La
“Buona scuola” è una scatola vuota. Perfino la Cisl lo dice: “E’ una
presa in giro”. E ieri la kermesse organizzata a Roma dal Pd con Renzi e
Giannini a salmodiare, ne è stata l’ennesima conferma. Inevitabile la
contestazione in sala.
controlacrisi.org fabio sebastiani
E anche fuori, con la polizia che ha addirittura
fatto alcune identificazioni e portato in Questura due dirigenti
sindacali di Usb rei di aver cercato di avvicinarsi alla stampa che
gremiva il parterre di Renzi, per consegnare il comunicato
sull'iniziativa". “La Usb - si legge nella nota - chiama tutti alla
massima mobilitazione per rompere con questo clima repressivo e
respingere i provvedimenti del governo come il Jobs Act, la riforma
della scuola e quella della pubblica amministrazione. La prima forte
azione di contrasto nazionale - continua - sarà la manifestazione
nazionale del 28 febbraio a Milano proprio su questi temi e a cui l'Usb
parteciperà in massa".
All’interno, intanto, anche se erano pochi, gli insegnanti precari si sono fatti sentire. Appena Renzi ha preso la parola per il suo intervento hanno alzato la voce per contestare il premier. "Sono entrato con un regolare accredito, ho ascoltato gli interventi e preso appunti ma quando ho visto che sui contenuti nessuno ha detto nulla, ho chiesto di poter parlare dal palco" ha spiega D.C., insegnante precario in un liceo artistico della periferia romana e impegnato nel Coordinamento lavoratori autoconvocati. "Il premier si è infastidito, ma a noi pare una necessità impellente sapere come si articolerà l'iter di costruzione della riforma, i dettagli del piano di assunzioni, il modello di governance che hanno in mente per la scuola". "Abbiamo presentato un pacchetto di 80/90 mozioni di collegi di docenti (20-25.000 docenti coinvolti) che segnalavano alcune forti criticità della Buona scuola, in diverse occasioni abbiamo provato a consegnarlo al Governo, ma questa possibilità ci è stata negata" aggiunge Massimo G., insegnante di Lettere in un liceo scientifico, diventato "di ruolo" quest'anno. "Sono un insegnante precario, sono iscritto al Pd e voglio dire la mia davanti a tutti" ha spiegato un altro dei contestatori, aggiungendo: "oggi è andata in scena solo demagogia".
Sempre fuori, infine, all'angolo tra via Milano e via Palermo, alcuni studenti hanno acceso un fumogeno urlando "La scuola è pubblica e non si tocca", "chiediamo diritti e ci mandano la polizia".
Nel suo intervento conclusivo all'iniziativa del Pd "La scuola che cambia, cambia l'Italia" - aperta dall'Inno di Mameli e chiusa dalla Cavalleria Rusticana eseguite dalla Junior orchestra dell'Accademia di S. Cecilia – Renzi ha solo confermato che la prossima settimana sarà presentato un doppio atto normativo (decreto legge e ddl delega). E ha annunciato che in cantiere c'è l'idea di consentire che il 5 per mille possa essere destinato anche alla cultura e alla scuola.
All’interno, intanto, anche se erano pochi, gli insegnanti precari si sono fatti sentire. Appena Renzi ha preso la parola per il suo intervento hanno alzato la voce per contestare il premier. "Sono entrato con un regolare accredito, ho ascoltato gli interventi e preso appunti ma quando ho visto che sui contenuti nessuno ha detto nulla, ho chiesto di poter parlare dal palco" ha spiega D.C., insegnante precario in un liceo artistico della periferia romana e impegnato nel Coordinamento lavoratori autoconvocati. "Il premier si è infastidito, ma a noi pare una necessità impellente sapere come si articolerà l'iter di costruzione della riforma, i dettagli del piano di assunzioni, il modello di governance che hanno in mente per la scuola". "Abbiamo presentato un pacchetto di 80/90 mozioni di collegi di docenti (20-25.000 docenti coinvolti) che segnalavano alcune forti criticità della Buona scuola, in diverse occasioni abbiamo provato a consegnarlo al Governo, ma questa possibilità ci è stata negata" aggiunge Massimo G., insegnante di Lettere in un liceo scientifico, diventato "di ruolo" quest'anno. "Sono un insegnante precario, sono iscritto al Pd e voglio dire la mia davanti a tutti" ha spiegato un altro dei contestatori, aggiungendo: "oggi è andata in scena solo demagogia".
Sempre fuori, infine, all'angolo tra via Milano e via Palermo, alcuni studenti hanno acceso un fumogeno urlando "La scuola è pubblica e non si tocca", "chiediamo diritti e ci mandano la polizia".
Nel suo intervento conclusivo all'iniziativa del Pd "La scuola che cambia, cambia l'Italia" - aperta dall'Inno di Mameli e chiusa dalla Cavalleria Rusticana eseguite dalla Junior orchestra dell'Accademia di S. Cecilia – Renzi ha solo confermato che la prossima settimana sarà presentato un doppio atto normativo (decreto legge e ddl delega). E ha annunciato che in cantiere c'è l'idea di consentire che il 5 per mille possa essere destinato anche alla cultura e alla scuola.
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