mercoledì 31 luglio 2013

Una parola al giorno: Satrapo


Satrapo


sà-tra-po

dal persiano: [xsathrapa], composto da [xsathra] regno - a sua volta da [šah] re (da cui Scià) - e [pa] signore. Signore del regno.
Nell'elefantiaco impero persiano, vario, caotico ed instabile, certo l'imperatore, ossia lo [šahanšah] il Re dei Re, non poteva governare da solo - dalla boscosa valle dell'Indo ai piedi dei contrafforti celesti dell'Hindu Kush, passando per i deserti asiatici induriti da venti feroci fino alla verde Mesopotamia e alle amene coste dell'Egeo. Così Ciro il Grande, nel V secolo a.C., divise l'impero in venti province, dette sarapìe poiché a capo di ciascuna fu messo un satrapo.
Questi satrapi erano scelti fra i membri della famiglia reale o fra i nobili di più alto lignaggio - persone fidate. Ma la lontananza dalle capitali e un potere pressoché assoluto su regioni sconfinate e ricchissime abitate da oceaniche popolazioni di sudditi aggiogati, invita seducentemente all'autocrazia.
Così il satrapo diventa chi ha un potere e ne abusa oscenamente: un amministratore delegato schiumante di avidità, un politico opulento e mafioso, un santo guru che dopo aver divorato i conti in banca dei suoi accoliti fa anche la scarpetta.
La connotazione negativa può anche essere meno intensa, ma perché porle pastoie? La figura del satrapo raggiungeva dei centrifughi picchi di potere e ricchezza che sfuggono alle dita dell'immaginazione - essenzialmente diversi dalla nostra realtà, dal lusso dei banchieri, dagli sfarzi degli sceicchi, dalla forza dei dittatori. Picchi che forse potevano esistere solo in regni immensi e misteriosi ai confini del mondo.

Mediaset, la tragicomica rappresentazione della sentenza

di  | 31 luglio 2013


Le ore dell’attesa per il verdetto della Cassazione sul processo Mediaset spiegano con perfetta sintesi come siamo arrivati a questo punto e perché.
Dei fatti accertati per via documentale e testimoniale che ricostruiscono, correttamente secondo larequisitoria del procuratore, la mole impressionante della frode fiscale ultradecennale ideata e gestita in prima persona, anche da presidente del Consiglio, da Silvio Berlusconi interessa meno di niente alla politica dei partiti che probabilmente considera, mutatis mutandis, anche quei “ritocchi” ai diritti tv per costituire la galassia offshore una declinazione dell’evasione “per sopravvivenza”.  E poi come urla Formigoni, portandola come prova dirimente dell’innocenza di Berlusconi, “cosa volete che siano per lui 2 milioni di euro di evasione” (veramente  7 in due anni), per lui che è il massimo contribuente del fisco italiano?
Bisogna in fondo riconoscere che Franceso Boccia dice la verità quando sostiene che, in fondo, di nuovo la sentenza della Cassazione non porterà nulla e che sottinteso loro, come rappresentanti del Pd, Berlusconi l’hanno sempre conosciuto, gli è sempre andato bene come massimo interlocutore per le riforme, e ora che si tratta “di fare il bene per gli italiani” non si faranno condizionare dalle sue vicende giudiziarie. Quasi un’anticipazione delle dichiarazioni di Brunetta mentre l’inedito duo difensivo Coppi-Ghedini sta per prendere la parola davanti alla Corte: ” Più la situazione è difficile, più Berlusconi dà il meglio di sé. L’alternativa a Berlusconi è Berlusconi” con il corollario sul Pd appeso più che mai alle sue sorti.
Ma in queste ore “sospese” è forse l’altra metà del cielo di questa cosiddetta politica che dà, in parte, senza rendersene minimamente conto il meglio di sé.

Niente vodka, siamo gay!

di  | 31 luglio 2013

boicottaggio vodka
Seratina estiva al Cassero a Bologna o alla serataMuccassassina del circolo Mario Mieli ospitata da Roma Vintage alle Terme di Caracalla? Bene, buon divertimento. Ma sappiate che non troverete, dietro i banconi solitamente fornitissimi, nemmeno un goccio di vodka russa.
È l’efficace boicottaggio dei due circoli di cultura gay più famosi d’Italia per protestare contro le recenti leggi anti-omosessuali promosse dalla Russia di Vladimir Putin. Una scelta simbolica, ovviamente, ma che è solo un modo per porre l’accento sulle politiche sempre più sfacciatamente omofobiche e fascistoidi dello zar del Cremlino.
L’invito, ovviamente, è a un boicottaggio più ampio e generalizzato. Sui social network, è il Cassero a suonare la carica: «Invitiamo anche voi a intraprendere questa piccola battaglia. Non bevete vodka russa, non comprate vodka russa. Chiedete ai vostri bar preferiti e ai luoghi di villeggiatura che frequenterete di non darvela e non fornirsene più. E invitate i vostri amici e familiari a evitare qualsiasi tipo di turismo o anche semplice acquisto on-line con siti russi».
I boicottaggi, soprattutto quando non sono capillari, diffusi a livello globale o supportati da una possente campagna mediatica, quasi sempre lasciano il tempo che trovano. Ma l’iniziativa di Cassero e Mieli è un primo importante passo verso una presa di coscienza collettiva sempre più necessaria. Quello che Vladimir Putin sta facendo alla comunità LGBT russa è di inaudita gravità, con misure indegne di un paese democratico quale è (almeno ai nostri troppo benevoli occhi occidentali) la Russia.

