Dopo Merkel e Putin, ieri anche Barack Obama ha
recapitato il suo messaggio di congratulazioni al neopremier greco
Alexis Tsipras. Nel corso della telefonata (Merkel aveva mandato un
telegramma), il presidente americano ha sottolineato la necessità per
l'Europa di adottare misure che favoriscano la crescita. Secondo quanto
riferiscono i media ellenici Obama avrebbe consigliato a Tsipras di fare
una pausa dopo le fatiche delle elezioni "per evitare di riempirsi di
capelli bianchi come lui". Ma Tsipras gli ha risposto: "E' difficile,
gli impegni sono tanti".
controlacrisi.org fabio sebastiani
Saetta-Alexis oggi incontrerà Shulz e
domani il capo dell’Eurogruppo, il consesso dei ministeri delle finanze
dell'Ue, Jeroen Dijsselbloem. La situazione è fin troppo chiara: Atene
si è lanciata senza remore nel tentativo di rompere l’accerchiamento,
l’Europa cerca di contenere l’offensiva mostrandosi priva di soluzioni
realistiche. Chi ha in mano in questo momento il diritto a muove è
Tsipras. Il “caso greco” può diventare una risorsa. Il vice premier
greco Yannis Dragassakis ha usato a questo riguardo parole molto chiare:
“Dialogo e non scontri e ricatti reciproci. Abbiamo un progetto, non
vogliamo la rottura ma nemmeno il proseguimento di una politica che
conduce alla catastrofe". E’ proprio la “catastrofe” il vero asso nella
manica di Atene.
Aver agito con tempismo, dà a Tsipras il vantaggio da poter sfruttare nella fase immediatamente successiva quando la guerra diventerà “di posizione” e occorrerà scoprire le carte. Ma, appunto, gli atout in mano ai partecipanti nel frattempo potrebbero cambiare. Nessuna banale fretta, quindi, ma una precisa strategia che mette a frutto innanzitutto il grande consenso uscito dalle urne, che è dello stesso livello di quello ottenuto da Merkel l’anno scorso. L'unità nazionale è un fattore politico importante sui cui Tsipras sembra voler puntare molto. E la ragione è semplice. Nessuno da fuori potrà spaventare i greci con l'incubo del peggioramento delle proprie condizioni. Tsipras, poi, fa leva sui reali fattori della situazione europea ed internazionale.
In Europa, dopo la decisione di Draghi sull’euro e il QE si apre una situazione in cui l’euro debole darà una spinta proprio a quelle economie in cui l’esportazione gioca un ruolo importante, proprio come in Grecia con il turismo. Sul piano politico Ue, Tsipras è riuscito, come ha detto lui stesso a “rompere la paura”. Al di là della forza evocativa, questo per l’Europa significa una cosa molto precisa: quasi nessuno più è disposto a proseguire sull’orribile cammino dell’austerità, che di fatto non sta dando nulla in cambio. Tsipras, checché ne dica Renzi, arriva dopo il totale fallimento del semestre italiano, il cui obiettivo avrebbe dovuto essere quello di placare la "iena di Berlino".
Il punto non è placare ma far saltare il banco. Per esempio, cosa succederà in Spagna e Portogallo alle prossime elezioni? Questo Renzi non se l'è chiesto. E Tsipras sì. Da questo punto di vista, il “dossier Grecia” appare molto meno complicato di quello che molti vogliono rappresentare parlando forsennatamente di crollo delle borse e di “grexit”. Non è un caso che nessuno a Berlino minaccia più la “grexit”. Piuttosto preferiscono parlare, un po' ipocritamente, dell'importanza della democrazia (sic!) e del rispetto delle scelte di tutti gli altri popoli europei. Sanno benissimo che, semmai, la partita non dipenderà esclusivamente dal rispetto del pagamento del debito da parte di Atene. In ballo c’è l’assetto complessivo del Vecchio Continente, e la stessa capacità della Germania a cui spetta il compito di tenere unito il quadro generale. A Merkel non sfugge certo che il no all'austerità generalizzato potrebbe diventare un segnale pericoloso anche sul piano interno considerando che la "politica dei redditi" ha costretto i tedeschi all'immobilità sociale.
