venerdì 27 febbraio 2015

Le aziende italiane "sono nere". Scoperte irregolarità e lavoratori fantasma nel 64% dei controlli

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Un tasso di irregolarità superiore al 64%. Le aziende italiane “sono nere”. E guardando le ultime cifre uscite dal rapporto annuale dell’attività di vigilanza svolto da ministero del Lavoro, Inps e Inail c’è da rimanere con i capelli dritti. Risultato, quando Renzi ci propinerà numeri incredibili sulle “nuove assunzioni” sapremo da dove arriveranno. Non si tratterà di nuovi posti di lavoro ma di “riciclo” di lavoratori in nero.

I dati del rapporto dicono che nel 2014 sono state ispezionate 221.476 aziende: di queste ne sono risultate irregolari 142.132, ossia il 64,1%, tasso in linea con l'anno precedente. I lavoratori totalmente in nero sono risultati 77.387, il 42,6% dei 181.629 irregolari. Mentre i contributi ed i premi evasi nel 2014, accertati e oggetto di recupero, ammontano a 1,508 miliardi di euro, in aumento del 6,1% rispetto al 2013 (1,421 miliardi di euro). Importo che però non sarà totalmente 'introitato': in media, Š stato spiegato, il 50% viene poi effettivamente incassato.



Il numero delle imprese controllate lo scorso anno risulta in leggero decremento (-5,8%) rispetto al 2013 (235.122) e anche rispetto a quelle risultate irregolari (142.132 contro 152.314 nel 2013) si registra un calo, pari in questo caso al 6,68%.
Stessa tendenza per i lavoratori più o meno sommersi. Per effetto del minor numero di aziende ispezionate nel 2014 ma anche della contrazione dell'occupazione determinata dalla crisi, il numero dei lavoratori risultati irregolari durante i controlli dello scorso anno è diminuito (181.629, con un calo del 24% circa rispetto ai 239.020 del 2013) e con esso quello dei lavoratori totalmente in nero (77.387, in diminuzione del 10% circa rispetto agli 86.125 del 2013), ma nonostante questo il peso di quest'ultima 'categoria' non diminuisce. Anzi: nel 2014 i lavoratori totalmente in nero rappresentano infatti il 42,61% di quelli irregolari, una "percentuale significativa", sottolinea lo stesso rapporto, se confrontata con quella rilevata nel 2013, pari al 36,03%, e che quindi registra un incremento annuo di quasi sette punti percentuali. Questo dato, viene evidenziato, se da un lato conferma "l'affinamento" della metodologia di programmazione e "la più decisa" concentrazione dell'azione ispettiva sul contrasto al lavoro sommerso, dall'altro è sintomatico della "completa assenza, in un'ampia percentuale di casi, della sia pur minima attenzione ai diritti e alle tutele fondamentali dei lavoratori, nonché‚ ai connessi profili della salute e della sicurezza".

Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera, parla di “percentuale altissima”. "È vero - prosegue Damiano - che il campione, come dice il ministro Poletti, tiene conto delle aziende che 'sono nei guai', e che quindi non stiamo parlando del 64% del totale delle imprese italiane (che sono 4 milioni e mezzo di unità produttive), ma si tratta pur sempre della dimostrazione che ci troviamo di fronte a un numero esagerato di casi di irregolarità".

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