Dopo
aver smoccolato in giro contro l'euro, alla prima occasione concreta di
mettersi di traverso, Salvini rinuncia subito e si defila.
In
questa dichiarazione del nuovo e fittizio leader "nazionalpopolare"
creato dai mass media - soprattutto da quelli vicini al Pd - c'è tutta
la ciarlataneria del nuovo corso della Lega. Come avevamo previsto e
denunciato da tempo, sia la Lega che i fascisti a parole tuonano contro i
“poteri forti” e contro la schiavitù dell'euro, ma poi preferiscono
passare ai fatti solo contro i settori deboli della società come gli
immigrati o i rom. In sostanza maneggiano molto meglio la “guerra tra
poveri” - rivelandosi in questo del tutto speculari alla dottrina Renzi –
che una vera opposizione ai grandi gruppi finanziari, all'Unione
Europea, alle banche.
Del
resto anche il fascismo e il nazismo della prima fase avevano la stessa
caratteristica. Ma l'anticapitalismo ambiguo e di facciata della prima
ora cedette subito il passo all'accordo con i padroni e alla caccia
contro sindacalisti, militanti della sinistra, cooperative, associazioni
popolari di mutuo soccorso ed infine agli ebrei, ai rom, ai portatori
di handicap e a tutti i "diversi".
Ma
su un altro versante, quello di Beppe Grillo, ci sono sottolineature
importanti da fare. Tre giorni fa al Senato l'ex comico ha annunciato
che domani, 13 dicembre, dovrebbe partire la raccolta di firme per il
referendum sull'euro. E qui la questione diventa decisiva sia sul piano
politico che istituzionale. Si tratta infatti di una raccolta firme per
la legge di iniziativa popolare che dovrebbe portare, nel dicembre 2015,
ad un referendum di indirizzo sull'euro.
L’Italia non potrebbe uscire dall'Eurozona tramite un “normale” referendum abrogativo.
L’art. 75 della Costituzione infati vieta esplicitamente che possa
svolgersi un simile referendum sulle leggi di autorizzazione alla
ratifica dei trattati internazionali. Inoltre secondo la Corte
Costituzionale non è possibile interferire, attraverso referendum, con
l’ambito di applicazione delle norme comunitarie e con gli obblighi
assunti dall’Italia nei confronti dell’Unione Europea. Tantomeno sarebbe
possibile nel quadro dell' ordinamento esistente proporre lo
svolgimento di referendum consultivi, al di là delle espresse previsioni della Costituzione (articolo 132).
Per
aggirare questi ostacoli, Grillo ha indicato un precedente: quello di
una consultazione che si svolse nel 1989 per richiedere ai cittadini di
pronunciarsi sull’affidamento, al Parlamento Europeo, del mandato di
redigere un progetto di Costituzione europea. Allora tutti i partiti
aggirarono l'ostacolo costituzionale mediante l’approvazione di una
legge costituzionale (3 aprile 1989, n. 2) con la quale fu indetto un “referendum di indirizzo costituzionale” (nel quale votarono 37 milioni di persone e l’88% votò sì).
Questa
proposta di concreta battaglia politica, Beppe Grillo l'ha
letteralmente copiata da quella già espressa del movimento politico
Ross@, già presentata pubblicamente alla presidenza della Camera dei
Deputati il 19 marzo di quest'anno. E di cui nessun grande mezzo di
informazione si è naturalmente premurato di parlare.
Non solo. La stessa proposta era stata fatta pervenire da tempo dai giuristi di Ross@ ai gruppi parlamentari del M5S senza che ci fosse un ritorno di interesse al confronto e alla collaborazione.
Non solo. La stessa proposta era stata fatta pervenire da tempo dai giuristi di Ross@ ai gruppi parlamentari del M5S senza che ci fosse un ritorno di interesse al confronto e alla collaborazione.
Ora
è chiara la sproporzione politica, mediatica ed istituzionale tra un
movimento politico di base come Ross@ e il M5S. Un pò come avviene nel
rapporto tra chi scopre un brevetto e la multinazionale che se ne
appropria. Alla fine, pur se con criteri molto diversi, quel brevetto
verrà socializzato e diventerà più o meno utile allo sviluppo umano.
Ross@
quindi non invocherà le "leggi sul copryght", ma pretenderà dal M5S un
confronto politico e pubblico di merito sulla e nella battaglia del
referendum sull'euro. In primo luogo perchè non esiste una specificità
dell'euro da sottoporre a referendum. L'euro e l'istituzione
dell'Eurozona sono infatti parte integrante dei Trattati Europei a
partire dal Trattato di Maastricht. In secondo luogo perchè se il
referendum sull'euro non sarà una boutade pubblicitaria ma una battaglia
seria, questa consentirà di fare e portare chiarezza nella società del
nostro paese sulla natura “di classe” dell'Unione Europea. Dunque anche
sulla necessità di una sua rottura come scelta di sopravvivenza per i
popoli nel nostro e negli altri paesi europei più deboli, in particolare
i cosiddetti Pigs.
La
cronaca politica di questi giorni consente di spazzare via le
mistificazioni “contro l'euro” della Lega, di Salvini e dei fascisti di
fronte ai settori popolari. Consentirà anche di mettere a nudo le molte
contraddizioni dentro il Movimento Cinque Stelle, che acchiappa buone
idee in giro con l'aspirapolvere ma ancora deve dimostrare la capacità
di trasformarle in azioni concrete nel paese, e non solo a beneficio
delle telecamere e delle agenzie di stampa. Alla società, ai lavoratori,
ai settori popolari serve una discussione vera sul maledetto vincolo
esterno - l'Unione Europea - che dal 1992 ha massacrato socialmente il
paese portandolo alla recessione. Non vi è dubbio che l'introduzione
della moneta unica e dei vincoli dell'Eurozona abbiano forti
responsabilità su tale situazione. Come abbiamo visto la Lega e i
fascisti non hanno la stoffa nè la volontà per gestire questa
discussione e il M5S si muove a tentoni alternando cose positive e cose
negative. Battere la destra e fare chiarezza tra la nostra gente
potrebbe essere dunque un'occasione per mettersi alla prova.
In
questi anni abbiamo sostenuto con forza che la rottura dell'Unione
Europea rappresenta un obiettivo ricompositivo, unificante e strategico
per le classi subalterne in grado di assolvere a entrambe le necessità.
Riteniamo importante che la battaglia per il referendum sull'euro – cioè
contro i Trattati Europei che hanno istituito anche l'euro – si faccia e
si faccia seriamente, coinvolgendo nell'iniziativa i sindacati
conflittuali, i movimenti sociali, gli intellettuali coerentemente
democratici e le forze che in questi mesi hanno contestato pubblicamente
nelle piazze i vertici europei a Napoli e Milano.
Vedi su questo:
Referendum contro i trattati europei: "Bon courage"
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