Dl lavoro, il Pd trova i soldi per le imprese ma non per la Cig in deroga

Via libera dell'aula del Senato al decreto lavoro-Iva . Il provvedimento e' stato approvato con 203 sì, 35 no e 32 astenuti. Ora il decreto passa alla Camera in seconda lettura che lo dovrà approvare entro il 9 agosto. Nel giorno in cui l’Istat segnala il nuovo record sulla disoccupazione giovanile, il Governo del “fare come ci pare” vede tornare alla ribalta il suo pannicello caldo.
Il testo ha subito alcune modifiche, come tutti i decreti omnibus che si rispettino. E così di emendamento in emendamento è spuntata una tranche di 25 miliardi (emendamento del Pd) nel capitolo dei debiti della pubblica amministrazione verso le imprese. Un “atto dovuto” potrebbe obiettare qualcuno. Certo, ma il contrasto con il buco di risorse per la cassa integrazione è troppo evidente per formulare un giudizio positivo.
Oltre al rifinanziamento della cassa in deroga (per chiudere il 2013 servono ancora 1,4 miliardi, dicono le Regioni), rimane aperta la partita sui contratti più flessibili in vista di “Expo 2015”, che è stata rinviata a un accordo tra le parti; e anche la richiesta di allargare fino ai giovani di 35 anni il nuovo incentivo per le assunzioni (decontribuzione con un tetto mensile di 650 euro), che è stata stoppata nel corso dell'esame nelle commissioni Lavoro e Finanze del Senato. Forse verrà affrontata più avanti. Per problemi di copertura finanziaria è stato pure deciso di far rimanere al 50% (anziché farla salire al 70%) la dote Aspi per le aziende che assumono disoccupati.
Tra gli altri provvedimenti, il rinvio ad ottobre dell’aumento dell’Iva al 22%. Il Governo in questo modo si ritrova con un buco di circa un miliardo. Confermati invece gli aumenti degli acconti per Irpef e Ires. Ad avere la peggio sono le sigarette elettroniche, per le quali scatta una imposta di consumo del 58,5% e il divieto di pubblicità. 

Disoccupazione giovanile sale al 39,1%. 642.000 under 25 cercano impiego a giugno

A giugno 2013 gli occupati in Italia calano dello 0,1% rispetto a maggio, parliamo dunque di 21.000 persone in meno al lavoro, e dell'1,8% su base annua, con 414.000 lavoratori in meno. 

Il tasso di disoccupazione - secondo l'Istat - è pari al 55,8%.
In aumento anche la disoccupazione giovanile che sale al 39,1%.

Tra i 15-24anni nel mese di giugno sale al 39,1%, in aumento di 0,8 punti percentuali sul mese di maggio e di 4,6 punti invece su base annua.
Tra gli under 25 risultano 642.000 ragazzi alla ricerca di un lavoro.
La disoccupazione a giugno è ferma al 12,1%, presenta tuttavia questo calo di 0,1 punti percentuali, anche se resta in aumento su base annua, con un rialzo di 1,2 punti, secondo dati Istat.

Nel mese di giugno la disoccupazione varca la soglia del 12% per la terza volta consecutiva.

Il tasso di disoccupazione maschile è confermato all'11,5%, quello femminile invece è al 12,9%, cala di 0,2 punti su maggio, ma aumenta di 1,0 punti su base annua. 

Il numero di disoccupati è pari a 3.089.000 diminuisce dell'1,0% rispetto al mese precedente (-31 mila) come non accadeva da un anno, ma aumenta dell'11% in termini tendenziali, con 307.000 persone in più che cercano un lavoro.

Sempre a giugno l'Istat segnala un aumentonel numero di individui inattivi fra i 15 e i 64 anni, in rialzo dello 0,3% in termini congiunturali (+39 mila unità) e dello 0,4% rispetto a dodici mesi prima (+51 mila). 

