domenica 14 dicembre 2014

Referendum sull'euro. Salvini ciarlatano, Grillo copione. E noi?

Il referendum annunciato dal M5S per uscire dall'euro, secondo il leader della Lega Matteo Salvini è "una perdita di tempo e una presa in giro". "Si tratta di un referendum consultivo che per altro la Costituzione non prevede, con tempi lunghi ed efficacia zero" ha detto Salvini che ha controproposto "commissioniamo allora un sondaggio". 
 
contropiano.org Sergio Cararo
Referendum sull'euro. Salvini ciarlatano, Grillo copione. E noi?
Dopo aver smoccolato in giro contro l'euro, alla prima occasione concreta di mettersi di traverso, Salvini rinuncia subito e si defila.
In questa dichiarazione del nuovo e fittizio leader "nazionalpopolare" creato dai mass media - soprattutto da quelli vicini al Pd - c'è tutta la ciarlataneria del nuovo corso della Lega. Come avevamo previsto e denunciato da tempo, sia la Lega che i fascisti a parole tuonano contro i “poteri forti” e contro la schiavitù dell'euro, ma poi preferiscono passare ai fatti solo contro i settori deboli della società come gli immigrati o i rom. In sostanza maneggiano molto meglio la “guerra tra poveri” - rivelandosi in questo del tutto speculari alla dottrina Renzi – che una vera opposizione ai grandi gruppi finanziari, all'Unione Europea, alle banche.

Del resto anche il fascismo e il nazismo della prima fase avevano la stessa caratteristica. Ma l'anticapitalismo ambiguo e di facciata della prima ora cedette subito il passo all'accordo con i padroni e alla caccia contro sindacalisti, militanti della sinistra, cooperative, associazioni popolari di mutuo soccorso ed infine agli ebrei, ai rom, ai portatori di handicap e a tutti i "diversi".
Ma su un altro versante, quello di Beppe Grillo, ci sono sottolineature importanti da fare. Tre giorni fa al Senato l'ex comico ha annunciato che domani, 13 dicembre, dovrebbe partire la raccolta di firme per il referendum sull'euro. E qui la questione diventa decisiva sia sul piano politico che istituzionale. Si tratta infatti di una raccolta firme per la legge di iniziativa popolare che dovrebbe portare, nel dicembre 2015, ad un referendum di indirizzo sull'euro.
L’Italia non potrebbe uscire dall'Eurozona tramite un “normale” referendum abrogativo. L’art. 75 della Costituzione infati vieta esplicitamente che possa svolgersi un simile referendum sulle leggi di autorizzazione alla ratifica dei trattati internazionali. Inoltre secondo la Corte Costituzionale non è possibile interferire, attraverso referendum, con l’ambito di applicazione delle norme comunitarie e con gli obblighi assunti dall’Italia nei confronti dell’Unione Europea. Tantomeno sarebbe possibile nel quadro dell' ordinamento esistente proporre lo svolgimento di referendum consultivi, al di là delle espresse previsioni della Costituzione (articolo 132).
Per aggirare questi ostacoli, Grillo ha indicato un precedente: quello di una consultazione che si svolse nel 1989 per richiedere ai cittadini di pronunciarsi sull’affidamento, al Parlamento Europeo, del mandato di redigere un progetto di Costituzione europea. Allora tutti i partiti aggirarono l'ostacolo costituzionale mediante l’approvazione di una legge costituzionale (3 aprile 1989, n. 2) con la quale fu indetto un “referendum di indirizzo costituzionale” (nel quale votarono 37 milioni di persone e l’88% votò sì).
Questa proposta di concreta battaglia politica, Beppe Grillo l'ha letteralmente copiata da quella già espressa del movimento politico Ross@, già presentata pubblicamente alla presidenza della Camera dei Deputati il 19 marzo di quest'anno. E di cui nessun grande mezzo di informazione si è naturalmente premurato di parlare.
Non solo. La stessa proposta era stata fatta pervenire da tempo dai giuristi di Ross@ ai gruppi parlamentari del M5S senza che ci fosse un ritorno di interesse al confronto e alla collaborazione.
Ora è chiara la sproporzione politica, mediatica ed istituzionale tra un movimento politico di base come Ross@ e il M5S. Un pò come avviene nel rapporto tra chi scopre un brevetto e la multinazionale che se ne appropria. Alla fine, pur se con criteri molto diversi, quel brevetto verrà socializzato e diventerà più o meno utile allo sviluppo umano.
Ross@ quindi non invocherà le "leggi sul copryght", ma pretenderà dal M5S un confronto politico e pubblico di merito sulla e nella battaglia del referendum sull'euro. In primo luogo perchè non esiste una specificità dell'euro da sottoporre a referendum. L'euro e l'istituzione dell'Eurozona sono infatti parte integrante dei Trattati Europei a partire dal Trattato di Maastricht. In secondo luogo perchè se il referendum sull'euro non sarà una boutade pubblicitaria ma una battaglia seria, questa consentirà di fare e portare chiarezza nella società del nostro paese sulla natura “di classe” dell'Unione Europea. Dunque anche sulla necessità di una sua rottura come scelta di sopravvivenza per i popoli nel nostro e negli altri paesi europei più deboli, in particolare i cosiddetti Pigs.
La cronaca politica di questi giorni consente di spazzare via le mistificazioni “contro l'euro” della Lega, di Salvini e dei fascisti di fronte ai settori popolari. Consentirà anche di mettere a nudo le molte contraddizioni dentro il Movimento Cinque Stelle, che acchiappa buone idee in giro con l'aspirapolvere ma ancora deve dimostrare la capacità di trasformarle in azioni concrete nel paese, e non solo a beneficio delle telecamere e delle agenzie di stampa. Alla società, ai lavoratori, ai settori popolari serve una discussione vera sul maledetto vincolo esterno - l'Unione Europea - che dal 1992 ha massacrato socialmente il paese portandolo alla recessione. Non vi è dubbio che l'introduzione della moneta unica e dei vincoli dell'Eurozona abbiano forti responsabilità su tale situazione. Come abbiamo visto la Lega e i fascisti non hanno la stoffa nè la volontà per gestire questa discussione e il M5S si muove a tentoni alternando cose positive e cose negative. Battere la destra e fare chiarezza tra la nostra gente potrebbe essere dunque un'occasione per mettersi alla prova.
In questi anni abbiamo sostenuto con forza che la rottura dell'Unione Europea rappresenta un obiettivo ricompositivo, unificante e strategico per le classi subalterne in grado di assolvere a entrambe le necessità. Riteniamo importante che la battaglia per il referendum sull'euro – cioè contro i Trattati Europei che hanno istituito anche l'euro – si faccia e si faccia seriamente, coinvolgendo nell'iniziativa i sindacati conflittuali, i movimenti sociali, gli intellettuali coerentemente democratici e le forze che in questi mesi hanno contestato pubblicamente nelle piazze i vertici europei a Napoli e Milano.
Vedi su questo:
Referendum contro i trattati europei: "Bon courage"

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