A livello geopolitico internazionale, infine, Tsiprs ha davanti un complesso sistema di pesi e contrappesi, equilibri e ruoli inediti che disegnano di fatto uno scenario di forte rimescolamento. Quanto conta, per esempio, il No di Atene alle sanzioni contro Mosca nella crisi ucraina? E poi, perché l'Ucraina viene inondata di dollari ed euro e, invece, la crisi umanitaria in Grecia viene abbandonata a se stessa? L’abilità del premier Tsipras è stata quindi quella di dare subito il segnale di non stare con il “cappello in mano” ma di voler giocare una partita globale dando un rilievo speciale ai veri “nervi scoperti” dell’Unione europea in questo momento e degli stessi assetti internazionali.
Aver agito con tempismo, dà a Tsipras il vantaggio da poter sfruttare nella fase immediatamente successiva quando la guerra diventerà “di posizione” e occorrerà scoprire le carte. Ma, appunto, gli atout in mano ai partecipanti nel frattempo potrebbero cambiare. Nessuna banale fretta, quindi, ma una precisa strategia che mette a frutto innanzitutto il grande consenso uscito dalle urne, che è dello stesso livello di quello ottenuto da Merkel l’anno scorso. L'unità nazionale è un fattore politico importante sui cui Tsipras sembra voler puntare molto. E la ragione è semplice. Nessuno da fuori potrà spaventare i greci con l'incubo del peggioramento delle proprie condizioni. Tsipras, poi, fa leva sui reali fattori della situazione europea ed internazionale.
In Europa, dopo la decisione di Draghi sull’euro e il QE si apre una situazione in cui l’euro debole darà una spinta proprio a quelle economie in cui l’esportazione gioca un ruolo importante, proprio come in Grecia con il turismo. Sul piano politico Ue, Tsipras è riuscito, come ha detto lui stesso a “rompere la paura”. Al di là della forza evocativa, questo per l’Europa significa una cosa molto precisa: quasi nessuno più è disposto a proseguire sull’orribile cammino dell’austerità, che di fatto non sta dando nulla in cambio. Tsipras, checché ne dica Renzi, arriva dopo il totale fallimento del semestre italiano, il cui obiettivo avrebbe dovuto essere quello di placare la "iena di Berlino".
Il punto non è placare ma far saltare il banco. Per esempio, cosa succederà in Spagna e Portogallo alle prossime elezioni? Questo Renzi non se l'è chiesto. E Tsipras sì. Da questo punto di vista, il “dossier Grecia” appare molto meno complicato di quello che molti vogliono rappresentare parlando forsennatamente di crollo delle borse e di “grexit”. Non è un caso che nessuno a Berlino minaccia più la “grexit”. Piuttosto preferiscono parlare, un po' ipocritamente, dell'importanza della democrazia (sic!) e del rispetto delle scelte di tutti gli altri popoli europei. Sanno benissimo che, semmai, la partita non dipenderà esclusivamente dal rispetto del pagamento del debito da parte di Atene. In ballo c’è l’assetto complessivo del Vecchio Continente, e la stessa capacità della Germania a cui spetta il compito di tenere unito il quadro generale. A Merkel non sfugge certo che il no all'austerità generalizzato potrebbe diventare un segnale pericoloso anche sul piano interno considerando che la "politica dei redditi" ha costretto i tedeschi all'immobilità sociale.
A livello geopolitico internazionale, infine, Tsiprs ha davanti un complesso sistema di pesi e contrappesi, equilibri e ruoli inediti che disegnano di fatto uno scenario di forte rimescolamento. Quanto conta, per esempio, il No di Atene alle sanzioni contro Mosca nella crisi ucraina? E poi, perché l'Ucraina viene inondata di dollari ed euro e, invece, la crisi umanitaria in Grecia viene abbandonata a se stessa? L’abilità del premier Tsipras è stata quindi quella di dare subito il segnale di non stare con il “cappello in mano” ma di voler giocare una partita globale dando un rilievo speciale ai veri “nervi scoperti” dell’Unione europea in questo momento e degli stessi assetti internazionali.
Nessun commento:
Posta un commento