Sciopera perfino Topolino


Giornalisti e grafici contro il trasloco imposto a Modena. «Così si demolisce un pool di creativi stimato nel mondo». E lo stop rischia di estendersi agli store
Anche alla Disney scioperano. Ieri i giornalisti e i grafici della storica rivista «Topolino» hanno indetto una agguerritissima assemblea sindacale per dire no al «ricatto» legato alla recente cessione dei periodici alla Panini: la multinazionale americana ha infatti siglato qualche giorno fa un preliminare di vendita di tutte le proprie riviste italiane al celebre gruppo modenese del fumetto e delle figurine, ma l’acquirente ha già annunciato che chiuderà la sede milanese, trasferendo tutto nel proprio quartier generale, in Emilia.
E così, imediato, è scattato lo sciopero: «Abbiamo famiglie, figli piccoli: trasferirci da Milano a Modena vuol dire praticamente licenziarci», spiegano i redattori dello storico giornaletto. Che hanno deciso di convocare all’assemblea delegazioni di tutti i dipendenti Disney – tra i 200 e i 300, poco sindacalizzati – che tra store di giocattoli e gadget, produzioni cinematografiche e serie televisive, siti internet e altre attività collaterali animano un mercato ormai ben insediato nel nostro Paese. Il celebre marchio Usa, insomma, è avvisato.
Le riviste cedute sono molte, «Topolino» è solo la capofila più celebre: ci sono i Classici, i Grandi Classici, e altri giornalini legati alle saghe dei paperi e dei topi più famosi del mondo. Ma ci sono anche i cosiddetti prodotti pre-school (cioè per i più piccoli), come Winnie The Pooh. Per non parlare dei giornaletti che nascono in concomitanza della creazione di nuovi eroi cinematografici, dalla Sirenetta a Pocahontas, fino a Monsters&Co, e che magari sopravvivono per anni dopo il successo del film.

Legambiente: inquinato da batteri fecali il 51 per cento dei laghi italiani


Il 51% dei campioni prelevati da 16 laghi italiani risulta inquinato, con una carica batterica al di sopra dei limiti previsti dalla legge. È il risultato di Goletta dei Laghi, campagna nazionale di Legambiente, per la salvaguardia e la valorizzazione dei bacini lacustri, La campagna ambientalista quest'anno ha visitato dieci regioni italiane e ha svolto il monitoraggio scientifico in 16 laghi realizzando oltre 100 campionamenti, di cui il 51% è risultato inquinato a causa di un'elevata concentrazione di batteri fecali. Tra i laghi del nord, sono stati sette i bacini monitorati dai tecnici di Legambiente tra Piemonte, Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige: Garda, Iseo, Como, Lugano, Maggiore, Varese e Viverone. Un totale di 73 punti monitorati, di cui ben 44 sono risultati inquinati o fortemente inquinati. Nel Lazio sono passati all'esame dei tecnici di Legambiente 7 bacini lacustri tra le provincie di Roma (Bracciano e Albano), Viterbo (Bolsena e Vico), Rieti (Salto e Turano) e Latina (Posta Fibreno). Su un totale di 23 punti campionati, il 34%, sono risultati contaminati dalla presenza di scarichi fognari non depurati.

Quel milione alle private che viene dalle "larghe intese"


Dopo ciò che è avvenuto sull'acqua pubblica, dovremmo averci fatto il callo. Invece no: siamo indignati e incazzati, come indignato e incazzato è il Comitato Articolo 33 che ha promosso, e vinto, il referendum bolognese per abrogare i finanziamenti comunali pubblici alle scuole dell'infanzia. Ieri si è tenuto il Consiglio Comunale che avrebbe dovuto recepire il risultato referendario, e invece ha scelto di andare nella direzione opposta a quella indicata dalle cittadine e dai cittadini. Partito Democratico, Pdl e Lega Nord, con un ordine del giorno presentato dal primo, hanno stabilito che il finanziamento alle scuole private non si tocca, rimane lì dov'è. Insomma, le "larghe intese" diventano buone, se necessario, anche a livello locale per invalidare il voto espresso dagli elettori. La politica praticata da queste forze dimostra, ancora una volta, la propria subalternità alle gerarchie cattoliche e una distanza siderale da quanto afferma la Costituzione. Fino a quando non cambieranno anche quella, si intende. Il milione di euro che il Comune di Bologna dà alle scuole dell'infanzia private è una scelta totalmente ideologica, che consente a chi gestisce le private di portarsi a casa dei profitti e che non contribuisce a risolvere il problema delle tante domande di accesso alle scuole dell'infanzia presenti a Bologna. Numerose famiglie, infatti, non mandano comunque i propri figli alle scuole private, visto che lì si paga una retta. I numeri, del resto, lo dimostrano: il 25% circa dei posti era garantito dalle private a metà anni '90, prima che venisse istituito il finanziamento attraverso una convenzione con la Federazione Italiana Scuole Materne; il 25% è garantito oggi, che si pigliano un milione di euro.

