Molto probabilmente entro la fine dell’anno vedremo un’implosione dell’euro, o almeno di alcune parti dell’euro. Sicuramente accadrà in Grecia, specie se il Fmi farà quello che è stato detto. Anche perché i greci, non avendo possibilità di stampare moneta, se gli vengono negati gli aiuti economici o dal Fmi o dalla Bce, dovranno necessariamente trovare un mezzo per scambiare i prodotti e quindi dovranno stampare una loro moneta e chiaramente stamperanno la Dracma perché l’euro non lo possono stampare. Certo, si può cambiare, si può fare un euro a due velocità, si possono fare tante cose, però così come è concepita l’idea che in Spagna, in Grecia, Italia, Germania, Finlandia ci sia la stessa moneta non è possibile perché le economie sono diverse.
Non c’è un’integrazione fiscale tra questi paesi. Qui non ci troviamo negli Stati Uniti, ma ci troviamo all’interno dell’Europa unita dove una grossa parte della sovranità nazionale dei vari paesi (quella fiscale per esempio) è stata mantenuta e non è stata fusa com’è il caso per esempio degli Stati Uniti o anche dell’Australia. Il motivo per il quale lo spread (la differenza tra il Bund tedesco, quindi le obbligazioni tedesche e le obbligazioni italiane) è salito oltre i 500 punti base è perché non esiste una domanda sufficientemente forte per i nostri prodotti, cioè per le obbligazioni italiane. Chi le compra domanda un interesse sempre maggiore per poterle comprare. Il concetto di base è questo: nei paesi in cui c’è poca fiducia, per esempio la Spagna e il Portogallo ma anche l’Italia adesso, gli investitori domandano interessi sempre più alti per il rischio di acquistare i prodotti di questi paesi.
Si pensava che rimuovendo Berlusconi questa differenza, questo spread, si sarebbe ridotto. In realtà ieri ci siamo accorti che non era Berlusconi il problema fondamentale della nostra economia. La nostra è un’economia instabile, che viene percepita come ad alto rischio dagli investitori stranieri e quindi viene richiesta una quantità di tasso di interesse molto elevata. E’ un anno che queste misure tampone, questi stratagemmi che ci sono stati introdotti, hanno posposto il momento della crisi finale. Sarebbe stato meglio affrontare questa crisi un anno fa? Sicuramente. Un anno fa sarebbe stato meglio anche perché la realtà dei mercati internazionali sarebbe stata diversa. Quello che dobbiamo capire è che la crisi europea non risolta sta trascinando nella recessione tutta quanta l’economiamondiale. Un anno in più conta molto. Se avessimo affrontato il problema addirittura nel 2010, quando la Grecia disse di non avere più i soldi per continuare a pagare i debiti, sicuramente sarebbe stato meglio.
Se avessimo affrontato quel problema allora, cioè due anni dopo la crisi di Lehmann Brothers, molto probabilmente oggi saremmo in una posizione diversa, e forse riusciremmo a vedere la luce alla fine del tunnel, ad avere qualche speranza. Queste, però, sono decisioni che prendono i politici e qui direi che entra in gioco anche una concezione dell’Europa e una concezione del ruolo che questi politici hanno avuto in Europa molto importante: c’è un grosso elemento di ego. E’ molto difficile che questi individui (non parlo solamente di Mario Monti o di chi è dietro Mario Monti, ma anche della Merkel e di tutti gli altri, Sarkozy prima, Hollande molto meno adesso) ammettano di avere sbagliato, di avere creato una moneta che invece di aiutare l’economia europea, la sta danneggiando. Questa è una missione che nessuno di questi farà.
(Loretta Napoleoni, estratti dell’intervento “L’euro? Imploderà entro fine anno”, pubblicato sul blog “Cado in piedi” il 24 luglio 2012).
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