A Capodanno è entrata in vigore la nuova legge di Stabilità. La prima approvata sotto il governo Renzi, colui che nel dicembre 2013 si scagliava contro i suoi colleghi del Pd che avevano votato l’emendamento salva slot. La legge riguarda anche il settore dell’azzardo. Rispetto al ddl che si aggirava per le commissioni bilancio di Camera e Senato a ottobre (noi l’avevamo commentato così) sono cambiate molte cose.
Subito dopo il via libera al provvedimento, l’attenzione dei commentatori si è concentrata su tre aspetti: i cinquanta milioni stanziati per la cura dell’azzardo patologico, la sanatoria per le sale scommesse illegali, e l’evidente tentativo di rilanciare il Superenalotto, che le statistiche danno in crisi.
1. I fondi al servizio sanitario potrebbero dare un po’ di respiro ai dipartimenti per le dipendenze, che sovente si trovano a fare i conti con deficit di vario genere, a tutto discapito degli utenti e dei loro famigliari. Già nel dibattito parlamentare era stato segnalato che la quota di cinquanta milioni non è sufficiente a far fronte alle dimensioni del problema: in molti lo hanno ribadito anche dopo l’approvazione della legge. Ancor più critico è il fatto che si tratta di stanziamenti una tantum, erogati per mettere una pezza sul piano della cura ad un problema che è invece strutturale, la diffusione capillare dell’azzardo, che questa stessa legge non fa nulla per eliminare. Ci sono anzi disposizioni che vanno nel senso opposto, v. subito sotto.
2.Teniamo alla vostra pazienza, e non faremo la rassegna di tutte le volte in cui l’attuale Presidente del consiglio ha variato sul tema: “Con me al governo, mai più scudi fiscali!”.
La sanatoria prevista per le sale scommesse illegali (cioè non autorizzate secondo la legge italiana, e non collegate ai Monopoli di Stato, ma in regola secondo le leggi di altri paesi dell’Unione europea) è strutturata come gli scudi di tremontian-berlusconiana memoria: per chi voglia regolarizzare la propria posizione, si prevedono il pagamento di un’imposta e la richiesta di un’autorizzazione entro il termine indicato dalla legge. È difficile anche solo stimare quante siano le sale non autorizzate. Comunque moltissime. Dati della Guardia di finanza parlano di oltre 5500, per un giro d’affari di due miliardi e mezzo l’anno.
Essendo fatta in modo simile, non è improbabile che questa sanatoria condivida con i vecchi cari scudi anche lo scarso successo nella pratica. Senza contare che, anche ipotizzando una clamorosa regolarizzazione di massa, quelle sale continuerebbero ad essere posti in cui si scommette: il fisco se ne gioverebbe, ma dal punto di vista della riduzione del rischio per i giocatori d’azzardo patologici o problematici non si vedono grandi passi avanti.
3. C’è una norma anche peggiore in ottica antiazzardo. Dice che è necessario garantire la libera e paritaria concorrenza tra i concessionari, che –dice sempre la norma- offrono prodotti sostanzialmente commerciali! Per questo motivo si consente di adottare ogni iniziativa idonea a sostenere l’offerta di quei “giochi” per i quali le giocate si sono ridotte almeno del 15% negli ultimi tre anni. La formulazione è contorta, ma -come ha mostrato un comunicato di Slotmob- è chiaro l’intento di rilanciare il Superenalotto. In pratica di far aumentare le giocate. La misura lascia talmente tanta discrezionalità (cosa vuol dire “ogni iniziativa idonea”?) che lo Stato non se ne assume la responsabilità erariale: mano libera al concessionario.
Come facciamo alla fine di tutte le nostre analisi sui provvedimenti legislativi, ricordiamo anche stavolta, e continueremo a farlo ad nauseam, che la liberalizzazione dell’azzardo è stata introdotta per legge. Per legge la si potrebbe abolire. Se non lo si fa, è perché le pressioni della lobby non accennano a diminuire, e soprattutto perché in questo clima di larghe (o, come diciamo in tanti, basse) intese manca del tutto la volontà politica di farlo.
Ps: Nel mentre, buone notizie da Pavia. Chiude una sala slot in pieno centro cittadino. Primo successo della campagna #spiazziamole!
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