Acqua, vertice alle Infrastrutture. Si riapre ai privati? La follia delle sanzioni Ue


Due italiani su 10 sono senza fogne, 3 su 10 senza depuratori, il 40% dei nostri fiumi sono gravemente inquinati, circa 9 milioni di italiani, al Sud in particolare, hanno seri problemi di approvvigionamento idrico e dall'Unione Europea sono in arrivo pesanti sanzioni per inadempienza alle direttive comunitarie per depurazione e fognature: 700 milioni di euro l'anno.
E' questo il quadro della situazione idrica in Italia. Dati conosciuti, che sono tornati alla ribalta da ieri, quando il  sottosegretario Erasmo D'Angelis, che ha ricevuto dal ministro Lupi la delega specifica alle infrastrutture del ciclo dell'acqua, alle dighe e alla depurazione, ha convocato con urgenza un vertice al quale hanno partecipato i rappresentanti di tutte le Regioni, delle aziende idriche, di Federutility e delle Autorità idriche nazionale e locali. 
L'obiettivo, con molta probabilità, è quello di trovare la strada per una qualche forma di privatizzazione, visto che la norma sulla spending review ha bypassato il risultato del referendum. E la drammatizzazione dello stato del sistema idrico in Italia è il primo passo in quella direzione.
Le parole di D'Angelis, a questo proposito sono a dir poco trasparenti. "E' solo il primo incontro - ha spiegato D'Angelis - dopo anni in cui le infrastrutture idriche erano fuori dall'agenda di Governo, oggi rientrano tra le priorità per il rilancio e la modernizzazione di qualità del nostro Paese. Dobbiamo recuperare velocemente efficienza, rimetterci al passo con standard europei e garantire migliori servizi ai cittadini e alle città. Dobbiamo evitare o quanto meno ridurre il livello di sanzioni europee pari a 700 milioni l'anno e al taglio di alcuni fondi Ue fino alla conquista della depurazione.

La crisi morde il turismo: 25 mila addetti in meno in bar e ristoranti

Crollano i posti di lavoro nel turismo. Rispetto al 2012, il numero di lavoratori in ingresso cala di oltre 25 mila unità, per l’80% a carico dell’occupazione stagionale. È quanto emerge dall’analisi del Centro studi Fipe, la federazione italiana pubblici esercizi aderente a Confcommercio-Imprese per l’Italia. 

I circa 21 mila lavoratori stagionali di cui le imprese ritengono di poter fare a meno in considerazione del forte calo della domanda, particolarmente di carattere interno, riguardano per il 48% bar, ristoranti e per il 52% le altre imprese del turismo. I dati sui movimenti in entrata ed uscita dei lavoratori alle dipendenze delle imprese del settore - segnala Fipe - sono il segno più immediato delle difficoltà in cui si trova l’economia turistica del nostro Paese. 

Nonostante ciò le imprese lamentano difficoltà nel reperimento di figure professionali specializzate. 
L’estate 2013, probabilmente non soltanto per la crisi ma anche per il maltempo, è la peggiore degli ultimi 17 anni. La previsione è che quest’anno soltanto il 39,7% degli italiani (era il 40,8% nel 2012 e addirittura il 48,2% nel 2008) si concederà un periodo di riposo tra il 1 luglio ed il 30 settembre. 

Ma l’Italia è già fuori dall’Europa


La nostra struttura produttiva non produce beni e servizi che il mercato domanda. Lo dicono tutti gli indicatori economici. Un esempio: su 100 pannelli solari, 98 sono importati, 1 è prodotto da un’impresa estera in Italia, e solo 1 da un’impresa italiana
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La crisi (2007-2013) all’inizio ha coinvolto più o meno tutti gli stati allo stesso modo, ma le politiche pubbliche adottate e, soprattutto, la struttura produttiva hanno declinato la crisi in tanti modi diversi, quasi quanti sono gli stati analizzati. In altra parole c’è crisi e crisi. Alcuni paesi sono in depressione, altri in recessione, altri ancora in stagnazione, alcuni vivono una leggera crescita, altri, pur tra mille difficoltà, crescono.
Qual è il nodo di struttura che ha diversificato la profondità della caduta del reddito? Sostanzialmente la divisione internazionale del lavoro e la specializzazione produttiva, nell’ambito del commercio internazionale, hanno concorso a rendere più veloce la caduta-stagnazione-crescita del Pil. Quindi, non è corretto sostenere che la crisi è peggiore di quella del ’29 in senso assoluto. È molto più corretto sostenere che la crisi è peggiore di quella del ’29 per l’Italia. Qui pesano le tecniche superiori di produzione (Leon), e non solo l’intervento pubblico teso a comprimere la domanda via avanzi primari.
La realtà è ancora più dura se prendiamo in considerazione la domanda effettiva in senso stretto. Non bisogna mai dimenticare che la domanda effettiva si concentra nei settori dinamici, mentre i comparti meno produttivi hanno un beneficio pari a un multiplo di quella intercettata dai settori dinamici. La struttura produttiva nazionale italiana, purtroppo, non produce beni e servizi che il mercato domanda, quindi l’aumento della domanda (effettiva) dell’Italia si traduce in un multiplo. In altri termini, la contrazione percentuale della quota del Pil mondiale dell’Italia è pari al 16% tra il 2008 e il 2013, contro una riduzione più contenuta di tutti gli altri paesi.

