martedì 24 luglio 2012

45 miliardi l'anno per i prossimi 20 anni: chi li dovrebbe pagare?

Il Fiscal Compact è stato definitivamente approvato dalla Camera dei Deputati e andrà in vigore dal 1 gennaio 2013. Hanno votato a favore, tutti insieme appassionatamente, PD, PDL e Terzo Polo.

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Oltre all'obbligo del pareggio di bilancio, che comunque i nostri attenti parlamentari avevano già approvato addirittura con una modifica costituzionale dell’art.81, il Fiscal Compact prevede, cosa che ancora la maggioranza dei cittadini italiani non ha sicuramente ben compreso, il rientro dal 120 al 60% del rapporto debito/Pil entro i prossimi 20 anni.
In moneta sonante vuol dire circa 45 miliardi l'anno per i prossimi 20 anni: una “tassa” insopportabile che vuol dire ulteriori tagli alla spesa pubblica e sociale, nuovi sacrifici, tagli agli organici pubblici e tante tasse.
In definitiva, se a ciò aggiungiamo gli interessi sul debito di circa 100 miliardi l'anno e una finanziaria l'anno che sicuramente non mancherà, stiamo dicendo che ogni anno pagheremo dai 180 a 200 miliardi.
E' un po' come se una famiglia media italiana dovesse accendere ogni anno un mutuo per una nuova abitazione ed ogni anno questo mutuo si sommasse a quello dell'anno precedente. Chiaramente al termine dei 20 anni la stessa famiglia si troverebbe senza casa, senza un euro e magari in galera per non essere riuscito a pagare i debiti.
Questa enorme massa di denaro che dovremmo sborsare, insieme all'adozione  dell'obbligo del pareggio di bilancio, rappresenterà un peso enorme dal quale non potremo sollevarci.
Ci attendono quindi almeno due decenni di recessione e di mancata crescita che porteranno l'Italia, come molti altri paesi europei, a diventare un “paese pagatore” dove le banche e le finanziarie straniere verranno a fare compere di Bot ad alti tassi d’interessi.

Tutto ciò se non riusciranno a far fallire prima questo paese, sotto il peso di un debito diventato ormai insopportabile e se riusciranno soprattutto a farci pagare oltre ogni misura, con tagli, tasse, disoccupazione e privatizzazione totale dei beni e dei servizi pubblici, un impegno economico che non abbiamo certo assunto noi, come non abbiamo determinato le dimensioni enormi del debito pubblico.
Ci sembra veramente insopportabile il fatto che tutto ciò stia passando nel più completo silenzio ed attraverso un consenso quasi unanime a livello politico e sindacale.
Non sarà certo la repressione che stiamo vivendo e subendo giorno dopo giorno per il solo fatto di non voler far parte del coro o il falso ed ipocrita consenso del mondo economico, politico e sindacale a fermare un conflitto sociale e sindacale ormai non più rinviabile specialmente di fronte al fatto che Monti, nella conferenza stampa di ieri, ha escluso con vigore l’eventualità di una tassazione straordinaria sui grande patrimoni, la famosa patrimoniale.
Non per niente è il tecnico più vicino al mondo finanziario.
Ma fino a quando abuseranno della nostra pazienza?
Quello che sta succedendo in Spagna dovrebbe insegnar loro qualcosa.

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