il manifesto luca fazio
Human Factor. Alla prima delle tre giornate di discussioni e laboratori alla Permanente di Milano Nichi Vendola rilancia il “patto del Non Nazareno” proposto da Pippo Civati: “Tutte le forze che hanno a cuore la Costituzione, compreso il M5S, devono unirsi per impedire che Renzi e Berlusconi decidano il presidente”. Oggi si prosegue con decine di laboratori e assemblee plenarie, domenica chiusura con una grande tavola rotonda cui partecipano tutti i rappresentanti di ciò che resta della sinistra italiana. Con lo sguardo rivolto ad Atene
Parliamone. Anche di politica, ma come esseri umani. Cercando di volare alto. Facendo lo sforzo di dare spazio a contributi differenti dal solito chiacchiericcio. Perché ricostruire un nuovo linguaggio per un nuovo pensiero è il primo passo per aggregare quel qualcosa di sinistra che là fuori esiste ma, qui dentro, stenta a sentirsi rappresentato. Questo il senso della tre giorni di studio che Sel ha intitolato Human Factor (si continua fino a domenica alla Permanente di Milano, www.humanfactorlab.it).
Poi, “a margine”, i giornalisti hanno fame di notizie più che di massimi sistemi e la politica riprende il sopravvento: entra Nichi Vendola, si capisce dalle telecamere. Aleggia il fantasma del Quirinale, e anche lui prova a volare alto: “Siamo pronti a costruire un nuovo fronte anti Nazareno che includa anche il M5S, tutte le forze che amano la Costituzione e che considerano quel patto una forma di inquinamento della politica hanno il dovere di convergere per impedire che questo delitto venga compiuto”. Così il leader di Sel raccoglie la proposta di Pippo Civati: “Tutti coloro che stanno dicendo peste e corna del patto del Nazareno dovrebbero fare una proposta sul presidente della Repubblica perché non sia espressione del Nazareno”.
L’ipotesi di uno scatto in avanti contro Renzi & B. è stata rispedita ai mittenti dal movimento di Grillo, ma si tratta pur sempre della prima mossa azzardata di quel qualcosa che si agita a sinistra del Pd. Cos’è? Ecco l’interrogativo che mette i brividi nel salone dove si affrontano i nodi di tanti discorsi, e dove ci si commuove quando sullo schermo compaiono dei greci felici che cantano la canzone dei nostri partigiani. La nostra lingua, ma in un altro mondo.
Anche per il “narratore” la necessità di andare oltre è una priorità indiscutibile: “Qui a Milano, noi di Sel, mettendo a disposizione questa comunità, siamo disponibili ad andare oltre questa comunità”. Tradotto: “C’è bisogno di una sinistra nuova, grande, popolare, innovativa, plurale che sappia svelare l’inganno del renzismo e di Renzi”. E Human Factor dovrebbe essere il laboratorio per un’altra politica, “abbiamo bisogno di uscire dalla politica intesa come battuta e prigioniera dei talk show”. Della “cosa rossa” che non c’è — dopo la giornata di oggi fitta di laboratori cui partecipano decine di relatori — se ne parlerà domenica, con diversi interventi (Bolini, Castellina in video, Civati, Cuperlo, Fassina, Ferrero, Fratoianni, Revelli, Sarasini, Pisapia, lo stesso Vendola e molti altri).
Una formazione quasi al completo — manca solo Landini, invierà una lettera — anche se il nodo dello “Tsipras italiano” resta uno dei più complicati da sciogliere. “Tsipras è una figura politica — dice Vendola — è frutto di un lungo lavoro nel quale la politica è in grado di superare vecchie storie, vecchie appartenenze, vecchie gelosie per fare qualcosa di nuovo, come costruire gli ambulatori, costruire mense, cioè pratiche sociali alternative alle ferite della società disegnate dalla destra di mercato”. Vero. Dunque? Sembra una replica all’ultima intervista di Stefano Rodotà, lapidario come non mai: “Chi pensa di ricostruire un soggetto di sinistra socialmente insediato guardando a Sel, Rifondazione, Alba e minoranza Pd sbaglia”.
Le parole di Rodotà lasciano il segno anche nella platea della Permanente, eppure c’è un’aria frizzante tra i militanti di Sel. Forse è la sensazione (o l’illusione) che qualcosa stia per accadere. Impossibile riassumere tutti gli interventi. Tocca ad Elisabetta Piccolotti rompere il ghiaccio spiegando le “ragioni” della conferenza. Il suo è un invito a guardare la realtà con gli occhi di un extraterrestre per scandalizzarsi di nuovo contro le ingiustizie. “Riscriviamo una nuova grammatica del vivere”, e le parole sono collaborazione, condivisione, solidarietà, giustizia, dialogo e uguaglianza.
Poi lo sguardo plana sulla storia dell’uomo per guardare al futuro, è l’intervento del filosofo della scienza Telmo Pievani che sottolinea la catastrofe in corso dovuta al “fattore umano”: l’homo sapiens distrugge l’ecosistema attraverso un “modello di sviluppo e un’economia predatoria” che non funziona più. Pievani accenna ai cambiamenti epocali in corso (le migrazioni, la defaunazione) e accusa la politica di non avere strumenti adeguati per interpretarli, “la scienza e la sinistra dovrebbero ricominciare a parlarsi di più”.
Complesso anche l’intervento dell’economista Emiliano Brancaccio. Dice che la sinistra è subalterna “alla narrazione dei soggetti dominanti”: sta ancora celebrando i fasti della globalizzazione quando “ci sono 800 misure protezionistiche a livello mondiale”. Cambiano i paradigmi e non se ne accorge. Con la sua verve, il critico Philippe Daverio conquista la sala. Le parole sono: formazione, ricerca, cultura, “la Germania spende cinque volte quello che spende l’Italia”. Scherza, dice che il Pil della Grecia è “solo il doppio di quello della provincia di Vicenza”, dunque “non sarà così difficile salvarla, ma è preoccupato perché “siamo di fronte a una scelta epocale”: teme una fuga europeista xenofoba da destra. Poi si esalta, “chi possiede la cultura controlla anche i mercati”.
Il pomeriggio è ancora lungo. I relatori arrivano e aspettano il loro turno. Vendola li ringrazia, li abbraccia. Nel frattempo, “a margine”, deve parlare di politica. Per una volta, sembra quasi dispiaciuto.
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