Tutti conoscono il significato dell’espressione “combinato disposto”. In termini semplici e pratici in sanità vuol dire che se mettiamo insieme i tagli ai fabbisogni finanziari + blocchi al lavoro + malgoverno della sanità + regioni incapaci + privatizzazione + legge di stabilità + job acts … = controriforma.
In sanità il combinato disposto vede accostati sempre più in modo pericoloso parecchi elementi tecnici politici istituzionali morali ma i più importanti secondo me sono due :
- l’attacco esplicito ai diritti delle persone giustificati dall’insufficienza dei finanziamenti attraverso diversi stratagemmi di esclusione dei malati dai servizi pubblici adottati soprattutto dalle regioni e dalle aziende sanitarie che ormai selezionano il bisogno di cura e di assistenza
- l’attacco insistente al lavoro professionale di cura e di assistenza quale unica garanzia sostanziale per garantire i servizi per i cittadini reiterato soprattutto con sistematiche riduzioni di personale.
- ai fini di salvaguardare i diritti delle persone correggere l’art 32 della costituzione cioè cambiare la frase “la Repubblica…garantisce cure gratuite agli indigenti” con la frase “la Repubblica…garantisce cure gratuite a tutti” e stoppare tutti i tentativi sommersi di controriforma che sono in corso.
- ai fini di garantire il personale nei servizi ma soprattutto al fine di salvaguardare il lavoro nella sua integrità etica e scientifica, sfidare il governo con una proposta di riforma del lavoro cioè un’idea di lavoro quale depuratore che elimini o riduca sprechi, diseconomie. ruberie, quindi che abbia un plusvalore tanto etico che finanziario.
Oggi a me pare che chi governa la sanità, voglia annullare questa riscrizione contro riformando 40 anni di prassi universalistica per tornare all’art 32 del 1948 cioè pre riforma sanitaria e ridimensionare il sistema pubblico. Penso che la riscrittura dell’art. 32 abbia un forte significato simbolico, possa funzionare da bandiera sotto la quale riunire tutti gli universalisti sinceri e coloro che credono nei diritti che a mio parere non sono pochi, anzi sono la maggioranza e soprattutto potremmo smascherare i finti universalisti, che soprattutto da sinistra in questi anni di politiche economicistiche ai diritti hanno anteposto i limiti economici puntando decisamente a privatizzare il sistema pubblico.
Per quanto riguarda il lavoro professionale esso come un architrave ha retto sino ad ora, concretamente e non a parole, il sistema dei diritti nel suo complesso, nonostante tutto. A sue spese ha compensato come ha potuto e non senza danni collaterali, tutti i tipi di limitazioni ai quali sono stati sino ad ora sottoposti i servizi e quindi i cittadini: limitazioni agli organici, alla sua autonomia, ai suoi valori retributivi, ai suoi valori deontologici, demansionamenti, burocratizzazioni, precarizzazione, disoccupazione, scambi di competenze ecc. Per evitare che l’architrave ceda, a mio parere il lavoro deve accettare di confrontarsi con i problemi della spesa: cioè non può limitarsi a rivendicare come pure è giusto il rinnovo dei contratti, perché in sanità almeno un quarto della spesa totale a carico dello Stato è depurabile da sprechi, abusi, speculazioni, diseconomie.
Cioè per fare in modo che il lavoro non sia limitato nelle sue prassi, le sue prassi devono liberare risorse laddove esse sono liberabili. A questa condizione oggi il lavoro può legittimamente pretendere che il plusvalore prodotto sia retribuito come si deve.
Il vero guaio di queste proposte non è il loro grado di fattibilità e di plausibilità, vi assicuro che sono del tutto fattibili, ma è la mancanza di un riformatore in grado di recepirle. La mancanza di un pensiero riformatore è quindi il terzo ingrediente senza il quale il combinato disposto di cui abbiamo parlato prima non potrebbe esplodere.
La formula del garbuglio va quindi aggiornata: attacco ai diritti + spoliazione del lavoro dai suoi valori + rassegnazione + mancanza di una mobilitazione sociale+ sindacati fuori gioco + assenza di una contro prospettiva +mancanza di una proposta di cambiamento .
Les jeux sont faits.
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