorni dopo, il
10 settembre del 2013, la ditta minaccia contro di lui denuncia per
istigazione alla violenza. De Luca così, finisce sul banco degli
imputati. Il rappresentante legale della L.T.F. Sas., nell' atto
depositato al Tribunale di Torino, proponendo denuncia contro lo
scrittore, ravvisa che “il vocabolario della politica democratica non
contempla il termine sabotaggio come strumento persuasivo legittimo. Lo
conosce invece un altro vocabolario, quello dell' illegittimità . Le
dichiarazioni del De Luca sono un chiaro incitamento alla violenza
idoneo a suscitare consenso tra gli attivisti, peraltro distintisi anche
di recente con episodi preparatori di azioni violente con armi”.
Ha inizio così la
battaglia dell'autore contro quello che lui definisce un tentativo di
arginare la libertà d'espressione: nel suo testo De Luca evidenzia come
dietro le quinte del processo giudiziario, vi sia l'intento di isolare e
reprimere la libera espressione di un'intellettuale dissidente. La
vicenda si intreccia fino a fondersi con la ventennale resistenza di un
popolo orgoglioso, quello valsusino che ha sempre avversato a testa alta
la realizzazione di un'opera imposta dall'alto, da più parti giudicata
pericolosa per la salute e l'ambiente. Al contempo fa da sfondo al
tentativo di criminalizzazione, non solo mediatico, del movimento No Tav,
in grado solo ieri di portare in piazza più di diecimila persone e
ciononostante non ritenuto degno di menzione dall' edizione nazionale
odierna di uno dei principali quotidiani nazionali, tradizionalmente
considerati vicino agli ambienti della sinistra di governo.
Rivendico il diritto di adoperare il verbo sabotare- scrive De Luca -
come pare e piace alla lingua italiana. Il suo impiego non è ristretto
al danneggiamento materiale come pretendono i pubblici ministeri, in
questo caso. Per esempio: uno sciopero, specialmente di tipo a gatto
selvaggio, senza preavviso, sabota la produzione di un impianto, di un
servizio. Un soldato che esegue male un ordine, lo sabota. Un
ostruzionismo parlamentare contro un disegno di legge, lo sabota. Le
negligenze, volontarie o no, sabotano. L'accusa contro di me sabota il
mio diritto costituzionale di dire parola contraria. Il vero sabotare ha
vasta applicazione in senso figurato e coincide con il significato di
ostacolare. I pubblici ministeri esigono che il verbo sabotare abbia un
solo significato. In nome della lingua italiana e del buon senso nego il
restringimento di significato. Bastava consultare il vocabolario per
archiviare la denuncia sballata di una ditta francese.
Sul banco degli imputati mi piazzano da solo ma solo lì potranno. Nell' aula e fuori, isolata è l'accusa.
La “Parola contraria” è
un libro dalla scrittura semplice, fluida. Il linguaggio espressivo,
mai banale dello scrittore, unitamente ai richiami letterari, esercita
una forte presa diretta sul lettore, inducendolo ad una profonda
riflessione sui limiti che la libertà d'espressione può incontrare
quando va a minare gli interessi dei potenti.
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