Gramsci a Malaga


Dalla «Escuela de Verano» parte l’idea di una rivista internazionale di studi «gramsciana». Mentre nelle università italiane si ritiene «superato», il resto del mondo lo riscopre per interpretare l’attualità
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La città natale di Pablo Ruiz Picasso, oggetto negli ultimi decenni di una devastazione ambientale che certo poco sarebbe piaciuta all’autore delle Demoiselles d’Avignon, con costruzione di giganteschi alberghi (che i giornali locali vantano come primato nazionale), non è solo luogo di vacanza, anche se, malgrado la crisi economica, qui si percepisca ancora la dolcezza del vivere. Malaga ha una università di medie dimensioni, nata quarant’anni fa, molto vivace, e una cattedra Unesco, che organizza da sei anni dei corsi estivi, su varie tematiche, in diverse discipline, sempre con finalità fortemente connotate sul piano civile e indirettamente politico. Si crede, qui, insomma, in una cultura che abbia come meta ultima non il mero accrescimento di conoscenze, e men che meno l’acquisizione di competenze tecniche, bensì la formazione della cittadinanza.
Quest’anno la “Escola de Verano” comprendeva dodici corsi, che coprivano discipline come il Diritto pubblico, la Comunicazione, la Pedagogia, la Biologia, il Diritto penale, la Scienza politica. E per la prima volta anche i fumetti, nella loro dimensione politica. Alcuni docenti che collaborano alla Cattedra Unesco, in memoria di Francisco Fernandez Buey, uno studioso morto prematuramente meno di un anno fa, proposero al direttore della cattedra, Bernardo Diaz Nosty, un corso su Antonio Gramsci. Qualcuno espresse perplessità giudicando il corso troppo specialistico, ma alla fine la proposta passò. Risultato: il corso su Gramsci ha avuto di gran lunga il maggior numero di iscritti, e addirittura il maggior numero di partecipanti di tutta la storia della Scuola estiva.

Noi, oppressi dal debito: gli schiavi di Roma stavano meglio


cateneDa una parte l’umanità e dall’altra il denaro – che ha vinto la sua guerra millenaria, e ora impone la sua legge dura e spietata. Se Roma evitava almeno di spillare tasse agli schiavi, a spremere anche loro provvide il feudalesimo, cioè la condizione storica alla quale stiamo tornando, come “profetizzato” in tempi non sospetti da Giuliano Amato. Di questo passo, con l’eclissi storica della sovranità, non ci saranno più diritti di nessun tipo: cittadini e popoli saranno semplicemente ridotti a chiedere l’elemosina, pronti anche a combattere le guerre di clan organizzate dei nuovi imperi. Analisi storica suggestiva, firmata dall’economista greco Dimitris Kazakis: che, attraverso fonti eterodosse – da Tacito a Engels, fino a Hitler – “spiega” che il dramma nel quale stiamo sprofondando, in primis come Eurozona, è paragonabile soltanto al più spaventoso cataclisma della storia dell’Occidente, ovvero la caduta dell’Impero Romano.
Punto di partenza, proprio la decadenza di Roma, che era «una specie di Unione Europea dell’epoca»: mentre «trasformava i suoi sudditi in schiavi smidollati», la società iniziava a disintegrarsi, a causa «della classe dirigente più spietata e parassitaria che il mondo avesse conosciuto fino ad allora». Addio alle virtù che avevano fatto la grandezza di Roma: abilità personale, coraggio, amore per la libertà e istinto democratico del popolo, «che considerava tutti gli affari di Stato come propri». Al loro posto c’era «un parassitismo senza precedenti», mentre la folla «riusciva a sopravvivere grazie a opere di carità nel mezzo di guerre civili tra le fazioni dei governanti». Non era la frusta che soggiogava gli schiavi, i plebei e la miriade dei proletari, non era il carnefice che li costringeva a vivere una vita servile sotto i piedi dei signori. «Dove non c’è coraggio e amore per la libertà i tiranni non hanno bisogno della frusta, né del carnefice: il posto della frusta lo presero le insopportabili tasse e il debito usurario», scrive Kazakis in un intervento ripreso da “Come Don Chisciotte”.

