Dopo gli ultimi eventi i bookmaker inglesi si sono scatenati sulla possibilità che il nostro Paese esca dall'euro o faccia default. Ma si scommette anche sul prossimo premier di Roma, con Bersani ancora favorito.
l'espresso di Fabio Chiusi
Dopo l'ennesimo lunedì nero trascorso a rincorrere la salita dello
spread e il crollo delle Borse, il futuro dell'Europa appare sempre
più incerto. Ma dove c'è incertezza, c'è azzardo. E dove c'è
azzardo, ci sono le scommesse.
I bookmaker anglosassoni, che lo sanno benissimo e hanno una legislazione che - contrariamente a quella italiana - consente libero spazio alla fantasia, non si sono lasciati scappare l'occasione. Così hanno iniziato a dare le quote, e accettare le puntate sul requiem alla moneta unica.
Le notizie, per l'Italia, non sono confortanti: secondo William Hill, uno dei principali bookmaker del Regno Unito, dalla fine di maggio a oggi le probabilità che il nostro sia il primo Paese a uscire dall'eurozona sono aumentate, e non di poco. Allora, con lo spread tra 430 e 460, scomettere dieci euro sull'uscita dell'Italia dall'euro per prima ne fruttava - in caso di vittoria - 130. Oggi che è ritornato sopra quota 500, solamente 80. Il che significa che se a maggio c'era appena il 7,7 per cento di probabilità di vincere, oggi gli scommettitori ne assegnano una pari al 12,5 per cento.
Anche più bassa la quota accettata dalle concorrenti Ladbrokes e Paddy Power, che pagherebbero una scommessa dello stesso importo sull'Italia fuori dall'euro entro la fine dell'anno dieci euro in meno, cioè 70.
Esclusa Paddy Power, che non la considera, prima candidata in lista per la rottura con l'Euro è sempre la Grecia. Sempre a maggio, Landbrokes aveva perfino deciso di non accettare più scommesse che riguardassero la sua permanenza tra i Paesi della moneta comune. Oggi, dopo ripetute revisioni al ribasso della quota, puntare 10 euro ne frutta appena due di guadagno netto.
Poi c'è la Spagna, data tra le quattro e le cinque volte la posta. E l'Italia, terza.
Le pur fragili Irlanda o Portogallo sono lontanissime: a 21, secondo William Hill. La Germania è ben più sicura, dato che per ogni euro puntato ne frutta 26 in caso di un'uscita dall'Euro per prima. E il rischio è diminuito: a maggio, infatti, una vittoria ne valeva solamente 17. La quota pagata ancora oggi da Landbrokes.
Quanto alla Grecia, su William Hill si può scommettere sulla sua uscita dall'euro entro la fine del 2012: paga più oggi (tre volte la posta) che due mesi fa (1,83).
E il futuro della moneta unica? I bookmaker di William Hill ritengono più probabile (pagando 1,44 contro 2,62 per la scelta contraria) che sarà ancora in vigore come tale al 31 dicembre 2015. Per lo stesso orizzonte temporale, Paddy Power paga invece cinque volte la posta iniziale il suo decesso. Ma la quota raddoppia per la fine 2012, segno che è ritenuto più plausibile uno scenario di dissoluzione lenta rispetto a uno di esplosione improvvisa.
Ma a motivare in parte i dubbi sulla tenuta dell'euro è anche la politica. E, tra la minaccia di un possibile ritorno di Silvio Berlusconi e i litigi del centrosinistra in vista delle possibili primarie di coalizione, tra lo spettro di un Monti-bis e quello di una 'iperdemocrazia' a Cinque Stelle, l'incertezza regna anche sulla corsa a Palazzo Chigi alle prossime elezioni - di cui, peraltro, è incerta anche la data.
A uscire per prima allo scoperto è stata Unibet.com, ma i numeri forniti all'Espresso da William Hill non si discostano di molto. Per entrambi i bookmaker l'investimento più sicuro è quello in Pierluigi Bersani, dato rispettivamente a 1,60 e 1,40. In soldoni: investendo 10 euro, in caso di vincita, se ne riscuoto 16 con Unibet e 14 con William Hill. «Una quota troppo bassa», commenta Alessandro Allara, direttore della comunicazione di Paddy Power Italia, «ingiocabile senza sapere se Di Pietro sarà nella coalizione di Bersani, o che farà Casini». Certo, se entrambi fossero della partita la quota «sarebbe interessante. Oggi, no».
