sabato 31 gennaio 2015

Grecia, Hollande e Merkel in allarme dopo l'ennesimo No di Atene a Troika e austerità

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La Grecia rovescia il tavolo con l'Europa e lo fa davanti al presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem volato ad Atene a proporre le condizioni di Bruxelles, tutte rigettate. Il nuovo Governo non vuole né un'estensione del programma di aiuti e né‚ il ritorno della Troika Ue-Bce-Fmi per concludere l'attuale piano, due mosse che secondo la Ue avrebbero dato a tutti il tempo di parlare del futuro. Le cancellerie europee sono nel panico. Questa sera si è saputo di un vertice a tre Merkel, Shulz e Hollande. Non è trapelato nulla ma i tre si sono riconvocati a Strasburgo in una sede formale. 

Alexis Tsipras e il suo ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, che oggi ha avuto un freddissimo colloquio con il capo dell’Eurogruppo Dijselbloem, vogliono voltare pagina subito, e sono disposti a tutto, anche ad assumersi il rischio di arrivare alle prossime scadenze sui titoli senza gli aiuti internazionali. C’è ancora tempo da sfruttare, quindi.
La strategia è quella di prendere i governi nazionali uno ad uno tentando di convincerli a rinunciare alla loro quota parte. La prossima settimana lo stesso presidente del Consiglio Tsipras inizierà un giro delle capitali europee, compresa la sede della Commissione europea a Bruxelles, per illustrare il suo programma. E tanto per sottolineare ancora di più il no alla Troika, oggi è stato licenziato il comitato statale che doveva occuparsi delle privatizzazioni. La Germania, intanto, da una parte fa la voce grossa, dall’altra aumenta la posta, portandola a 20 miliardi, nel tentativo di convincere Atene a dilazionare il debito e a fare subito le riforme, cioè privatizzazioni e licenziamenti.



La riunione tra Dijsselbloem e Varoufakis è stata tesa fin da subito, e si è conclusa con una breve conferenza stampa nella quale i due si sono guardati a fatica. "Non ho alcuna intenzione di collaborare con i funzionari della Troika per l'estensione del programma di salvataggio" in scadenza a fine febbraio, ha detto il ministro. "Ignorare i compromessi già fatti non è la strada da seguire", ha risposto il presidente. "Siamo difficili da ricattare", avverte Schaeuble a proposito delle idee greche sul debito. Ipotesi, quella del taglio o della svalutazione, che considera "un divorzio dalla realtà". Del resto, i privati ci hanno già rimesso una volta con l' 'haircut', il taglio del valore nominale dei titoli deciso durante la ristrutturazione del debito, e la Germania la vede come un'esperienza irripetibile, anche perch‚ darebbe una cattivo segnale agli investitori. Ora tocca al Governo greco decidere cosa fare, ha spiegato Dijsselbloem lasciando Atene visibilmente alterato. La Grecia, senza piano di aiuti, rischia di finire il 'cash' per onorare le prossime scadenze a metà anno: tra luglio e agosto deve ridare alla Bce circa 6 miliardi di euro. Il tempo, paradossalmente, potrebbe giocare a favore di Atene, perché l’Europa sembra aver imboccato una fase di “trasformazioni necessarie”, a partire dal QE. Ed anche sul piano della politica internazionale Atene di fatto ha innescato processi che potrebbero modificare il quadro generale, quali per esempio quelli legati al suo No alle sanzioni contro la Russia.

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