Regolamento AGCOM sul copyright, sospetti di incostituzionalità

Secondo le nuove norme basterebbe spiegare come funziona il file sharing per essere puniti.
M agcom regolamentoL'articolo 10 delnuovo regolamento proposto dall'AGCOM per tutelare il copyright in Rete può essere considerata una nuova e pericolosa limitazione del diritto di libera espressione.Infatti tale articolo (al comma 2, lettera d) prevede che i titolari dei siti debbano in un giorno cancellare qualsiasi affermazione che incoraggi la violazione del diritto d'autore, ovvero«l'incoraggiamento, anche indiretto, alla fruizione di operedigitali diffuse in violazione della Legge sul diritto d'autore».
Dunque anche la semplice informazione sulle modalità tecniche per aggirare i blocchi (per esempio la modifica dei DNS) o il dissenso comunque manifestato potrebbero essere puniti.
La procedura abbreviata di cancellazione avverrà - sempre in un solo giorno - anche in caso di«messa a disposizione di indicazioni in merito alle modalità tecniche per accedere alle opere digitali diffuse illegalmente» (articolo 10, comma 2, lettera f).

martedì 30 luglio 2013

Faremo di tutto per impedire che la riforma dell'Isee venga approvata

disabili in piazza Montecitorio
ROMA - "Faremo di tutto per impedire che la riforma dell'Isee venga approvata". Stavolta le associazioni che difendono i diritti dei disabili non ci stanno e gridano forte il loro no al Regolamento attuativo contenuto nel Decreto Salva Italia riguardante i nuovi criteri per calcolare il reddito.
"E' come se il disabile improvvisamente diventasse ricco. La pensione sociale, l'indennità di accompagnamento, le prestazioni sanitarie, perfino i pannoloni e le scarpe ortopediche entreranno a far parte dei nostri redditi", dichiara il presidente del comitato 14 settembre, Michele Colangelo, che questa mattina è intervenuto alla conferenza stampa del comitato promotore Stop al nuovo Isee. "Il risultato di questa riforma sarà che il reddito del disabile schizzerà alle stelle e non potrà più usufruire di quei servizi che gli spettano di diritto", continua Colangelo.
Domani davanti a Montecitorio ci sarà una manifestazione di protesta a cui aderiranno più di cento associazioni impegnate nel campo della disabilità. "Rivolgeremo un appello al governo affinché ci riceva per discutere insieme questa riforma", afferma il comitato Stop al nuovo Isee.
La richiesta delle associazioni che si battano contro il nuovo Isee è chiara: "Devono immediatamente sospendere la discussione in Parlamento ed eliminare tutte le franchigie sulla previdenza sociale", afferma il presidente. E' possibile, infatti, detrarre fino a un massimo di 5 mila euro per le spese sanitarie anche se il costo finale è maggiore.
"Il mio reddito è di 5.700 euro, con questo riforma potrebbe arrivare a 20.000 anche 30.000 euro, ma sono soldi che non entrano nelle mie tasche: vengono spesi a monte dagli enti che erogano i servizi per noi disabili", afferma Paola, una signora che vive su una sedia a ruote e che domani scenderà in piazza per protestare contro la riforma.

Femen

FEMEN (in ucraino: Фемен) è un movimento di protesta ucraino fondato a Kiev nel 2008. Il movimento è divenuto famoso, su scala internazionale, per la pratica di manifestare in topless contro il turismo sessuale, il sessismo e altre discriminazioni sociali. Alcuni degli obiettivi del movimento sono "incrementare le capacità intellettuali e morali delle giovani donne in Ucraina", "ricostruire l'immagine dell'Ucraina, un paese dalle ricche opportunità per le donne" e modificare l'immagine dell'Ucraina all'estero da meta di turismo sessuale a paese democratico. Già dall'aprile del 2010 il movimento stava considerando l'idea di diventare un partito politico per partecipare attivamente alle elezioni parlamentari.immagine

Una parola al giorno: Pasionaria

Pasionaria


Il termine pasionaria è un appellativo riferito solitamente a personaggi di sesso femminile particolarmente impegnati in attività politiche o ideologiche. In origine fu utilizzato da Dolores Ibárruri, attivista spagnola, come pseudonimo.
In lingua spagnola il termine può designare diversi tipi di fiore, tra cui la Passiflora (fiore della passione). La prima ad adottare questo soprannome fu, come già detto, Dolores Ibárruri, ma in seguito il termine ha assunto un significato più ampio, arrivando a definire generalmente una donna legata a una causa o a un pensiero ideologico.
Specialmente in ambito giornalistico e letterario l'appellativo è stato attribuito a svariate figure femminili, relativamente a iniziative politiche o sociali (per esempio, donne a capo di movimenti sindacali).
Dolores Ibárruri Gómez detta la Pasionaria (Abanto-Zierbena, 9 dicembre 1895 – Madrid, 12 novembre 1989) fu una donna politica, attivista e antifascista spagnola, già segretaria generale e poi presidente del PCE (1944-1960), e membro del parlamento spagnolo prima della dittatura franchista (1939) e dopo il ritorno della Spagna alla democrazia (1977-1979).
Il suo vero nome era Isidora Ibárruri Gómez.

