I Caf Cisl hanno analizzato i versamenti effettuati da 1,2 milioni di lavoratori dipendenti e pensionati. L'acconto medio è di 84 euro, ma nei grandi centri urbani l'importo è stato molto più alto: punta massima nella Capitale, Palermo in controtendenza, sotto la media del 36%. Il ministero dell'Economia conferma: un terzo del gettito dalle città, l'1,2% degli oltre 8mila comuni.
repubblica.it ROMA - Lavoratori e pensionati hanno versato in media per la prima casa un acconto Imu di 84 euro, ma se si considerano le sole città di Milano, Bologna, Genova, Roma, Napoli e Palermo, rispetto a quella media l'importo pagato è stato più alto del 54% (129 euro), con punte del 102% a Roma. Sono i dati ricavati dai Caf Cisl sui versamenti d'acconto di 1,2 mln di dipendenti e pensionati. Per gli immobili diversi dalla prima casa, lavoratori dipendenti e pensionati hanno versato acconti per un importo medio di 161 euro. Inoltre, solo l'1,8% si è avvalso della facoltà di pagare l'Imu in tre rate: a determinare la scelta è stato spesso l'ammontare dell'imposta dovuta, 81 euro da chi ha pagato in due rate, 229 euro da chi ha optato per i tre versamenti.
La stangata nelle città viene avvalorata dal dato diffuso dal ministero dell'Economia e delle Finanze sulla prima rata Imu: un terzo del gettito arriva dall'1,2% dei Comuni, ovviamente i grandi centri urbani, che da soli garantiscono oltre 3,2 miliardi di euro, appunto il 33,8% del totale. Inoltre, dai primi dieci Comuni in classifica arrivano oltre due miliardi di euro, pari a un quinto dell'incasso totale.
Nella lista del ministero, i Comuni che hanno superato i dieci milioni di entrate sono, in tutto, 95, su un totale di 8.095; quelli che vanno oltre i 20 milioni sono 39; solo 20 superano i 30 milioni e 15 arrivano oltre la soglia dei 40 milioni. Oltre i 50 milioni ci sono solo 12 città, quasi tutte capoluogo di regione: medaglia d'oro per Roma, con 776,3 milioni di euro, seconda Milano (409,9 mln), terza Torino (202,7 mln). A seguire Genova (129,1 mln), Napoli (123,2 mln), Bologna (103,5 mln), Firenze (93,5 mln), Bari (65,3 mln). Singolare il caso di Padova, prima città non capoluogo di regione, che incassa 61 mln e si lascia alle spalle Verona (59 mln), Venezia (58,3 mln) e Palermo (54,6 mln).
Le città. Dopo Roma (102%) tra le sei città esaminate nel dettaglio dai Caf Cisl, l'impatto maggiore rispetto alla media nazionale si registra a Bologna (+140 euro per la prima casa, +67%) quindi a Genova (+27%) e a Napoli (+25%). I contribuenti di Milano hanno invece pagato in media 99 euro per la prima casa (+18% rispetto alla media nazionale) e 224 per la seconda (+39%). In controtendenza Palermo: l'acconto medio pagato sulla prima casa è stato di 54 euro, al di sotto della media generale del 36% e quello sulla seconda casa di 168 euro, solo il 4% in più della media nazionale.
Seconda casa. Anche l'imposta media sulla seconda casa segna nei capoluoghi un +65% oltre la media nazionale (265 euro contro 161). Anche per la seconda casa al primo posto è Roma con 325 euro, seguita da Bologna con 319. E in questo caso anche Palermo, pur rimanendo il capoluogo con l'imposta media più bassa, con i suoi 168 euro è - a differenza che per la prima casa - sopra la media nazionale, sebbene di poco.
Detrazioni e figli. Altro dato interessante è quello sulle detrazioni per i figli conviventi: il 67% dei contribuenti del campione dichiara di non averne, ma sul dato incide di certo il fatto che tra i contribuenti che si rivolgono al Caf i pensionati sono sicuramente i più rappresentati. Ci sono poi il 12% di famiglie con un solo figlio, il 17% con due e il 3% con tre o più figli conviventi. Il Caf Cisl ha elaborato anche la differenza in questi casi: i contribuenti senza figli hanno pagato circa 91 euro, quelli con un figlio 70 euro, quelli con due 68 euro e quelli con tre o più figli 70 euro.
(29 luglio 2012)
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