martedì 27 gennaio 2015

Varoufakis nuovo ministro delle Finanze greco. Chi è il guru economico di Tsipras

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Autore del programma di Syriza, l'economista e docente universitario 53enne è un oppositore dell'austerity - che paragona ai metodi di tortura della Cia - e punta a trasformare i prestiti concessi dalla troika ad Atene in un maxi bond a scadenza illimitata
Yanis Varoufakis, classe ’61, non è stato solo il deputato piùvotato di queste elezioni greche con 130mila preferenze. Ma è anche quello che personalmente ha steso il programma di Syriza e che meglio di tutti incarna il cosiddetto stile Tsipras: non a caso la sua designazione a ministro delle Finanze – che lui stesso ha annunciato via Twitter prima del comunicato ufficiale – è stata il passaggio più naturale del governo che ha appena giurato. Secondo fonti interne, il neo premier aveva in mente quella nomina già da tempo. Ma chi è l’uomo che, insieme al vicepremier Yannis Dragasakis, dovrà gestire le trattative con Ue, Bce e Fmi sul rientro dall’enorme debito greco?

Il suo biglietto da visita è il “fiscal waterboarding”. Due parole che richiamano il nome in codice delle terribili torture della Cia ma si riferisce all’austerità imposta da Bruxelles e Berlino. Paragonandone gli effetti, appunto, a quelli dell’annegamento controllato” utilizzato negli interrogatori dei sospetti terroristi. Secondo Varoufakis l’austerity è una scelta senza senso perché non aiuta a ottenere il risultato voluto, dal momento che al termine del trattamento il prigioniero è quasi morto, come a Guantanamo. Ed è la ragione per cui punta a trasformare il prestito della troika in un maxi bond a scadenza illimitata.
Visiting professor allaLyndon B. Johnson School of public affairs di Austin in Texas, stile ancora piùinformale di quello del nuovo premier – ha giurato non solo senzacravatta ma anche con la camicia fuori dai pantaloni -, dal 2008 Varoufakis cura un blog intitolato Pensieri per il mondo post 2008, in cui ha riversato le sue considerazioni sulla crisi europea, “causata dall’incapacità delle sue istituzioni di resistere alle onde d’urto del terremoto globale del 2008”. Le sue teorie hanno trovato spazio in numerosi pamphlet socio-economici come Dare un senso al mondo post-2008, con Joseph Halevi e Nicholas Theocarakis (2011), Teoria dei giochi con Shaun Hargreaves-Heap (2004). E soprattutto Il Minotauro globale: l’America, le vere cause della crisi finanziaria e il futuro del mondo dell’economia (2011), in cui sostiene la tesi che un sistema economico e monetario internazionale necessita di un meccanismo di riutilizzo dei surplus commerciali per poter funzionare al meglio. Ovvero una sorta di hub logistico di distribuzione che ripresta automaticamente i proventi dei Paesi in surplus a quelli in deficit: solo in questo modo, osserva, è possibile riuscire a sostenere i disavanzi.
Ma perché Minotauro? Il modello economico nato nel 1971 viene definito da Varoufakis “Minotauro globale” perché si è in presenza di una potenza “imperiale” – gli Usa – che produce, con il proprio mercato interno, la domanda globale di ultima istanza. E lo fa assorbendo i surplus commerciali di altri Paesi: Giappone, Germania, Corea del Sud. Per soddisfare l’insaziabile Minotauro, quindi, il resto del mondo si sacrifica. Ottenendo come contropartita la “pax americana” e soprattutto l’ordine politico-monetario garantito dalla grande potenza che svolge anche il ruolo di consumatore di ultima istanza.
Il suo libro più recente, Una modesta proposta per uscire dalla crisi dell’euro, scritto a quattro mani con James Galbraith, figlio di John (guru economico del presidente Kennedy) certifica che solo con meno austerity e più politiche espansive di esce dall’eurocrisi. Ed è ciò che proporrà ai creditori. Non a caso in quel libro uscito nel 2010 ma revisionato due anni fa scrive che le quattro istituzioni al centro della crisi – BceBanca europea degli investimentiFmi e Fondo salva Stati – devono occuparsi di meglio ridistribuire le risorse per risolvere le quattro crisi che ci affliggono: la crisi bancaria, quella del debito pubblico, il sotto-investimento e gli squilibri interni e l’emergenza sociale che affligge i paesi Piigs. E propone tre punti cardine per una nuova svolta europea: la conversione del debito, il recupero dei programmi di investimenti, un piano Marshall mediterraneo per la solidarietà e l’emergenza sociale.

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