La carta stracciata, l’ultima infamia

di  | 30 luglio 2013


L’Italia è ormai in macerie: economiche, culturali, morali. La povertà delle famiglie è diventata una piaga di massa, mentre i più ricchi diventano più straricchi e più evasori, e il bottino all’estero è ormai dismisura. I monumenti che tutto il mondo ci invidia vengono lasciati cadere a pezzi (con gli immaginabili vantaggi per il turismo), la scuola è trattata peggio di Cenerentola (con gli immaginabili vantaggi per l’innovazione e l’economia), ma boss e gregari della partitocrazia non mollano neppure un euro delle loro prebende di Casta.
Mafie e altre criminalità spadroneggiano ormai ovunque, dalla Valle d’Aosta alla Calabria, mentre il dittatore kazako colonizza il ministero degli Interni.
L’informazione conosce un tasso di servilismo (e relativa disinformacija) che renderebbe raggiante anche Putin. Si finisce in galera (fatiscente) per il furto di qualche mela, e in parlamento per il furto di qualche milione. 
Il paese va a rotoli, insomma. Perlomeno sappiamo di chi è la colpa: Piero Calamandrei e Duccio Galimberti. Gli uomini e le donne che hanno scritto la nostra Costituzione, gli uomini e le donne che qualche anno prima sono saliti in montagna, hanno preso le armi, hanno dato vita allaResistenza da cui la Costituzione è nata. Se l’Italia si sta decomponendo nella putrefazione dell’illegalità e dell’inefficienza, dell’ottundimento mediatico e della menzogna, la colpa è infatti della Carta repubblicana e la salvezza nel suo abbattimento, questo vanno predicando di sproloquio in borborigmo gli ominicchi e i quaquaraquà di un governo inetto e miserabile, di una maggioranza stomachevole e cialtrona (al netto dai crimini). E i loro manutengoli mediatici.

Placido, Haber e Savino. A Viterbo una serata nel ricordo di Gaber


Nel decennale della scomparsa, sabato 3 agosto i tre attori interpreteranno alcuni brani in prosa del Signor G. in uno spettacolo ad ingresso libero intitolato "Secondo me gli italiani". Un'occasione per rendere omaggio al pensiero civile e politico del grande artista

Giorgio Gaber
A dieci anni dalla scomparsa una serata per commemorare Giorgio Gaber. L’appuntamento è per sabato 3 agosto, all’anfiteatro di Ferento (a Viterbo), dove Michele PlacidoAlessandro Haber e Lunetta Savino, sotto la regia di Raffaello Fusaro, interpreteranno alcuni brani in prosa del Signor G.
Un omaggio inedito e inusuale, in cui le parole di Gaber prenderanno nuova vita, per ricordare la necessità di combattere l’appiattimento culturale e l’assenza di un pensiero critico, e l’esigenza di superare antiche ideologie per tornare a una forma di dialogo e partecipazione. Un omaggio al pensiero civile e politico di Gaber, un grido contro la staticità, la paralisi del pensiero che precede la crisi economica in atto. Tra i brani in scaletta, “Secondo me gli italiani”, “Il voto”, “Il senso”, “La libertà”. Un ricordo di Gaber fortemente voluto dalla nuova amministrazione di Viterbo, che s’inscrive nelle manifestazioni estive organizzate a Ferento dal Comune, tra cui anche un concerto  di Angelo Branduardi il 10 Agosto.

Sardegna, lo sport prende a “pallonate” l’omofobia: video virali su YouTube


Il Movimento omosessuale sardo di Sassari ha lanciato una campagna online coinvolgendo diverse squadre professionistiche anche del calcio, "notoriamente a forte prevalenza machista". Il presidente Mele: "La condanna sociale e la solidarietà attiva delegittimano più di una multa o di una sospensione”

Pallonate – simboliche – contro gli omofobi. Pallonate che provengono anche da un campo di calcio, che rappresenta un mondo solitamente poco incline alle manifestazioni di solidarietà nei confronti della comunità gay, lesbica, bisessuale e transgender. È quello che capita nei tre nuovi video realizzati dal Movimento omosessuale sardo di Sassari, una delle principali associazioni gay della Sardegna. “Fai squadra contro l’omofobia” è il nome della campagna, che vede, per la prima volta in Italia, la partecipazione di alcune squadre professionistiche in una campagna per la sensibilizzazione dei giovani e giovanissimi. Così, la Dinamo Basket, la Torres Calcio 1903 e l’HC Città dei candelieri (pallamano femminile) si sono prestate volentieri alla realizzazione dei video, che stanno diventando virali su YouTube e che verranno mostrate agli alunni delle scuole sarde, ma non solo, dal Gruppo Scuola del Mos.
Massimo Mele, ex presidente dell’associazione e ora responsabile del gruppo, spiega al 