E il Cavaliere? Gli scommettitori non sembrano credere davvero in un suo ritorno vittorioso, assegnandogli quote ben più alte rispetto a quelle dell'attuale leader Pd: 4,50 Unibet, 3,50 William Hill. Tradotto in percentuale, significa che le chance di Berlusconi di vincere la prossima tornata elettorale sono rispettivamente ferme al 22,5 per cento e al 28,5 per cento.
I bookmaker anglosassoni, che lo sanno benissimo e hanno una legislazione che - contrariamente a quella italiana - consente libero spazio alla fantasia, non si sono lasciati scappare l'occasione. Così hanno iniziato a dare le quote, e accettare le puntate sul requiem alla moneta unica.
Le notizie, per l'Italia, non sono confortanti: secondo William Hill, uno dei principali bookmaker del Regno Unito, dalla fine di maggio a oggi le probabilità che il nostro sia il primo Paese a uscire dall'eurozona sono aumentate, e non di poco. Allora, con lo spread tra 430 e 460, scomettere dieci euro sull'uscita dell'Italia dall'euro per prima ne fruttava - in caso di vittoria - 130. Oggi che è ritornato sopra quota 500, solamente 80. Il che significa che se a maggio c'era appena il 7,7 per cento di probabilità di vincere, oggi gli scommettitori ne assegnano una pari al 12,5 per cento.
Anche più bassa la quota accettata dalle concorrenti Ladbrokes e Paddy Power, che pagherebbero una scommessa dello stesso importo sull'Italia fuori dall'euro entro la fine dell'anno dieci euro in meno, cioè 70.
Esclusa Paddy Power, che non la considera, prima candidata in lista per la rottura con l'Euro è sempre la Grecia. Sempre a maggio, Landbrokes aveva perfino deciso di non accettare più scommesse che riguardassero la sua permanenza tra i Paesi della moneta comune. Oggi, dopo ripetute revisioni al ribasso della quota, puntare 10 euro ne frutta appena due di guadagno netto.
Poi c'è la Spagna, data tra le quattro e le cinque volte la posta. E l'Italia, terza.
Le pur fragili Irlanda o Portogallo sono lontanissime: a 21, secondo William Hill. La Germania è ben più sicura, dato che per ogni euro puntato ne frutta 26 in caso di un'uscita dall'Euro per prima. E il rischio è diminuito: a maggio, infatti, una vittoria ne valeva solamente 17. La quota pagata ancora oggi da Landbrokes.
Quanto alla Grecia, su William Hill si può scommettere sulla sua uscita dall'euro entro la fine del 2012: paga più oggi (tre volte la posta) che due mesi fa (1,83).
E il futuro della moneta unica? I bookmaker di William Hill ritengono più probabile (pagando 1,44 contro 2,62 per la scelta contraria) che sarà ancora in vigore come tale al 31 dicembre 2015. Per lo stesso orizzonte temporale, Paddy Power paga invece cinque volte la posta iniziale il suo decesso. Ma la quota raddoppia per la fine 2012, segno che è ritenuto più plausibile uno scenario di dissoluzione lenta rispetto a uno di esplosione improvvisa.
Ma a motivare in parte i dubbi sulla tenuta dell'euro è anche la politica. E, tra la minaccia di un possibile ritorno di Silvio Berlusconi e i litigi del centrosinistra in vista delle possibili primarie di coalizione, tra lo spettro di un Monti-bis e quello di una 'iperdemocrazia' a Cinque Stelle, l'incertezza regna anche sulla corsa a Palazzo Chigi alle prossime elezioni - di cui, peraltro, è incerta anche la data.
A uscire per prima allo scoperto è stata Unibet.com, ma i numeri forniti all'Espresso da William Hill non si discostano di molto. Per entrambi i bookmaker l'investimento più sicuro è quello in Pierluigi Bersani, dato rispettivamente a 1,60 e 1,40. In soldoni: investendo 10 euro, in caso di vincita, se ne riscuoto 16 con Unibet e 14 con William Hill. «Una quota troppo bassa», commenta Alessandro Allara, direttore della comunicazione di Paddy Power Italia, «ingiocabile senza sapere se Di Pietro sarà nella coalizione di Bersani, o che farà Casini». Certo, se entrambi fossero della partita la quota «sarebbe interessante. Oggi, no».
E il Cavaliere? Gli scommettitori non sembrano credere davvero in un suo ritorno vittorioso, assegnandogli quote ben più alte rispetto a quelle dell'attuale leader Pd: 4,50 Unibet, 3,50 William Hill. Tradotto in percentuale, significa che le chance di Berlusconi di vincere la prossima tornata elettorale sono rispettivamente ferme al 22,5 per cento e al 28,5 per cento.
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