Processo Mediaset: il Cavaliere in fuga dal mondo cinico e baro

di  | 30 luglio 2013


 Il telefono, finalmente. Niccolò Ghedini. Rispose. Attese. Poi disse: “Lo sapevo! Illiberali! Comunisti”. E poi disse: “All’aeroporto, presto!”. Chiamò perché il maggiordomo gli portasse i vestiti, quelli pronti da tempo. Nessuno. Suonò di nuovo. Niente. Freneticamente cominciò a rovistare nell’immenso guardaroba. Ecco. Jeans strappati, camicia a fiori, baffi finti, barba da frate. Perfetto. Irriconoscibile. E il cappello? La bandana no, lo avrebbe reso riconoscibile.
Alle 15,23 Silvio Berlusconi scese nel cortile di Palazzo Grazioli vestito come un hippy sopravvissuto a Woodstock, con un cappello a cilindro e il monocolo, sicuro di essere travestito alla perfezione.
“Presto l’autista!”. Niente. Gridò più forte: “Autista!”. Nessuno.
Uscì dal portone e fermò un taxi. “All’aeroporto!”, disse. Il tassista girò solo mezza testa: “Niente da fare dottò! Non ha sentito? Sciopero! Grande manifestazione contro i giudici comunisti! Se ci viene la porto gratis”.
Sbatté la portiera, seccatissimo. Due minuti dopo era alla fermata del 32 barrato confuso alla massa dei viaggiatori, alcuni gioiosi, altri turbati, alcuni semplicemente smarriti. “Non ho il biglietto, signora – disse a una tizia levandosi il cilindro – Me ne vende uno? Le do quindicimila euro!”.
“Spiritoso! – disse quella –. Tranquillo, i controllori sono in sciopero, grande manifestazione contro i giudici comunisti!”.

Costituzione, Settis firma l’appello del Fatto: “Non hanno diritto di cambiarla”


Lo storico dell'arte: "Questo Parlamento non è legittimato per esprimere una Costituzione. Sta avvenendo una forzatura: questo è un governo di necessità e di scopo che doveva fare un certo piccolo numero di cose fra cui la riforma elettorale che invece si vuole fare dopo. E' tutta una manovra della destra per incidere profondamente. Spero che il Pd rinsavisca"

“Ho firmato l’appello del Fatto Quotidiano con grande convinzione perché ritengo che la Costituzione sia davvero in pericolo”. Salvatore Settis, studioso di fama internazionale e importante voce critica del nostro tempo, ha parole chiare e dure sulla vicenda.
Professore, che sta succedendo con il disegno di legge di modifica dell’articolo 138?Sta avvenendo una forzatura. Questo è un governo di necessità e di scopo che doveva fare un certo piccolo numero di cose fra cui al primo posto c’era sempre stata la riforma di quell’orrenda legge elettorale che ci ritroviamo. Ora invece scopriamo che la prima cosa che deve fare è cambiare la Costituzione – e non è cosa secondaria, parliamo della forma dello Stato e di governo – mentre la riforma del Porcellum, così chiamato non per caso, viene demandata alla stessa commissione come se fosse un pezzo della Costituzione. Non mi convince per nulla che questa modifica diventi una necessità immediata, addirittura da fare prima della legge elettorale. E l’intervista che ha dato la Gelmini (ieri su Repubblicandr) ci dice che siamo sotto scacco di un ricatto: il fatto che riforma costituzionale e quella elettorale stiano insieme dimostra che c’è tutta una manovra della destra per incidere profondamente sulla Costituzione, che Berlusconi definiva sovietica. Spero vivamente che il Pd rinsavisca in tempo.

La scuola italiana: ovvero come tramandare le differenze sociali

di  | 30 luglio 2013


E’ ormai risaputo che la crisi iniziata nel 2008 ha acuito in modo significativo le differenze sociali, schiacciando verso il basso una buona parte della classe media e provocando un rilevante spostamento di risorse verso una fascia sempre più ristretta ed elitaria della popolazione.
A questo fenomeno hanno certamente contribuito in modo determinante le manovre di politica monetaria delle banche centrali che sono andate ad esclusivo beneficio del sistema bancario e degli investitori privati che già potevano contare su rilevanti patrimoni. Le manovre di drastica riduzione delle spese poste in atto dal governo Monti con l’ultima legge di stabilità hanno però sortito l’effetto di garantire l’asimmetria nella distribuzione delle risorse anche per le generazioni future.
Leggendo alcuni dati estrapolati dai bilanci delle province lombarde vengono si rimane sconcertati: i tagli lineari imposti dalla legge di stabilità e dai rigidi quanto assurdi vincoli europei hanno messo in ginocchio la scuola pubblica e di questo non possiamo che ringraziare appunto il governo Monti, di certo geneticamente più sensibile alle istanze delle scuole private. Qualche cifra che riguarda i budget delle Province per gli investimenti, esclusa quindi la spesa corrente:
  • La Provincia di Milano quest’anno avrà a disposizione un budget sceso ad 80.000 euro (non è un refuso, sono proprio 80.000) rispetto ai 300.000 euro dello scorso anno. Su un totale di 160 scuole presenti nella provincia, saranno disponibili ben 500 euro a scuola
  • La Provincia di Bergamo avrà invece a disposizione ben 7.000 euro rispetto ai 35.000 del 2012
  • La Provincia di Como 39.000 invece dei 195.000 dello scorso anno
e gli esempi potrebbero continuare…